La
musica del cuore (Music
of the Heart) |
da La Repubblica (Roberto Nepoti)
... Roberta (Meryl Streep) è una madre di famiglia abbandonata dal marito, che se l'è squagliata con la sua migliore amica, senza una casa e senza un posto di lavoro. A forza di volontà, e contro la volontà di bianchi (che non ne hanno l'interesse) e di neri (che non ci credono), l'indomita donna persuade le autorità scolastiche ad affidarle un insegnamento di violino presso una scuola sfavorita di Harlem. Convinta delle facoltà socioterapeutiche della musica, riuscirà a ottenere cinquanta strumenti e a superare le diffidenze dei genitori, i quali non credono importante che i ragazzi neri imparino la musica di «compositori bianchi morti». Più l'America sembra diventare cinica e disumana, più il suo cinema si affanna a dimostrare il contrario: a patto che ci sia qualcuno dotato di convinzione, determinazione e carisma sufficienti per abbattere le barriere dell'egoismo. Il personaggio di Meryl lo è tanto che vien voglia di beatificarla. E' curioso che Wes Craven, dopo avere traumatizzato gli adolescenti di ieri con la serie Nightmare, si sia messo d'impegno per edificare i genitori di oggi (probabilmente le stesse persone); per di più, mentre continuava a spaventarne i figli con la nuova serie Scream. Eppure La musica del cuore è un melodramma così classico, e così consapevole di esserlo, che la sua assurdità sfiora a tratti il sublime, come nei vecchi mélo di Douglas Sirk.
da La Stampa (Alessandra Levantesi)
All’origine c’è la storia vera di Roberta Guaspari, già portata sullo schermo in un bel documentario dal titolo Small Wonders uscito in Italia nel disinteresse generale. Diventata insegnante di violino in una scuola di Harlem dopo che il suo matrimonio è andato a pezzi, Roberta riesce a integrarsi nell’ambiente difficile del quartiere multirazziale, appassionando i giovanissimi allievi allo studio del difficile strumento; e nel giro di dieci anni le sue diventano le lezioni più frequentate, tanto da imporre una selezione a sorteggio. Quando a causa di problemi finanziari il consiglio scolastico decide di chiudere proprio il suo corso (evidentemente la cultura e le cose che funzionano sono le prime a cui si tagliano i fondi in ogni parte del mondo), l’indomabile Roberta ormai sicura del fatto suo mobilita famiglie e amici. E con la collaborazione di grandi violinisti come Itzhak Perlman, Isaac Stern, Mark O’Connor, che in gesto di sostegno accettano di suonare in concerto insieme a lei e ai suoi allievi di fronte alla platea (niente di meno) del Carnegie Hall, vince la battaglia. Ancora oggi, la Guaspari con la sua musica continua ad aiutare tanti ragazzi a non finire nella strada e a credere in un futuro migliore. Va da sé che in questo ruolo la Streep giganteggia. Rughe e occhiaie in evidenza e infagottata in abitucci senza epoca, l’attrice arpeggia da par suo su tutte le corde: di moglie abbandonata e di madre responsabile e amorosa, di insegnante che non teme di imporre la disciplina e di donna alla ricerca di un’altra occasione. Ed è il motivo per cui questo prevedibile seppur rispettabile film di confezione merita di essere visto.
TORRESINO aprile 2001