Full Monty
(The
Full Monty)
di Peter
Cattaneo -
Gran Bretagna 1997 -
1h 31'
Qualcosa è cambiato
(As
Good as It Gets) di James L. Brooks
- USA 1997 -
2h 18'
Will Hunting - Genio ribelle
(Good Will
Hunting)
di
Gus Van Sant - USA 1997 -
2h 02'
Il grande Lebowski
(The Big Lebowski) di Joel Coen
- USA 1997 -
1h 57'
Il dolce domani
(The
Sweet Hereafter) di Atom Egoyan
- Canada 1997 -
1h 50'
Jackie Brown
di
Quentin Tarantino - USA 1997
- 2h 33' |
pagine
& celluloide
Il "peso della scrittura"
nella produzione cinematografica USA
97-98
Che gli oscar siano spesso solo
un'autocelebrazione della spettacolarità hollywoodiana dovrebbe essere
un dato ormai acquisito anche per lo spettatore più distratto, ma è
anche vero che, pur nell'elitarismo anglofono, in alcune categorie il
riconoscimento dell'Academy Awards è incontestabile e puntuale. Questa
volta, ad esempio, il trionfo di Titanic
era doveroso (non badate agli improvvisati denigratori della
scintillante macchina-cinema di Cameron: se avesse fatto flop sarebbe
diventato "film cult" proprio per certi cinefili snob), ma ogni anno le
sezioni sulle quali più si può contare (a livello di indiscussa
qualità) sono quelle delle sceneggiature, originali e non (cioè tratte
da qualche racconto o romanzo). Se le prime sono le più interessanti
come test sulla vivacità creativa di Hollywood, spesso dalle seconde
escono rivitalizzanti trasposizioni che confermano o ridefiniscono le
suggestioni narrative dell'opera originaria. Il "peso della scrittura",
in un caso e nell'altro è essenziale, anche se poi è la mano della
regia a suggellare la riuscita del prodotto1.
Se infine sceneggiatura e regia portano la stessa firma…
ezio leoni - pieghevole Cinema-Estate al Bastione ALICORNO - agosto 1998 |
Le NOTE che seguono sono una specie di compito per casa per il nostro pubblico: in questa breve analisi, ogni riflessione rimanda ad altri film, ad altri percorsi cinematografici, ad altri autori e/o titoli. Di volta in volta si è cercato di fornire poche essenziali indicazioni per allargare e approfondire il discorso. Certo, uno scontato citazionismo per molti, ma forse, per alcuni, l'occasione di (ri)scoprire in videocassetta alcune titoli coerentemente significativi. 1 - Un esempio eclatante, per grandezza del testo originario ed altrettanto memorabile trasposizione cinematografica, è Lolita (1962). Vladimir Nobokov e l'autore del romanzo e (caso insolito) anche della sceneggiatura, la regia è di Stanley Kubrick. Il compito per casa in questo caso è doppio: sarebbe doveroso leggere anche il libro, non importa se prima o dopo, il fascino dei due "testi" (entrambi, nel loro settore, capolavori del '900) è inalterato in ogni caso. 2 - Cerchiamo di non farci trasportare dalla passione verso Loach consigliandovi solo Riff Raff (1991, con un Robert Carlyle agli esordi), parentesi più caustica e veemente della disoccupazione britannica, mentre per Frears il titolo corrispondente è The Van - Due sulla strada (1996). Infine, se amate l'ambiente proletario inglese e Carlyle in particolare, non perdetevi Go Now (1996), lazzi calcistici e dramma romantico firmati Michael Winterbottom. 3 - James L. Brooks ha al sua attivo il successo di Voglia di tenerezza (1983): ben 5 oscar (tra cui la regia e la sceneggiatura, firmata anch'essa da Brooks, anche se, in quel caso, non "originale") e tante commosse lacrime per il grande pubblico. 4 - Il rimando (anche per la presenza di Robin Williams) è, ovviamente, a L'attimo fuggente di Peter Weir (1989), ma, con riferimento alle situazioni psicologo-paziente, una citazione va anche a Gente comune (Robert Redford - 1980). 5 - Vale la pena, per inquadrare il percorso sulla "diversità" di Gus van Sant, di consultare la sua opera prima (Drugstore Cowboy - 1989) e lo sconvolgente (e intenso) Belli e dannati (1991). 6 - L'opera dei fratelli Coen (agli esordi entrambi alla regia, ora abitualmente co-autori della sceneggiatura con Joel che appone poi la firma come director e Ethan come producer) è tutta da scoprire: dall'esordio di Blood Simple (1984) al riconoscimento internazionale per Barton Fink (1991, palma d'oro al festival di Cannes), dalla stravagante frenesia di Arizona Junior (1987) alla maturità di Mister Hula Hoop (1994), dalla criminalità cinica ed esplosiva di Crocevia della morte (1990) a quella sconclusionata ed autolesionista di Fargo (1996). Non occorrono compiti per casa, è previsto uno specifico corso di recupero , con una personale completa nei mesi di ottobre-novembre (al LUX ) 7 - Una curiosità super-cinefila. Una canzone dei Sons of the Pioners apriva anche Sentieri selvaggi (John Ford 1956 - centra poco, ma rivederlo fa sempre bene!) e il primo verso recitava "What makes a man to wander". Girovagare, rotolare: l'affinità è evidente e così pure è significativa l'assonanza di quel "What makes a man…"8 (onore al merito a Bruno Fornara che lo segnala nel numero 374 di Cineforum). 8 - Anche se per la domanda ("cosa fa di un uomo un uomo") l'altro ha già pronta la risposta ("Essere pronto a fare ciò che è più giusto"), Drugo non si lascia scappare l'occasione di aggiungere "Sì, quello e un paio di testicoli"… 9 - Ostico e affascinante il cinema del canadese (di origine armena) Atom Egoyan . Essenziale il recupero di Black Comedy (1987), una lezione assolutamente originale di "videorealtà". 10 - C'è bisogno di "ripasso" per Quentin Tarantino? Pulp Fiction (1994) è film-cult ormai per tutti e se non avete visto Le iene (1992) rimediate subito: un'esplosione sorprendente di ritmo e violenza! 11 - La serie più nota della blaxploitation e quella di Shaft, inaugurata nel 1971 da Shaft il detective (1971): diretto da Gordon Parks e interpetato da Richard Roundtree, con famosa colonna sonora di Isaac Hayes. 12 - Jackie Brown è la seconda trasposizione cinematografica di un'opera di Leonard. La prima era stata Get Shorty, di Barry Sonnenfeld: un film "solo" del 1995, ma già introvabile in pellicola. 13 - Anche il cognome subisce una variazione rispetto al testo, a tributo di Foxy Brown, cavallo di battaglia della Grier nel 1974. |
rassegna organizzata dal
circolo The Last Tycoon |