da Ciak (Massimo Lastrucci) |
Pochi cineasti riescono a soddisfare il bisogno del piacere puro dello spettacolo. I Coen sono tra questi. E l'assistere alla picaresca avventura "southern" di "Ulisse" George Clooney, evaso con John Turturro e un imprevedibile Tim Blake Nelson, alla ricerca della sua "Penelope" Holly Hunter, dona quel raro, totale godimento intellettuale che possiede solo il gioco intelligente. In vari episodi, nella fotografia anticata e ambrata di Roger Deakins, si visitano luoghi e tempietti della mitologia della letteratura della Grande Depressione: il blues, i campi di mais, il Klu Klux Klan, le inondazioni, il caldo afoso. Si incrociano le figure storico leggendarie di Robert Johnson e "Babyface" Nelson. Si ride e ci si appassiona. Uno spettacolo totale e prelibato, per gli occhi, il cervello, il cuore e le orecchie. Beato chi possiede il bagaglio culturale effettivamente necessario per poterlo assaporare scena per scena. |
da Film Tv (Emanuela Martini) |
I fratelli Coen on the road, svagati e vaganti, avvolti dal filo rosso di una ballata popolare che si srotola attraverso l'America della Grande Depressione, distratti dagli incontri casuali e dalle inaspettate deviazioni di un poema orale e corale. E' come se gli fosse rimasta addosso un po' della pigrizia e della fantasticheria del loro ultimo protagonista, quel grande Lebowski che, senza spostarsi dalla vasca da bagno o dalla pista del bowling, sognava in musical. E i Coen, senza parere, dopo tanti rigorosi film "centripeti" (Fargo apriva e chiudeva su un francobollo da 10 centesimi, Mister Hula Hoop sulla quadratura del cerchio, Crocevia della morte su una bombetta), fanno un bizzarro musical "centrifugo", di corsa sulle tracce di un terzetto di evasi dai lavori forzati, alla caccia di un tesoro che é una bufala e intenzionati (almeno uno di loro) a ricongiungersi con la famiglia, il che non impedisce ai tre di deviare, sostare, distrarsi, perder tempo. Cincischiando in giro, l'Ulisse di Omero di anni ne perse venti. l'Ulisse Everett McGill dei Coen si sbriga prima a tornare dalla sua Penny prepotente, manesca, interessata solo a un buon partito; ma riesce ugualmente a incontrare un vecchio cieco che predice il futuro, un venditore di Bibbie grande e grosso con un occhio solo che vuole far fuori lui e i suoi compagni, tre sirene compiacenti e (in una omerica "Americana") il Klu Klux Klan che pianta croci di fuoco, i battisti che si battezzano, i politici che girano a far comizi elettorali nel paese di Roosevelt. E, visto che tutti si accompagnano col canto, loro tre incidono addirittura un disco. Qualcuno ha detto che Fratello, dove sei? é un film minore dei Coen. Ma cosa é minore o maggiore nel loro mondo solo all'apparenza distratto, dove lo sbracato Lebowski finisce per essere più "eroe" del pensoso Barton Fink? Qui c'è un senso della "musica" del paese (almeno, com'era) e delle infinite possibilità "leggendarie" del più tonto common man che é impagabile. E il senso della vita potrebbe davvero girare tutto intorno a un barattolo di brillantina o, forse, intorno a quella risata al cinema con cui i Coen rendono omaggio al grande Preston Sturges e a I dimenticati. |
TORRESINO gennaio 2001
TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001
promo: La grande depressione e l'Odissea, un "viaggio verso casa" di tre evasi attraverso i cliché dell'America anni '30 e la genialità effervescente dei fratelli Coen. Un divertimento mai banale, l'emozione sorprendente di suoni e immagini che riconciliano col vero grande cinema, spettacolare e d'autore. |