Momenti di cinema che hanno "fatto scuola"
Qual è il film-simbolo, nell'immaginario
collettivo, sull'ambiente scolastico? Esiste l'insegnante ideale,
almeno nella finzione cinematografica? È un approccio poco scientifico
al tema cinema&scuolaquizn°27, ma le pellicole centrate
sull'argomento sono innumerevoli, quelle che lo toccano almeno marginalmente
ancora di più, quelle da archiviare nella cineteca dei ricordi decisamente
"di parte". Così, confessiamolo subito, con l'handicap di
chi nella docenza è coinvolto professionalmente, abbiamo evitato visceralmente
di infastidirci con i cliché retrivi nostrani di La scuola
e Auguri professore
(che tra i due, in fondo, era ben meglio) e non ne possiamo davvero
più di certi spaccati USA standardizzati, estremizzati, retorici (gli
anni 90 ci hanno "regalato" Pensieri pericolosi,
Will Hunting - Genio ribelle
).
Prima il rapporto educativo cinematografico aveva sempre sofferto del paternalismo moraleggiante che fa da ponte tra le due edizioni di Mr. Chips (Addio, Mr Chips! di Sam Wood, 1939 e Goodbye, Mr. Chips!, versione musical di Herbert Ross - 1969)3 e la vera, lacerante anatomia delle ipocrisie dei ruoli docenti e della missione educativa si era evidenziata (sempre in ambiente britannico) nell'intenso Addio, Mr. Harris (The Browning Version - Anthony Asquith, 19514). Qui il rigido insegnante di lettere antiche Crocker-Harris (Michael Redgrave), tenuto a distanza dai colleghi, tradito dalla moglie, temuto dagli alunni ("l'Himmler della quinta classe") si lascia alfine commuovere quando un suo alunno, dopo aver argomentato con lui a viso aperto sulla drammaticità dell'Agamennone di Eschilo, gli regala una copia della traduzione in versi di Browning (e la dedica recita "Dio lontano, sii benevolo con un gentile maestro"). Memorabile il monologo-confessione, al giovane professore che lo sostituisce, sull'incapacità profonda di vivere compiutamente il proprio ruolo d'insegnante, sui vani tentativi di comunicare (anche a costo di rendersi ridicolo: "s'insegnano molte più cose ridendo che a muso duro"), sullo scoprirsi non solo "fallito, ma anche temuto". La coscienza del proprio fallimento esistenziale lo condurrà ad un sofferto e toccante discorso d'addio "mi dispiace perché non vi ho dato quello che avevate il diritto di domandarmi come vostro maestro: simpatia, conforto morale, umanità Ho avvilito la vocazione più nobile che un uomo possa seguire: la cura e la formazione dei giovani". E' difficile ritrovare tanta straziante auto-disistima anche perché il bisogno di conforto&umanità non solo degli allievi, ma del pubblico imbonito dal cinema di papà pre e post Nouvelle Vague, è stato sempre soddisfatto con prodigalità dal cinema hollywoodiano. Basti pensare all'effetto placebo dei docenti del young-musical Saranno famosi (Alan Parker, 1980) o del prof. Holland in Goodbye, Mr. Holland (Stephen Herek, 1995) con il "perfetto" esplodere empatico del concerto d'addio5.
Più incisivi (e
sinceri) gli avamposti scolastici anni 50 e 60. ...
Ecco,
distratti e infastiditi dalle banalità cinematografiche di Starnone,
ci stavamo dimenticando di alcuni significativi contributi del recente
cinema italiano. Ridiamo quindi credito alla coppia
Luchetti-Orlando che ne Il
portaborse (1990) trova,
nell'incontro tra il prof. Sandulli e i suoi alunni momenti di inaspettata
riflessione e non dimentichiamo, come purtroppo ha fatto il grosso
pubblico con Del
perduto amore, (Michele
Placido, 1998) la calibrata figura di Liliana, maestra "rossa"
nel Sud delle cosche e dell'ignoranza. Una citazione cinefila, infine,
per la "scuola Marilyn Monroe" di Bianca
(Nanni Moretti, 1984): fuori dal mondo la sua struttura scolastica,
improbabili i suoi docenti, eppure il clima surreale che circonda
Michele ridisegna con surreale ironia modelli istituzionali e tensioni
didattiche non così lontani dal vero. E l'esortazione educativa del
preside "la scuola non deve formare, ma informare" deve
aver angosciato per anni Luigi Berlinguer.
ezio leoni - Lo schermo in cattedra (C.G.S. Veneto) - settembre 1999 |
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La foto "di copertina" è da Il maestro di Aldo Fabrizi
(1957) 1 Certo c'è il cinema italiano di Pierino & C., ma nel passaggio tra il comico demenziale di Landis e l'idiozia scurrile nostrana il "peggio" assume semplicemente i connotati del cattivo gusto e del non-cinema. 2 L'ambiente repressivo delle scuole inglesi è una chiave narrativa costante nel cinema d'oltremanica (anche se una pietra miliare sul tema, Zero in condotta, di Jean Vigo -1933, "abita" in Francia). Due titoli stilisticamente opposti per ritrovarne l'umore, tutto britannico, fatto di rabbia, vitalità, angoscia: Pink Floyd -The Wall (Alan Parker, 1982 ) e Children (1976) da Terence Davies Trilogy di Terence Davies.
"Lo so che il mondo cambia, ho visto morire le vecchie tradizioni ad una ad una. Grazia, dignità, rispetto del passato. Tutto ciò che conta qui oggi è un grosso conto in banca. Lei dirige la scuola come fosse un fabbrica sfornando gente che produca denaro e snob in serie. Ha aumentato le rette e alla fine i ragazzi che veramente appartengono a Brookfield sono rimasti esclusi, esclusi. Metodi moderni, lavoro intensivo: montature. Dia ai ragazzi il senso dell'umorismo, il senso delle proporzioni, e farà da se il resto. Non voglio dare le mie dimissioni, si regoli come le pare ". 4 Esiste anche un remake omonimo di Mike Figgis del 1994, interpretato da Albert Finney, edito in Italia solo in videocassetta (Ricordi di Abbey) 5 Certo gli insegnanti delle scuole musicali sembrano costituire un'isola felice. Vale per tutti il documentario di Alan Miller Piccole meraviglie (Small Wanders - USA, 1996) sull'esperienza tra i bambini, a New York, di una maestra di violino. Hollywood ne ha già fatto un remake di fiction: Music of the Heart di Wes Craven (1999). 6 Giusto una citazione, parlando di storia, alla "lezione" che Alicia riceve da suoi alunni nell'Argentina golpista degli anni '70: "la storia ufficiale è menzognera, perché sono gli assassini che scrivono la storia". È la scintilla di un dubbio politico che crescerà fino a sconvolgere del tutto la sua vita privata (La storia ufficiale - Luis Puenzo, 1985). 7 Uno spazio a parte andrebbe riservato alle esperienze scolastiche in ambito carcerario, ma anche nell'esercito la figura di istruttori e insegnanti lascia il segno: "in positivo" ricordiamo La lunga linea grigia (John Ford, 1955), I giardini di pietra (Francis Ford Coppola, 1987), Un professore e mezzo tra i marines (Penny Marshall, 1994). |
La rassegna Lo schermo in cattedra organizzata dal cineclub Don Bosco di Padova fa in pratica da aggiornamento al volume stesso. Di film sul tema ne escono di continuo e i titoli in rassegna che fanno da cornice al classico Zero in condotta di Jean Vigo (1933) sono proprio tre ottimi esempi di questo scorso di stagione (1999), che entrano di diritto tra i "fondamentali" della cineteca cinema&scuola. Ricomincia da oggi, di Bertrand Tavernier sembra voler coniugare l'amore per l'infanzia e l'educazione di Truffaut con la passione civile di Loach: il maestro Daniel lotta per l'emancipazione dei "suoi" alunni e delle loro famiglie in una società in cui la solidarietà sembra un optional politicamente scorretto. Con Come te nessuno mai Gabriele Muccino dà spazio ad una visione della scuola e della vita davvero sincera nella sua spontaneità adolescenziale (il soggetto è firmato da fratello sedicenne del regista). Non mancano luoghi comuni e contraddizioni, ma la regia di Muccino è effervescente e lo spaccato giovanile che ne esce è fresco e accattivante. Certamente su livelli superiori comunque il Non uno di meno di Zhang Yimou, vincitore del Leone d'oro all'ultimo festival di Venezia. L'indomita maestrina cinese che, alla sua prima esperienza in una scuola di un paesino sperduto, non si dà per vinta neppure di fronte all'impresa disperata di riportare in classe un ragazzino fuggito (e disperso) nella grande metropoli, non è un capolavoro come Ju Dou e Lanterne rosse , ma è un'opera lieve e suggestiva, con un tono neorealistico ed una verve partecipativa che aprono al sorriso e alla commozione. Anche questo, come i precedenti, un film davvero da non perdere. ezio leoni - La Difesa del Popolo - 27 febbraio 2000 |
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