oscar
record: 11 (tre
film)
2018 |
2019:La musica invade gli Oscar (e il box-office)! Montaggio, attore
protagonista, sonoro e montaggio sonoro: ben
4
le STATUETTE
incamerate
da
Bohemian
Rhapsody ed è ad un altro film “on stage” che va l’oscar per
la miglior canzone (Shallow
è il “brano-guida” di
A Star is Born). E sia
la celebrazione della folgorante, tormentata carriera di Freddy Mercury
& Queen, sia la performance romantico-sonora di Bradley Cooper e Lady
Gaga hanno saputo conquistare pubblico e botteghino (oltre 200 milioni di
dollari ciascuno).
Anche il film-oscar dell’anno
Green Book
(che arriva a
3 oscar
aggiudicandosi pure miglior sceneggiatura originale e miglior attore non
protagonista) ha un forte background musicale... |
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2017 |
2018:
E così il film dell'anno è il Leone d'oro
La forma dell'acqua:
un premio a cui si aggiungono quello per la regia, per la scenografia e
la colonna sonora,
4 oscar
in tutto. Un tributo ad una visione del cinema fuori dai soliti schemi,
intrigante e fantaromantica, ma anche un'occasione persa per acclamare ciò
che resta davvero come memorabile in questa stagione cinematografica:
Tre manifesti a Ebbing, Missouri avrebbe potuto/dovuto far man bassa di
statuette e su di lui si sono concentrati invece solo 2 riconoscimenti,
quelli per le interpretazioni (miglior attrice protagonista, miglior
attore non protagonista). |
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2016 |
2017
Resterà l’anno della gaffe con quel pasticcio incredibile che ha visto
la proclamazione del film vincitore subito contraddetta e corretta. Così
il miglior film alla fine è risultato
Moonlight,
premiato anche per il miglior attore non protagonista e per la migliore
sceneggiatura non originale (3
OSCAR in tutto) ma il film-Oscar 2017 resta in fondo
La La Land,
illuso al primo annuncio e acclamato con ben
6
STATUETTE: miglior regia (Damien Chazelle), miglior attrice protagonista
(Emma Stone), miglior fotografia (Linus Sandgren), miglior scenografia,
miglior colonna sonora e miglior canzone (City of Stars - Justin
Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul. Meritevole il primo, memorabile il
secondo a cui sono sfuggiti, in fondo giustamente, i riconoscimenti per
la miglior sceneggiatura originale e per il miglior attore protagonista
accaparratisi da Manchester By the Sea: il pacato intarsio
narrativo di Kenneth Lonergan e l’intensa prova recitativa di Casey
Affleckci hanno costituito infatti la piacevole sorpresa di un’edizione
in cui il faccia a faccia tra orgoglio-black e nostalgia-musical ha
monopolizzato l’attenzione. |
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2015 |
Non si vive solo di Oscar, ma è indiscusso che l’attrazione gravitazionale impressa dagli Academy Awards sul mercato cinematografico riesce ogni anno a smuovere incassi e discussioni. Delle prime ha beneficiato Il caso Spotlight (2 STATUETTE: miglior film, miglior sceneggiatura originale) che però ha acceso le seconde alimentando polemiche sul raffronto valore sociale/valore artistico. Nessuna obiezione sulla qualità di una sceneggiatura incalzante e appassionata, ma l’imprintig strettamente cinematografico è stato letto come troppo tradizionale e datato da quanti avrebbero preferito che il riconoscimento principale fosse andato a Revenant - Redivivo (3 STATUETTE) affiancando l’oscar alla regia (Alejandro González Iñárritu) e quello per il miglior attore protagonista (Leonardo DiCaprio) e per la miglior fotografia (Emmanuel Lubezki). Certo il panorama dei premi quest’anno è stato forse troppo frastagliato non producendo quell’effetto-traino che l’accumulo di più oscar su un solo titolo garantisce, ma alla resa dei conti i singoli premi sono tutti abbastanza azzeccati. Il bistratto Spotlight riporta in auge il genere denuncia-impegno sociale che aveva fatto grande il cinema americano negli anni 70 (perché in questo caso la tendenza vintage non è un merito?), DiCaprio vede finalmente premiato il suo indiscusso strapotere d’attore nella Hollywood degli ultimi vent’anni, Alejandro González Iñárritu e Emmanuel Lubezki entrano negli annali per essere i primi a venir consacrati come miglior regista e miglior direttore della fotografia rispettivamente in 2 e 3 anni consecutivi (2014: Birdman, 2013: Gravity) e se calzano a pennello le statuette assegnate a Brie Larson (miglior attrice protagonista per Room), ai non protagonisti di Il ponte delle spie (Mark Rylance - peccato però per Silvester Stallone) e di The Danish Girl (Alicia Vikander), a Charles Randolph e Adam McKay (migliore sceneggiatura non originale per La grande scommessa) e a Ennio Morricone per la colonna sonora di The Hateful Eight, appare certo esagerato il bottino incamerato da un film straordinario ma fin troppo sfacciatamente sopra le righe qual è Mad Max: Fury Road (6 STATUETTE: scenografia, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, costumi, trucco e acconciatura). Si aggiungono, a chiudere, i riconoscimento a Inside Out (miglior film d'animazione) e a Il figlio di Saul (miglior film straniero), un oscar e un film che resteranno meritatamente nella memoria. |
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2014 |
L’ "uomo uccello" distende le sue ali sugli Oscar 2015. 4 sono le STATUETTE assegnate a Birdman, di Alejandro González Iñárritu, che vince come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Ma arriva a quota 4 anche Grand Budapest Hotel (scenografia, colonna sonora, costumi, trucco e acconciatura). Entrambi erano in lizza con ben 9 nomination e stupisce ancor più quindi il riconoscimento attribuito a Whiplash che partendo da 5 nomination si aggiudica ben 3 statuette (montaggio, sonoro, attore non protagonista a J. K. Simmons). Per il resto vanno segnalati il successo di La teoria del tutto, che con Eddie Redmayne miglior attore protagonista "ruba" un'ulteriore riconoscimento a Birdman (e al bravissimo Michael Keaton), la meritatissima acclamazione di Julianne Moore (attrice protagonista per Still Alice) e la riscoperta di Patricia Arquette (attrice non protagonista per Boyhood). Passano quasi sotto silenzio i due premi "di consolazione" a Intersellar (migliori effetti speciali) e ad American Sniper (miglior montaggio sonoro) mentre fa notizia, per il miglior film straniero, la vittoria di Ida (Paweł Pawlikowski - Polonia) su Timbuktu: un codardia a livello "politico"? |
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2013 |
Si è riproposto l’orientamento dello scorso anno di non far convergere
sullo stesso film i due oscar maggiori, quello per il miglior film e
quello per la miglior regia. Così
12 anni schiavo,
candidato “morale” per il risarcimento nazionale alle malefatte
razziste, si aggiudica il premio come miglior film a cui si affiancano
quello per l’attrice non protagonista e per la sceneggiatura non
originale:
3
statuette in tutto contro le
7
di
Gravity
che incamera, oltre alla miglior regia (Alfoso Cuaron), anche i
riconoscimenti per
fotografia, montaggio, colonna sonora, effetti speciali, sonoro e
montaggio sonoro. |
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2012 |
Bisogna tornare al 2005 per trovare il precedente scollamento di premi di tra miglior film (allora Crash) e miglior regia (Ang Lee per I segreti di Brokeback Mountain). Stavolta la divisione è stata più “equa” anche nel computo dei riconoscimenti assegnati: ad Argo 3 statuette (film, sceneggiatura non originale, montaggio), 4 a Vita di Pi 4 (regia, fotografia, colonna sonora, effetti speciali). A nessuno dei due spno andati i premi delle interpretazioni, “spalmati” tra Lincol (Daniel Day-Lewis) e Il lato positivo (Jennifer Lawrence) per i protagonisti, Django Unchained (Christoph Waltz) e Les Miserables (Anne Hathaway) per i non-protagonisti. Di questi Lincoln e Django Unchained hanno fatto il bis, con l’oscar per la scenografia l’uno, per la sceneggiatura originale l’altro. Meglio di loro, come numero di statuette, Les Miserables arrivato a quota 3, aggiudicandosi anche quella per il sonoro e quella per miglior trucco-acconciatura. Citazione doverosa per i costumi di Anna Karenina, inappuntabili i premi per il miglior film d’animazione (Ribelle-The Brave) e per il film straniero (Amour di Michael Haneke). |
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2011 |
Oscar della nostalgia quello del 2012. Si spartiscono le
statuette
(5 ciascuno)
The Artist
(miglior film, regia, attore protagonista, costumi, colonna sonora) e
Hugo Cabret (fotografia, scenografia, effetti speciali,
sonoro, missaggio sonoro), ma se è evidente che il vero vittorioso è il
film francese è altrettanto significativo che sia stato un "demone"
vintage ad animare lo spirito degli Academy Awards. |
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2010 |
4-3-4. Non è il modulo per una partita di calcio, ma la sintesi della distribuzione delle statuette alla notte degli Oscar 2011. Il fatto è che il peso dei riconoscimenti assegnati non è però lo stesso e così i 4 oscar incamerati da Il discorso del Re (miglior film, miglior regia, miglior interprete maschile, miglior sceneggiatura originale) valgono ben di più di quelli assegnati a The Social Network (3: miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior colonna sonora) e a Inception (4: miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro). Restano da segnalare quello a Natalie Portman (miglior attrice protagonista per Il cigno nero) e i due "non protagonisti" curiosamente raggruppati nello stesso film (The Fighter: Christian Bale e Melissa Leo). Possiamo dire che stavolta la scelta è stata oculata e coerente? Essenzialmente sì. Tutto è andata secondo le aspettative e se Il discorso del Re avrebbe potuto sperare anche in un'altra statuetta per Geoffrey Rush (un non protagonista davvero straordinario), il più bistrattato è stato sicuramente Il Grinta dei fratelli Coen: delle 10 nomination non è riuscito a concretizzarne neppure una. Se incerta (nel nostro giudizio) era la scelta tra La donna che canta e In un mondo migliore (è il film di Susan Bier che alla fine ha conquistato il premio come miglior film straniero), scontata invece la vittoria, tra i film d'animazione, di Toy Story 3 - La grande fuga, che si è aggiudicato anche l'oscar per la miglior canzone (We Belong Together). A questo punto resta solo il dilemma per gli appassionati del genere: questa terza avventura di Woody & soci può essere considerata addirittura migliore del fantastico Toy Story 2? |
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2009 |
Dispetti di famiglia quelli orchestrate nella notte degli oscar. È indiscusso che il film-evento dell’anno sia stato Avatar, blockbuster costruito con l’occhio al botteghino e con una verve d’autore insinuante. Titolo perfetto per gli Oscar e invece… Quasi a sbeffeggiare la potenza di fuoco (d’incassi) di Cameron e a redarguire la colpevole distrazione della giuria veneziana ecco spuntare dal cappello magico del mago-oscar un film aspro e rigoroso come The Hurt Locker. L’ex signora Cameron Kathryn Bigelow porta a casa le statuette più significative (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e montaggio) oltre a miglior montaggio e missaggio sonori (6 in tutto!) e ad Avatar restano le briciole (3: fotografia, scenografia, effetti speciali). Sparpagliati qua e là gli altri premi: riscoperto Jeff Bridges per Crazy Heart (che si aggiudica anche il riconoscimento per la miglior canzone originale: 2), valorizzato l’infido Christoph Waltz di Bastardi senza gloria (attore non protagonista), trovato finalmente un ruolo da oscar (attrice protagonista) per Sandra Bullock in The Blind Side, dopo una carriera di polizieschi al femminile di basso livello. In attesa di confrontarci con Il segreto dei suoi occhi (miglior film straniero) in una cosa si può certamente concordare con questo verdetto 2010: Up, la nuova meraviglia Diney-Pixar, non avrebbe neanche avuto bisogno della statuetta per affermare la sua superiorità, d’invenzione visiva e narrativa. L’autentificazione dell’oscar è solo un’ovvia conseguenza. |
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2008 |
Forse bisognerebbe fare black-out, quest'anno, sugli oscar poiché, se è vero che i premi dell'Academy sono per lo più commercialmente scontati, è anche vero che l'aver spudoratamente ignorato, perfino nelle nomination, Clint il suo Gran Torino è un'offesa al buon senso cinematografico che non ammette venia. Detto questo il successo di The Millionaire (8 i riconoscimenti: film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, canzone, sonoro) appare (a posteriori) scontato. Come poteva perdersi Hollywood l'occasione per un populismo cinematografico di solidarietà e ottimismo? Gli incassi al botteghino già avevano dato atto a Danny Boyle di aver confezionato un ottimo prodotto, accattivante ed appassionato. Ritmo e regia effervescenti (fin troppo?), retorica folcloristica e lieto fine a saturazione musical-sentimentale lo rendono in effetti più memorabile rispetto agli avversari nella rosa delle nomination (mancando Eastwood...) e l'anonimato interpretativo dei protagonisti ha concesso ai giurati di premiare come protagonisti fior d'attori made in Hollywood come Kate Winslet (protagonista di The Reader: un oscar dopo 6 candidature!) e Sean Penn (non protagonista, per Milk, al suo bis dopo Mystic River) che contraddice il pronostico a favore del Mickey Rourke di The Westler. Arriva invece l'atteso tributo postumo a Heat Ledger (miglior attore non protagonista per Il cavaliere oscuro) e una strizzatina d'occhio all'europa di Allen e dei suoi divi con il premio a Penelope Cruz (non protagonista per Vicky,Cristiana Barcelona). L'irrisolto Il curioso caso di Benjamin Bottom si consola con 3 oscar minori (scenografia, trucco ed effetti speciali) mentre il giapponese Departures conquista il premio per il miglior film straniero; ma la nostra polemica iniziale ritorna in chiusura: prodotto compiuto, soggetto e sceneggiatura, regia... Sono già troppe le categorie orfane di Gran Torino, ma andate ad ascoltarvi Jai Ho (canzone vincitrice di The Millionaire) e l'omonima title-song di Eastwood e James Cullum... |
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2007 |
Inesorabili come il loro
psicokiller i fratelli
Coen hanno tentato di far terra bruciata nella
landa hollywoodiana degli oscar, ma
Non è un paese per vecchi è riuscito ad incamerare non
più di 4
statuette, a fronte delle
8 nomination: film, regia, attore non protagonista (Javier Bardem),
sceneggiatura non originale. |
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2006 |
Era
una vera lotta tra titani la corsa per il miglior film 2006: si
fronteggiavano la carriera e la concretezza di due maestri come
Martin
Scorsese e Clint Eastwood (solo
Babel tra gli altri in lizza aveva dignità di contesa...): ha avuto la
meglio il primo con il magma criminale del suo
The Departed,
insignito anche come miglior regia, miglior
sceneggiatura non originale e miglior montaggio (4
statuette su 5
nomination!).
Nulla da recriminare ma il fatto è che tra i pluripremiati
siano entrati
Little Miss Sunshine (era in corsa anche
come miglior film, ma si è consolato con miglior sceneggiatura originale
e miglior attore non protagonista),
Dreamgirls
("solo" migliore attrice non protagonista e miglior sonoro su 8
candidature) e
Il labirinto del fauno
(ben
3
statuette: miglior fotografia, miglior scenografia e miglior trucco), mentre la
doppia rilettura
antieroica di Eastwood (Lettere
da Iwo Jima e Flags of
Our Fathers) si è dovuta accontentare
del premio quale miglior montaggio sonoro (al primo). Anche per
Babel
una sola statuetta: miglior colonna sonora. |
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2005 |
Senza
titoli acchiappa-tutto il peso degli oscar viene ridimensionato, ma non
perde di senso la riflessione sulle discrepanze tra aspettative (specie
della critica) e i responsi dell'Hollywood System. Paradossalmente le
pellicole premiate sono per lo più quelle giuste (anche se non sempre
azzeccate sono le categorie prescelte) con però un piccolo-grande neo.
Manca all'appello il film dell'anno, per rigore formale e intensità
civile:
Good Night. And Good Look.
non ha ricevuto nemmeno una statuetta e George Clooney è stato
gratificato solo come non protagonista per
Syriana. (in tale categoria la
sua interpretazione in
Good Night
non era stata nemmeno
inserita tra le nomination!). Così occorre dimenticare la sua coraggiosa
e raffinata regia e la straordinaria performance di David Strathairn per
apprezzare senza rimpianti il riconoscimento ad Ang Lee (regia per
I segreti di Brokeback Mountain)
e a Philip Seymour Hoffman (attore protagonista di
Truman Capote: A sangue
freddo), mentre resta fastidiosa la scelta, per la miglior fotografia,
della leziosa policromia di
Memoria di una geisha, preferita al rigoroso
bianco e nero di Robert Elswit.
E così, pur affascinati dall'impatto cinematografico di
Crash
e dalla sceneggiatura ad intarsio dello sceneggiatore-regista Paul
Haggis, crediamo
che almeno per una
delle due categorie, miglior film e miglior sceneggiatura originale, il premio fosse doverosamente da destinarsi al
"nostro"
Good Nigt. And Good Look. |
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2004 |
Trovarsi d’accordo, a livello critico, con il responso degli oscar è un evento nell’evento. Le premiazioni degli Academy Award seguono una logica commerciale che spesso infastidisce (come trascurare, nel ‘98, La sottile linea rossa? E, nel 2001, un film come Moulin Rouge?). Quest’anno invece sono più che meritati il riconoscimento a The Aviator (ben 5 statuette “tecniche”, solo Di Caprio escluso in virtù di un’altra straordinaria performance, quella di Jamie Fox in Ray) e il massimo tributo a Million Dollar Baby di Clint Eastwood (4: miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista).>> |
2003 |
Fa più notizia il sorprendente oscar straniero a Le invasioni barbariche che l'annunciato trionfo di Il ritorno del Re. Una "menzione speciale" per l'abbinata miglior attore (Sean Penn) e miglior attore non protagonista (Tim Robbins) di Mystic River: ci voleva la shakespeariana verve di Eastwood per colpire al cuore i giurati... |
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2002 |
Tutto scontato in questa edizione "umiliata" dalla vergogna della guerra. L'oscar più significativo diventa in tal senso quello a Bowling a Columbine e non va sottaciuta la scelta "storica" di considerare "miglior sceneggiatura originale" quella di un europeo (Pedro Alamodovar per Parla con lei). Parlando però di "grandi premi" non fa notizia la concentrazione di statuette (6) su Chicago (l'amore per il musical classico resta una "consolazione" americana), né il risarcimento, un anno dopo, a Nicole Kidman quale miglior attrice in The Hours (anche se la regia di Stephen Daldry la imbolsisce più che il naso posticcio). Così stavolta è ad esser defraudata del giusto riconoscimento è Julienne Moore: tra Lontano dal Paradiso e The Hours la sua figura emblematica di donna anni '50 resta in ogni caso memorabile. Ciò che lascia in fondo perplessi è la ripartizione di merito nelle categorie maggiori: se è lodevole l'aver dato credito a Il pianista (al di là delle vicende personali di Polanski), forse a fianco di 2 due azzeccati premi quali "miglior sceneggiatura non originale" e "miglior attore protagonista" (Adrien Brody) sarebbe stato più consono assegnarli proprio l'oscar come miglior film e lasciare che la statuetta per la regia facesse mostra di sé tra le mani di Martin Scorsese: Gangs Of New York è stata un'operazione rischiosa con un risultato sconvolgente a livello di impatto spettacolare, anche se stilisticamente non del tutto riuscito. Nessun premio, nemmeno a The Hands That Built America degli U2, è uno smacco eccessivo! |
2001 |
Oscar da dimenticare! Due sono stati gli eventi cinematografici del 2001: l'effervescenza musical-romantica di Moulin Rouge e la fantasy sfrenata del primo capitolo de Il Signore degli Anelli. L'uno ha racimolato solo il premio per i costumi e la direzione artistica, l'altro 4 statuette "minori" (effetti speciali, fotografia, colonna sonora originale, trucco). A Beautiful Mind, tra i suoi 4 oscar, ha incamerato invece l'accoppiata vincente miglior film (comprensibile secondo gli schemi dell'Academy) e miglior regia: assurdo. L'unica vera titubanza poteva esserci tra due grandi firme quali Robert Altman (Gosford Park) e David Lynch (Mulholland Drive)! A ironica compensazione, nella scelta del miglior interprete, è stato penalizzato Russell Crowe a vantaggio di Denzel Washington, un grande attore incappato però con Training Day in una delle sue più mediocri prove (film brutto, interpretazione sopra le righe...). Che poi alla "divina" Nicole Kidman, nell'anno del suo trionfo (oltre a Moulin Rouge, The Others e Birthday Girl) sia stata preferita Halle Berry (Monster's Ball) la dice lunga su un'edizione "buonista" che ha messo in programma anche il premio alla carriera a Sidney Poitier. E nella "serata storta" si è aggiunto il premio come miglior film d'animazione a Shrek (delizioso, ma la vitalità virtuosistica di Monsters & Co è un'altra cosa!) e il black-out (per il miglior film straniero) di fronte all'unico fenomeno europeo capace di confrontarsi con Hollywood: Il favoloso mondo di Amelie è stato inaspettatamente superato da No Man's Land! Per ritrovare un po' di coerenza nei riconoscimenti 2001 bisogna aggrapparsi a categorie quali montaggio (Black Hawk Down) e miglior sceneggiatura originale (Gosford Park). In fondo il montaggio è il carattere linguistico principe del cinema e la distinzione tra script originale e trasposizione da romanzo è l'unica verve "culturale" di un premio come l'Oscar: il suo imprinting fa lievitare gli incassi più dei vari Leoni, Palme ed Orsi. Il suo peso specifico è tutto lì... |
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2000 |
Il
gladiatore
(5
statuette) film del 2000? Non fa una piega nella visione
del cinema dell'Academy: grande spettacolo, regia di rango, attore
symbol! Che poi il peplum di Ridley Scott alterni squarci da capolavoro
a incongruenze stilistiche e narrative è un "nostro" problema…
Tutto il meglio del grande cinema USA era per noi racchiuso quest'anno
nello splendido
Traffic di Steven Soderbergh e, almeno, gli sono stati
attribuiti quasi tutti (4
oscar) i riconoscimenti più significativi: miglior
regia, sceneggiatura (non originale), montaggio e attore non protagonista
(Del Toro). Niente da dire per il premio a Russell Crowe (la sua personalità
sullo schermo è debordante, il suo talento già
Insider l'aveva rivelato) e alla diva
Julia Roberts (Erin
Brockovich), in ogni caso la struttura mosaico di Traffic
non permetteva l'individuazione di veri "protagonisti".
Un rimpianto solo per la "dimenticata" fotografia di Peter
Andrews (pseudonimo dello
stesso Soderbergh - forse per questo non rientrava neanche nelle nomination:
c'era già la doppia candidatura alla regia con
Erin Brockovich!). L'oscar per la categoria è andato
a Peter Pau, portando a
4 anche le
statuette di
La Tigre e il Dragone (con scenografia, colonna sonora,
film straniero), altro vero evento cinematografico della stagione. |
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1999 |
Può un sacchetto di plastica sbattuto dal vento ergersi a icona di bellezza artistica? Il dubbio anima anche la consistenza autoriale di American Beauty, caustico e patinato, costellato di lampi cinefili e furbastri cliché sociali. Grande cinema in ogni caso quello dell'esordiente Sam Mendes che si aggiudica 5 statuette su 8 nomination (sfugge il premio ad Annette Bening, sconfitta dalla straordinaria Hilary Swank di Boys Don't Cry). Nessun riconoscimento a Magnolia, Il miglio verde e Una storia vera né a Star Wars: episodio 1: nel settore "tecnologico" fa man bassa Matrix con 4 oscar (montaggio, suono, effetti sonori e visivi). Ovvio il premio a Tutto su mia madre per il miglior film straniero. |
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1998 |
Può la soddisfazione campanilistica tacitare la delusione per i riconoscimenti sprecati? Erano tre i grandi film in lista d'attesa: La sottile linea rossa di Terry Malick (folgorante intrusione nel conflitto, della guerra e della coscienza), The Truman Show, pellicola epocale nella riflessione cinematografica sui media (bistrattato con due sole nomination), Salvate il soldato Ryan, ennesima prova dell'impatto figurativo-morale del cinema di Spielberg. Solo di quest'ultimo l'assegnazione degli oscar ha dato eco, con 5 statuette (regia in primis), ma il vero vincitore è stato Shakespeare in Love, arrivato a quota 7, tra cui miglior film, miglior attrice, miglior sceneggiatura originale. Evento nell'evento è risultato comunque il personale trionfo di Roberto Benigni: il suo La vita è bella ha incamerato l'oscar per il miglior film straniero (indiscutibile!), quello per la colonna sonora (di film drammatico) e quello per il miglior attore protagonista. I paragoni con Chaplin si sono sprecati, ma qualcuno ricorda la mediocrità di Johnny stecchino e Il mostro? |
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1997 |
Davanti al previsto strapotere di Titanic (14 nomination) sembrano avere senso solo confronti statistici, in premi e dollari. In entrambi i casi si parla di primati: alla pari con Ben Hur per quanto riguarda le statuette (11), ben sopra tutti a livello di incassi, distaccando anche il "povero" Guerre stellari (che aveva raggiunto il top-budget grazie alla recente riedizione). Ma a margine degli scontri al botteghino e delle super-vittoria degli Academy Awards, c'è la sottile incoerenza dell'esclusione, fin dalle nomination, della giovane star, Leonardo Di Caprio. Anche Kate Winslet rimane a bocca asciutta perché entrambi i riconoscimenti per l'interpretazione (maschile e femminile) fanno capo a Qualcosa è cambiato. Il film di James L.Brooks, con l'accoppiata Jack Nicholson-Helen Hunt, può vantare anch'esso un piccolo record: è il quinto ad ottenere il premio per entrambi gli attori principali (il primo era stato Accadde una notte nel 1934, l'ultimo Il silenzio degli innocenti nel '91). Ma è Nicholson a entrare nella storia con la sua terza statuetta (dopo Qualcuno volò sul nido del cuculo - '75 - e Voglia di tenerezza - '83) e ben 11 nomination (primato assoluto!). |
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1996
1995 |
Alla vittoria netta ma contenuta di Braveheart (5 statuette per il '95) risponde l'anno dopo il trionfo de Il paziente inglese che si aggiudica ben 9 oscar su 12 nomination. Curiosamente, per due stagioni successive, il film dell'anno non viene premiato né per l'attore, né per l'attrice protagonista. Da segnalare, nel '95, la vittoria di Susan Sarandon (riconosciuta finalmente miglior attrice - Dead Man Walking - dopo tre nomination andate a vuoto), il premio a Il postino per la miglior colonna sonora (Luis Bacalov), l'oscar speciale a John Lasseter (Toy Story) e il doppio premio alla rivelazione I soliti sospetti (sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista). Per il '96 due rimpianti: il magro successo di Shine (solo il riconoscimento all'interprete protagonista) e la sconfitta della straordinaria Emily Watson (Le onde del destino) a cui la giuria preferisce, quale miglior attrice, la brava Frances McDormand (Fargo). Per la sezione documentari vince When We Were Kings "interpretato" da Cassius Clay. |
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1995 1991 1994 1991 1989 |
È una canzone-Disney (con colonna sonora al seguito, tranne nel 95) che si aggiudica l'Oscar musicale, indovinando per ciascun cartone un'abbinata musiche-testi davvero efficacissima. Nell'ordine Under the Sea per La sirenetta e Beauty and the Beast per La bella e la bestia (entrambe firmate Mark Ashman e Alan Menken), Whole New World per Aladdin (ancora Menken con testi di Tim Rice), Can You Feel the Love Tonight per Il Re leone (di nuovo Tim Rice, ma con musiche di Elton John), Colors of the Wind per Pocahontas (Menken e Stephen Schwartz). Nel '96 invece Il Gobbo di Notre Dame ottiene solo la nomination come colonna sonora per commedie. |
1994 |
Forrest Gump eguaglia il record di Eva contro Eva e Da qui all'eternità con ben 13 nomination, ma, come il film di Mankiewicz, deve "accontentarsi" di 6 statuette: le 3 principali (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista - con Hanks alla II statuetta) e quelle per il montaggio, la sceneggiatura originale e i migliori effetti speciali visivi. Il grande sconfitto è Pulp Fiction, di Quentin Tarantino, che rivive un unico premio, quello per la miglior sceneggiatura originale. Poche le sorprese, a parte i 2 Oscar strappati, proprio a Forrest Gump, da Speed (miglior sonoro e migliori effetti speciali sonori) e il tributo allo stravagante Ed Wood di Tim Burton (2 statuette miglior attore non protagonista - Martin Landau - e miglior trucco). Per le statistiche Tom Hanks è il sesto attore a bissare il premio per la miglior interpretazione da protagonista e l'unico, dopo Spencer Tracy, ad ottenere l'Oscar in due anni consecutivi. Tripudio italiano per il riconoscimento all'arte cinematografica di Michelangelo Antonioni che, come Fellini due anni prima, riceve un meritatissimo oscar alla carriera. |
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1993 |
Finalmente Spielberg arriva alla grande consacrazione degli Oscar: Sono 10 le sue statuette: 7 per Schindler List (12 nomination) e 3 per Jurassic Park. Tra gli altri premiati spicca il neozelandese Lezioni di piano (3 "al femminile": attrici -protagonista e non - e sceneggiatura originale) e Philadelphia con l'accoppiata Tom Hanks (miglior interpretazione maschile) e Bruce Springsteen (miglior canzone originale). |
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1992
1991 |
Sono due film "di genere" a conquistare il riconoscimento per il miglior film. Il thriller Il silenzio degli innocenti si accaparra 5 statuette consacrando il regista Jonathan Demme, lo sceneggiatore Ted Tally e gli interpreti Jodie Foster e Anthony Hopkins. L'anno dopo per Clint Eastwood e il suo Gli spietati le 9 nomination si trasformano in 3 Oscar (film, regia e attore non protagonista - Gene Hackman): è la seconda volta che Hollywood premia, al vertice della propria produzione, un western, l'unico precedente era stato I pionieri del West nel lontano 1931. A soli due anni dal successo di Tornatore anche Mediterraneo di Gabriele Salvatores è premiato come miglior film straniero '91: è l'11° Oscar della categoria per l'Italia , consolidato, l'anno seguente, dall'Oscar alla carriera per Federico Fellini. |
1990 |
È l'anno di Kevin Costner, produttore, regista ed interprete di Balla coi lupi. Il suo film si aggiudica 7 statuette, ma a Costner sfugge quella per il miglior attore protagonista, assegnata al Jeremy Irons di Il mistero Von Bulow. Arriva invece per Sofia Loren l'Oscar alla carriera che si aggiunge a quello vinto nel 1961 come attrice protagonista de La ciociara. |
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1989
1988 |
Possiamo chiamarli Oscar "caritatevoli"? Vincono, di seguito, due film come Rain Man (4 statuette per 8 nomination) su un caso di autismo e A spasso con Daisy (4 Oscar su 9 nomination, il tema è quello della terza età) che lascia a L'attimo fuggente solo l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale: anche Robin Williams non riesce a conquistare la statuetta per la miglior interpretazione che va a Daniel Day-Lewis per Il mio piede sinistro. Soddisfazione per l'Italia: Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore conquista l'Oscar per il miglior film straniero. |
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1987 |
È Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore di Hollywood, trasformando le sue 9 nomination per il suo film in altrettanti Oscar. |
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1986 |
Premio speciale Irvin Thalberg (di consolazione!) a Steven Spielberg mentre Platoon fa poker con i suoi 4 premi per miglior film, miglior regia, miglior montaggio e miglior suono. |
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1985 |
La mia Africa arriva a quota 7, dando una mazzata morale (nessun Oscar su ben 11 nomination) allo Spielberg "impegnato" di Il colore viola. |
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1984 |
Amadeus eguaglia Gandhi aggiudicandosi anch'esso 8 statuette sulle 11 previste. |
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1983 |
Voglia di tenerezza s'impone con 5 Oscar. |
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1982 |
A seguire, 4 vincitori da 11 nomination ciascuno: Gandhi (8 Oscar) surclassa E.T. relegando ancora Spielberg tra i registi di film-giocattolo (3 premi tecnici). |
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1981 |
La sorpresa è Momenti di gloria: vince 4 Oscar, ed è giudicato il miglior film, preferito a Reds di Warren Beatty (solo 2, miglior regista e miglior fotografia) ed a I predatori dell'Arca Perduta (4 Oscar tecnici). Katharine Hepburn, con Sul lago dorato, vince il suo quarto Oscar come attrice protagonista. |
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1980
1979 |
Sono gli anni degli Oscar "alla famiglia". Prima domina Kramer contro Kramer che con 5 Oscar schiaccia Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, superato anche da All That Jazz (4 statuette); l'anno seguente è la volta di Gente comune (Robert Redford) a cui bastano 4 statuette (miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore non protagonista) per battere un capolavoro come Toro scatenato di Martin Scorsese (solo 2: miglior attore, miglior montaggio). |
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1978 |
Ad Hollywood si "scontra" il Vietnam e a Il cacciatore vanno 5 statuette (miglior fim, regia, attore non protagonista, montaggio, suono) contro le 3 di Tornando a casa (miglior attore, attrice, sceneggiatura originale). |
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1977 |
"Sono andato a letto molto presto, non ho neanche acceso la televisione. Mi sono addormentato leggendo Conversazioni con Carl Jung". Così si giustifica Woody Allen per non essersi presentato a ritirare la sua statuetta per Io e Annie (miglior film, miglior regista, miglior attrice). Il grande sconfitto è Guerre stellari che si aggiudica "solo" 7 statuette per premi "tecnici". |
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1976 |
Vince Rocky, ma i suoi 3 Oscar sono quasi poca cosa rispetto alle 9 nomination anche perché Peter Finch e Faye Dunaway (Quinto potere) rubano a Sylvester Stallone e a Talia Shire proprio la statuetta come migliori interpreti. |
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1975
1974 1973 |
Tre vincitori su tutti:
La stangata
(7
Oscar),
Il Padrino parte II
(6), Qualcuno
volò sul nido del cuculo
(5). Con un film di routine (Assassinio
sull'Orient Express)
Ingrid Bergman si aggiudica nel '74 il suo terzo Oscar (miglior attrice
non protagonista) mentre Federico Fellini emula De Sica
conquistando il quarto oscar per il miglior film straniero:
Amarcord
fa seguito a La strada (1956), Le notti di Cabiria (1957)
e Otto e mezzo (1963). |
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1972 |
Il Padrino di Francis Ford Coppola (10 nomination) si aggiudica 3 prestigiose statuette (miglior film, miglior attore a Marlon Brando, miglior sceneggiatura non originale), ma è Cabaret di Bob Fosse a spopolare con ben 8 Oscar. La serata resta famosa perché Brando diserta la premiazione e manda a ritirare la sua statuetta una pellerossa (tra l'altro "falsa", ma lo si saprà solo in seguito) che legge un appassionato discorso contro lo sfruttamento degli indiani da parte di Hollywood. |
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1970 |
Sono 7 gli Oscar incamerati da Patton, generale d'acciaio, miglior film dell'anno, ma l'evento è il clamoroso rifiuto di George G. Scott che non accetta il premio di miglior attore protagonista in segno di protesta per i compromessi commerciali che caratterizzano l'industria hollywoodiana. L'Oscar per il miglior film straniero va all'italiano Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri. |
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1969 |
John Wayne, incredibilmente preferito alla coppia Dustin Hoffmann-John Voight di Un uomo da marciapiede, riceve la sua prima statuetta per il mediocre Il Grinta. Sempre in vena "consolatoria" l'Academy di Hollywood assegna l'Oscar alla carriera a Cary Grant, che ha chiuso l'attività a mani vuote: 2 sole nomination (1941 e 1944) e nessuna vittoria. |
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1967
1968 |
Vince prima l'impegno sociale:
2
Oscar a
Indovina chi viene a cena
assieme ai
5
di
La calda notte dell'Ispettore Tibbs che viene
preferito, come miglior film, a
Il laureato (miglior regia) e Gangster Story (solo attrice non protagonista e fotografia). |
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1966 |
Un uomo per tutte le stagioni vs Chi ha paura di Virginia Woolf (6 Oscar contro 5). |
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1965 |
Il Dottor Zivago e Tutti insieme appassionatamente (5 Oscar ognuno, ma è il secondo il vero dominatore dell'anno, accreditato come miglior film e miglior regia), |
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1964 |
My Fair Lady e Mary Poppins (rispettivamente 8 - su 12 nomination - e 5 Oscar), |
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1963 |
Tom Jones di Tony Richardson (7 nomination, "solo" 4 Oscar), |
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1962 |
A suon di statuette si impongono titoli quali: |
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1961 |
West Side Story si impone come miglior musical della storia con 10 Oscar. Lo affianca come miglior colonna sonora e miglior canzone (di film drammatico o brillante) l'indimenticabile Moon River di Colazione da Tiffany. A Paul Newman, candidato come miglior attore protagonista per Lo spaccone viene preferito il Maximilian Schell di Vincitori e vinti. |
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1959 |
Ben Hur consacra in Oscar 11 delle sue 12 nomination (), da miglior film a miglior regia (William Wyler, alla sua terza statuetta), da miglior attore (Charlton Heston) a miglior interprete non protagonista (Hugh Griffith), a migliori costumi, art direction e scene a colori... |
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1958 |
Gigi di Vincent Minnelli (9 Oscar), ma il trionfo record arriva l'anno successivo... |
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1957 |
Joanne Woodward (I tre volti di Eva) "ruba" la statuetta a Deborah Kerr, vincitrice predestinata per la sua raffinata interpretazione di L'anima e la carne. Sono anni di super film: a Il ponte sul fiume Kway (7 Oscar), risponderà l'anno dopo... |
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1956 |
In pieno maccartismo Michael Wilson è privato del premio per la sceneggiatura di La legge del Signore a causa del suo passato di sinistra e l'Oscar va a Robert Rich (La più grande corrida) il quale però non può presentarsi sul palco non essendo che lo pseudonimo di Dalton Trambo, anch'egli sulla lista nera dei perseguitati politici. L'assegnazione dei premi maggiori penalizza soprattutto Il Gigante, di George Stevens: come miglior film è sopravanzato da Il giro del mondo in ottanta giorni e il "mito" James Dean si vede scippare la statuetta di miglior attore da Yul Brynner (Il Re ed io), preferito anche allo shakespeariano Laurence Oliver di Riccardo III. |
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1955 |
Marty di Delbert Mann (4 Oscar: per il miglior film, miglior regia, miglior attore, miglior sceneggiatura non originale) sgomina pellicole come Mister Roberts, Picnic e L'amore è una cosa meravigliosa. Anna Magnani (La rosa tatuata) fa sua la statuetta a spese di Katharine Hepburn (Tempo d'estate), Eleonor Parker (Oltre il destino), Susan Hayward (Piangerò domani) e Jennifer Jones (L'amore è una cosa meravigliosa) |
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1954 1953 |
Razzia di statuette per due anni-record: primo trionfo per Fronte del porto (8 Oscar su 12 nomination), poi è la volta di Da qui all'eternità: 8 Oscar su 13 nomination. |
1952 |
La statuetta per il miglior film va a Il più grande spettacolo del mondo (Cecil B. De Mille) preferito a Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinneman (Oscar miglior attore per Gary Cooper) e a Un uomo tranquillo di John Ford, premiato, per la quarta volta (record assoluto) come miglior regista. |
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1951 |
Humphrey Bogart conquista l'unico Oscar della sua carriera per La regina d'Africa superando Marlon Brando (Un tram che si chiama desiderio) e Montgomeri Clift (Un posto al sole - 6 statuette). Miglior film è giudicato il musical Un americano a Parigi che si aggiudica 6 Oscar. |
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1950 |
Eva contro Eva porta a 13 il record delle nominations, ma deve accontentarsi di 6 statuette. Sconfigge Viale del tramonto come miglior film, ma tutte le sue interpreti vengono superate: le protagoniste Bette Davis e Anne Baxter da Judy Holliday (Nata Ieri), la non-protagonista Celeste Holm da Josephine Hull (Harvey). |
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1949 |
Tutti gli uomini del Re di Robert Rossen conquista l'accoppiata miglior film-miglior attore (Broderick Crawford). Da segnalare l'Oscar per la miglior fotografia a colori a I cavalieri del Nord Ovest e l'Oscar alla carriera a Fred Astaire. A solo due anni di distanza, secondo riconoscimento (miglior film straniero) a De Sica per Ladri di biciclette (ne conquisterà altri due: per Ieri, oggi e domani nel 1964 e per Il giardino dei Finzi Contini nel 1971). |
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1948 |
Laurence Olivier si consacra "interprete" shakespeariano assoluto, conquistando con il suo Amleto ben 4 oscar tra cui quello come miglior film e miglior attore. Gli sfugge invece la statuetta per la miglior regia, assegnata a John Huston per Il tesoro della Sierra madre. Miglior colonna sonora a Scarpette rosse. |
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1947 |
Con Scuscià di Vittorio De Sica l'Italia -vince il suo primo Oscar per il miglior film straniero. Il miglior film dell'anno è Barriera invisibile di Elia Kazan. |
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1946 1944 |
Sono gli anni del trionfo della commedia sentimentale. Ai 7 Oscar di due anni prima di La mia via rispondono altre 7 statuette vinte da I migliori anni della nostra vita (William Wyler). |
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1945 |
Giorni perduti incamera 4 Oscar (miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior sceneggiatura originale). Tra le curiosiotà: la statuetta per la miglior colonna sonora a Miklos Rosza (Io ti salverò) e quella per la miglior fotografia a colori a Leon Shamroy (Femmina folle). |
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1944 |
Ingrid Bergman ha la sua rivincita conquistando il suo primo Oscar, con Angoscia, a spese della dark-lady Barbara Stanwyck (La fiamma del peccato). 4 Oscar per La mia via, con Bing Crosby diretto da Leo McCarey. |
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1943 |
È la volta di Casablanca (miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale) ma nella corsa all'Oscar per la migliore interpretazione Bogart è battuto da Paul Lukas (Quando il giorno verrà) e Ingrid Bergman (candidata con Per chi suona la campana) da Jennifer Jones (Bernadette). La famosa canzone As Time Goes By non ottiene neanche la nomination. |
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1942 |
Greer Garson, incantevole interprete premiata per La signora Miniver (6 Oscar), tiene un discorso di ringraziamento di oltre un'ora. |
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1941 |
Com'era verde la mia valle (John Ford) è proclamato miglior film, Ford miglior regista. Quarto potere di Orson Welles deve accontentarsi del premio per la miglior sceneggiatura originale. |
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1940 |
Walter Brennan con L'uomo del West vince il suo terzo Oscar come attore non protagonista. Hitchcock ottiene il suo unico Oscar con Rebecca, la prima moglie (miglior film) e viene assegnato un Oscar speciale a Fantasia di Walt Disney. |
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1939 |
È l'anno di Via col vento che ottiene 9 statuette, tra cui quella per il miglior film (sconfiggendo Ombre rosse, Il mago di Oz, La voce della tempesta, Ninotcka), miglior regista (Victor Fleming), miglior attrice (Vivian Leigh). Non vince il protagonista Clark Gable e per la miglior attrice non protagonista si ha uno "sgarro" interno: viene premiata la "mamy" Hattie McDaniel anziché l'antagonista Olivia De Havilland. |
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1938 |
George Bernard Shaw rifiuta l'Oscar per il miglior adattamento (Pigmalione) denunciandolo come un "perfetto nonsense" rispetto alla sua fama di commediografo. Frank Capra vince con L'eterna illusione (anche miglior film) il suo terzo Oscar come miglior regista nell'arco di soli quattro anni e Spencer Tracy, dopo il successo dell'anno precedente con Capitani coraggiosi, è il primo attore a bissare il premio per il miglior protagonista (La città dei ragazzi). |
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1934 |
Accadde una notte è il primo trionfatore della storia con 5 statuette: miglior film, miglior regia (Frank Capra), miglior sceneggiatura (Robert Risk), miglior attore (Clark Gable) e miglior attrice (Claudette Colbert). La Colbert risulta protagonista anche di altri due film insigniti della nomination: Lo specchio della vita e Cleopatra. |
1932 1931 |
Mentre Grand Hotel viene eletto miglior film, Walt Disney riceve un premio speciale per la creazione di Mickey Mouse - Topolino! |
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1928 1927 |
È Ali di William Wellman il primo "miglior film" della storia degli Oscar, ma la sua gloria sarà effimera in confronto a Il cantante di Jazz, primo film parlato della storia del cinema, che vale nell'occasione solo un premio speciale per la produzione alla Warner Bros. |