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le candidature, sia di Non è un paese per vecchi, sia di Il
petroliere. 4 gli
oscar assegnati al primo,
2 quelli al secondo.
Un responso in fondo equo, che mette in evidenza il plusvalore dei
film dei Coen (Barton
Fink,
Fargo,
Fratello dove sei?)
e l’innegabile qualità autoriale dell’opera di Paul Thomas Anderson
Di contro la forza del cinema di Joel e Ethan Coen sta da sempre in una peculiarità stilistica e narrativa capace di far crescere l’intrigo scompaginando ogni aspettativa. Per Non è un paese per vecchi si sono affidati per la prima volta ad un soggetto preesistente (oscar per la miglior sceneggiatura non originale) andando ad attingere ad un autore cruento e carismatico come Cormac McCarthy. Il gioco delle trasposizione letteraria mette spesso in moto critiche e insoddisfazioni (stavolta per l’eccessiva compressione del respiro diaristico-filosofico alla base del romanzo), ma bisogna affrontare la visione con totale abbandono cinefilo per apprezzare appieno l’impeto di uno strabiliante racconto per immagini (oscar per il miglior film), sarcastico e cinico al limite del gore, drammaturgicamente spiazzante nella configurazione di ambienti e personaggi (oscar per la miglior regia), amaro e intriso di nostalgia nella presa di coscienza dell’irreversibile spora di disumanità e violenza che mina l’humus della vecchia frontiera.
Siamo ai confini
col Messico e il paesaggio, su cui la macchina da presa si sofferma
con introspettiva ostinazione, è in fondo il protagonista principe di
una riflessione antropologica che trova voce nelle parole d’apertura
della sceriffo Bell,
I sogni e le riflessioni dello sceriffo (Tommy Lee Jones, un’icona interpretativa se pensiamo a Nella valle di Elah) hanno la flebile voce di un disagio esistenziale (“quando non si dice più grazie e per favore, vuol dire che la fine è vicina”) di cui un film come questo non può che essere sanguigna, veemente metafora. Non è un paese per vecchi quello descritto dai Coen: è un azzardo, in un mondo così crudele, pensare di riuscire a raggiungere un’età per considerarsi tali; non c’è davvero più spazio per una qualche continuità con un’etica antica.
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ezio leoni - La Difesa del Popolo 9 marzo 2008 |
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Una monumentale trasfigurazione delle contraddizioni insite nell’ansia del capitalismo e nella fanatismo religioso che si materializza nello scontro tra due ambizioni smisurate: quella del cercatore di petrolio Daniel Plainview e quella dell’ispirato, mistificante predicatore Eli Sunday. Il parossismo del protagonista resta memorabile per come trasuda un disagio profondo, un’insoddisfazione inappagabile, un egoismo crudele, che non risparmierà il figlio adottivo, e una ferocia incontenibile di cui farà le spese l’incauto predicatore. Il titolo originale avverte There Will be Blood, là scorrerà il sangue. |
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TORRESINO - marzo/aprile 2008 |
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cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto 2008