Qual è il film-simbolo, nell'immaginario
collettivo, sull'ambiente scolastico? Esiste l'insegnante ideale,
almeno nella finzione cinematografica? È un approccio poco scientifico
al tema cinema&scuolaquiz n°27, ma le pellicole centrate
sull'argomento sono innumerevoli, quelle che lo toccano almeno marginalmente
ancora di più, quelle da archiviare nella cineteca dei ricordi decisamente
"di parte". Così, confessiamolo subito, con l'handicap di
chi nella docenza è coinvolto professionalmente, abbiamo evitato visceralmente
di infastidirci con i cliché retrivi nostrani di La scuola
e Auguri professore
(che tra i due, in fondo, era ben meglio) e non ne possiamo davvero
più di certi spaccati USA standardizzati, estremizzati, retorici (gli
anni 90 ci hanno "regalato" Pensieri pericolosi,
Will Hunting - Genio ribelle
).
Quali titoli, quali immagini albergano allora nella
nostra antologia cinefila? Spaziando in "agenzie
educative di ogni ordine e grado", esprimiamoci per
impulsi, aggrappiamoci a flash istintivi e sedimentati,
partiamo dai frammenti, da quelle sequenze, che, secondo
una didattica cinematografica certo poco corretta, vanno
a colpire cuore, mente... stomaco.
Cominciamo allora con la trasgressione
e con gli istinti bassi di Animal House
(John Landis, 1978):
che c'è di peggio1,
di Bluto (John Belushi) che ingurgita il suo pasto direttamente dallo
scaffale della mensa, o di Otter (Tim Matheson) che seduce la moglie
del preside tra gli ortaggi del supermercato? Ma anche il "moderno"
prof. Jennings (Donald Sutherland) si fa scoprire senza inibizioni
(e calzoni) a casa della sua allieva (Kathy - Karen Allen)...
D'altronde niente più ci sorprende all'interno dell'istituzione
scolastica dopo che abbiamo visto Mick, Johnny e Wallace vendicare la
rigida repressione del college mitragliando professori, compagni e genitori
(Se...
-
If
di
Lindsay Anderson, 1969). Tra bianco
e nero e colore, tra sadico autoritarismo2 e ribellismo autarchico, tra i germi della contestazione giovanile
e lo scardinamento di ogni istituzione, Anderson lascia i suoi protagonisti
in balia del proprio furore ("la violenza e la rivoluzione sono
i soli atti puri") e di un contrasto generazionale deturpato
dal rancore. La forza del Free Cinema ha segnato indelebilmente
i rapporti di forza tra le "classi sociali" scolastiche. Niente
dopo If è stato più lo stesso.

 Prima il rapporto educativo
cinematografico aveva sempre sofferto del paternalismo moraleggiante
che fa da ponte tra le due edizioni di Mr. Chips (Addio, Mr Chips! di Sam Wood,
1939 e Goodbye, Mr. Chips!,
versione musical di Herbert Ross - 1969)3 e la vera, lacerante anatomia delle ipocrisie dei ruoli docenti
e della missione educativa si era evidenziata (sempre in ambiente
britannico) nell'intenso
Addio, Mr. Harris (The Browning Version
- Anthony Asquith, 19514).
Qui il rigido insegnante di lettere antiche Crocker-Harris (Michael
Redgrave), tenuto a distanza dai colleghi, tradito dalla moglie, temuto
dagli alunni ("l'Himmler della quinta classe") si
lascia alfine commuovere quando un suo alunno, dopo aver argomentato
con lui a viso aperto sulla drammaticità dell'Agamennone di Eschilo,
gli regala una copia della traduzione in versi di Browning (e la dedica
recita "Dio lontano, sii benevolo con un gentile maestro").
Memorabile il monologo-confessione, al giovane professore che lo sostituisce,
sull'incapacità profonda di vivere compiutamente il proprio ruolo
d'insegnante, sui vani tentativi di comunicare (anche a costo di rendersi
ridicolo: "s'insegnano molte più cose ridendo che a muso duro"),
sullo scoprirsi non solo "fallito, ma anche temuto".
La coscienza del proprio fallimento esistenziale lo condurrà ad un
sofferto e toccante discorso d'addio
 "mi dispiace
perché non vi ho dato quello che avevate il diritto di domandarmi
come vostro maestro: simpatia, conforto morale, umanità
Ho avvilito
la vocazione più nobile che un uomo possa seguire: la cura e la formazione
dei giovani". E' difficile ritrovare tanta straziante auto-disistima
anche perché il bisogno di conforto&umanità non solo degli allievi,
ma del pubblico imbonito dal cinema di papà pre e post Nouvelle
Vague, è stato sempre soddisfatto con prodigalità dal cinema hollywoodiano.
Basti pensare all'effetto placebo dei docenti del young-musical
Saranno famosi (Alan Parker, 1980) o del prof. Holland in
Goodbye, Mr. Holland (Stephen Herek, 1995) con il "perfetto" esplodere
empatico del concerto d'addio5.
Più incisivi (e
sinceri) gli avamposti scolastici anni 50 e 60.
Va soprattutto ricordato
Il seme della violenza
(Blackboard
Jungle - Richard Brooks, 1955)
che si apre sulle note "rivoluzionarie" di
 Rock
around the Clock e vede il giovane professore
progressista interpretato da Glenn Ford vincere la sua
battaglia contro l'ostilità e la violenza
("scandalosa" per il cinema di quegli anni) di
una High School degli slum newyorkesi. Curiosamente tra i
suoi alunni c'è il giovane Sidney Poitier che circa 10
anni dopo si ritroverà ad assumere i panni del docente
modello nel rassicurante film di James Clavell
La scuola della violenza (To
Sir, With Love 1967): ancora
una periferia urbana (stavolta quella londinese), ancora
una classe di ribelli, ma qui il gioco delle parti è
tagliato con l'accetta e l'ordine da riportare sente
l'urgenza sociale delle proteste studentesche di quegli
anni (e If è alle porte!).
Di
contraltare, gli anni '80 hanno giocato duro anche con la classe insegnante,
sparando ad alzo zero
con Teachers
(Arthur Hiller, 1984), Breakfast Club
(John Hughes, 1985), Schegge di follia
(Michael Lehemann, 1989), ma con
La forza della volontà
e L'attimo
fuggente la figura dell'insegnante
ha ritrovato umana concretezza, progettualità didattica, aura carismatica.
Il primo (Stand and Deliver
- Ramon Menendez, 1988) riprende le atmosfere di emarginazione scolastica
e
forte conflittualità docente-discente
e le sviluppa con pacata positività, dando coscienza civile e motivazione
ai suoi alunni portoricani,
L'attimo fuggente (Dead Poets Society
- Peter Weir, 1989) instaura un rapporto di simbiosi d'ideali e di
vulnerabilità ("la verità è una coperta che ti lascia fuori
i piedi") tra insegnanti e alunni che azzarda il rimodellarsi
assoluto delle dinamiche educative, scolastiche e familiari. L'ansia
di una propria cosciente espressività, lo stimolo del confronto interpersonale,
l'urgenza poetica del "succhiare il midollo della vita"
confluiscono in uno sforzo di "allargare l'area della coscienza"
di cui il film stesso, nel suo impatto col pubblico, si è fatto portatore.
Con tutte le riserve sul rischio educativo del prof. Keating (Robin
Williams), il film di Weir può davvero fregiarsi di un virtuale primo
posto nella classifica delle pellicole d'impianto scolastico, trascinato
sul podio anche dall'indimenticabile scena d'addio degli alunni al
loro insegnante ("capitano, mio capitano").
Per una sequenza "mitica"
hollywoodiana, tante altre si affollano comunque nel ricordo tra i
"contributi scolastici" del cinema europeo: iconoclasta
e paradossale quella della lezione di sesso in
Monty Python, il senso della vita
(Terry Jones, 1983 -
Parte II: crescita e apprendimento);
naïf e alternativa quella del professore di storia6 in
Jonas che avrà vent'anni
nel 2000 (Alain Tanner, 1976) che "viviseziona"
il tempo-salsiccia usando metronomo e mannaia da macellaio; appassionata
e fiduciosa quella con cui il maestro Richet (Gli
anni in tasca - Francois Truffaut, 1975)
conclude l'anno scolastico ("tra tutte le ingiustizie quelle
che colpiscono i bambini sono le più ingiuste, le più ignobili, le
più odiose
la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare
e di essere amati"); di crudo impatto carcerario quella tra
Michele Placido e i suoi ragazzi in
Mery per sempre (Marco Risi,
1989)7.
. . .
Ecco,
distratti e infastiditi dalle banalità cinematografiche di Starnone,
ci stavamo dimenticando di alcuni significativi contributi del recente
cinema italiano. Ridiamo quindi credito alla coppia
Luchetti-Orlando che ne Il
portaborse (1990) trova,
nell'incontro tra il prof. Sandulli e i suoi alunni momenti di inaspettata
riflessione e non dimentichiamo, come purtroppo ha fatto il grosso
pubblico con Del
perduto amore, (Michele
Placido, 1998) la calibrata figura di Liliana, maestra "rossa"
nel Sud delle cosche e dell'ignoranza. Una citazione cinefila, infine,
per la "scuola Marilyn Monroe" di Bianca
(Nanni Moretti, 1984): fuori dal mondo la sua struttura scolastica,
improbabili i suoi docenti, eppure il clima surreale che circonda
Michele ridisegna con surreale ironia modelli istituzionali e tensioni
didattiche non così lontani dal vero. E l'esortazione educativa del
preside "la scuola non deve formare, ma informare" deve
aver angosciato per anni Luigi Berlinguer.
Resta, buon'ultima, l'incombenza di individuare
un possibile docente-modello o almeno l'insegnate che avremmo
voluto (dovuto!) incontrare almeno
una volta nel nostro cammino di formazione scolastica. E allora, utopia
per utopia, non accontentiamoci né dell'impeccabilità britannica del
prof. Lewis (Anthony Hopkins in
Viaggio in Inghilterra
- Richard Attenborough, 1993) né dell'impeto giovanile di Sylvia Barrett
(Sandy Dennis) in Su per la discesa
(Robert Mulligan, 1967 - un'altra memorabile scuola di frontiera,
la Calvin Coolidge di New York!), e pretendiamo di più anche dell'abnegazione
del dottor Itard (Il
ragazzo selvaggio - Francois
Truffaut, 1970) o del "carpe diem" di "captain"
Keating. Il vero prof. ideale non può esser che il minuscolo maestro
Joda di Star
Wars (L'impero colpisce ancora
- Irvin Kershner, 1980). Il suo educare alla disciplina jedi l'impulsivo
Luke Skywalker è un'alchimia "fantastica" di soavità didattica,
rigore metodologico, rispetto delle dinamiche della personalità. Far
emergere un caccia stellare da una palude è impresa fuori standard
per i nostri obiettivi educativi, ma, in ogni caso, "che la
forza (dell'apprendimento e della cultura) sia con noi!".
ezio leoni
-
Lo schermo in cattedra (C.G.S. Veneto)
- settembre 1999
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