Il rosso e il blu
Giuseppe Piccioni
- Italia
2012
- 1h 38' |
Tre
personaggi e un liceo romano, dove la scommessa è quella di esercitare al
meglio la professione più nobile della società. Inevitabilmente però, le
vite professionali e private dei professori s'intrecceranno a quelle degli
studenti, in una palestra di esperienze tra successi e sconfitte che
risulterà reciprocamente formativa. Traendo ispirazione dall'omonimo
romanzo di Marco Lodoli, Giuseppe Piccioni confeziona una commedia tra i
banchi di
scuola ad alto tasso di godibilità che riesce a salvaguardarsi
da retoriche e forzate metafore. Perché al centro "ho messo le persone,
con i loro pregi e difetti, e non la sociologia", spiega il regista.
Comicità (esilaranti le battute di Roberto Herlitzka), commozione,
sincerità di sguardo: un mix che fanno de
Il rosso e il blu
un film attraente per ogni età. |
Anna Maria Pasetti
- Il Fatto Quotidiano |
Si
torna sempre volentieri a scuola... purché al cinema, non nella realtà!
l'ambiente scolastico, nel cinema italiano, copre un arco espressivo che
va dalla galleria dei professori disegnati da
Fellini di
Amarcord
all'esperienza di vita, prima che d'arte, del
Diario di un maestro
di De Seta; dal realismo piccolo-borghese di
Scuola elementare
di Lattuada al grottesco post-sessantottino di
La scuola, di Luchetti & Starnone. Ce n'è
per tutti i gusti, e ci piace pensare che Giuseppe Piccioni li abbia
tenuti presenti tutti per
Il rosso e il blu,
film che si colloca idealmente nel mezzo di un empireo popolato di maestri
e di allievi (anche in senso cinematografico...). [...]
Il rosso e il blu
intreccia sapientemente tre storie: oltre all'anziano professor Fiorito
vediamo in azione il giovane supplente Prezioso - Riccardo Scamarcio,
appunto - e l'acida preside interpretata da una Margherita Buy trattenuta
e sotto le righe come nel film più bello di Piccioni,
Fuori dal mondo
(dove l'attrice era una suora). Ce ne sarebbe, in realtà, una quarta -
l'amore adolescenziale fra un ragazzino romeno fin troppo studioso e una
ragazza ribelle e pericolosa - che resta più sullo sfondo. Scamarcio e Buy
vivono, lungo il film, esperienze più esistenziali che scolastiche: il
primo si danna per aiutare una ragazza «difficile» che sembra prenderlo in
giro, e raccontargli un sacco di frottole (sarà così?); la seconda, donna
senza figli per scelta, si ritrova a far da mamma a un alunno introverso
la cui vera madre è scomparsa senza un perché. La morale, se vogliamo non
nuovissima, è che entrambi «imparano» qualcosa dai ragazzi. Il tirante che
trascina il film, nella sua (solo apparente) esilità, è la volontà di
incontrarsi che a volte salva gli esseri umani dall'apatia. In questa
lotta per la sopravvivenza (mentale, ma non solo) a volte si è nobili, a
volte patetici, a volte ridicoli. E il film, questi registri, li
padroneggia tutti. Da vedere. |
Alberto Crespi -
L'Unità |
Doveva
tornare a scuola, Giuseppe Piccioni, per essere di nuovo promosso. Veniva
da una serie di film poco felici, artisticamente e commercialmente, e ora
ne sforna uno che, pur con qualche suo vizio e vezzo di troppo, si difende
decisamente bene. Laurent Cantet entrando in una
Classe ha vinto la Palma
d'Oro, Luchetti di film in aula ne ha fatti addirittura due, i banchi
ispirano i registi, anche perché rappresentano una perfetta metafora della
vita, dei suoi ostacoli, delle sue ingiustizie.
Il rosso e il blu
ha pochi momenti da tracciare con il secondo colore, e sono quelli in cui
il cineasta si lascia andare alle scelte più facili e sicure, per il resto
è una storia fluida e semplice su tre tipologie d'insegnanti e su un pugno
di alunni che, come sempre accade con chi viene sottovalutato, sanno
sorprenderti. Il regista dimostra di dare il meglio quando si pone gabbie
rigide in cui lavorare e gli schemi del film scolastico hanno sbarre forti
tra cui il talento di chi dirige e di chi è diretto si muove con un certo
agio. Ottima Margherita Buy, da sempre in lotta con il personaggio che le
hanno cucito addosso. Qui si libera, rompe anche lei l'etichetta di bella
nevrotica per interpretare una preside più repressa che depressa [...] E
anche grazie a lei vediamo uno scorcio di Gene Gnocchi attore
cinematografico davvero niente male. Se la cava Riccardo Scamarcio, anche
se il vestito casual di giovane prof idealista gli va stretto: la sua è la
parte scritta peggio, un po' più piatta e sciatta, ma di suo l'attore ci
mette il mestiere e la porta a casa. Grandioso, infine, Herlitzka [...]
nella parte di un (finto?) cinico e disilluso che con le sue riflessioni
graffia l'istruzione pubblica [...] Il resto viaggia sulle corde delicate
del più classico sentimentalismo piccioniano - a volte eccessivo -,
sull'abitudine di cercare luoghi normali per farli diventare isole, punti
d'osservazione e ricerca dell'emotività e del disagio. Sempre con una
piccola consolazione, perché l'artista è pessimista ma l'uomo spera sempre
(o viceversa?). E poi Piccioni è come i suoi prof, ama le cause perse
proprio perché sono tali. |
Boris
Sollazzo -
Pubblico |
Il rosso e il blu
intreccia
quattro storie diverse ma collegate tra loro per definire un mondo - la
scuola italiana di oggi - e il tumulto di personaggi e sentimenti
contraddittori che ospita. Il problema è che una di queste storie ci
appassiona, una ci interessa, ma delle altre due ci importa poco,
pochissimo, quasi nulla. La storia più bella è quella del professor
Fiorito (superlativo Roberto Herlitzka, sorprendente dalla prima
all'ultima scena) [...] Margherita Buy, sempre impeccabile, è la preside
senza figli che si trova a proteggere e quasi a adottare un allievo
sbandato (Davide Giordano). Riccardo Scamarcio (fuori parte) è l'ingenuo
supplente di Lettere pieno di buone intenzioni che le prova tutte per
motivare la classe, ma finisce per alimentare uno scivoloso quanto
prevedibile equivoco sentimentale con una sua bella e fragile allieva
(l'efficace Silvia D'Amico). Mentre al romeno Adam (Ionut Paun), primo
della classe e orgoglio della famiglia, ma con una cocente voglia di
rivolta nascosta in petto, tocca il segmento più didascalico e infelice.
[...] Possibile che in Italia tutto debba sempre essere tradotto
nell'esperanto ormai logoro della commedia? Che la musica anticipi
emozioni e sentimenti come in un qualsiasi telefilm? E che il potenziale
di quei ragazzi, visti sempre e solo con gli occhi degli adulti, debba
restare ai margini del film anziché diventarne il centro propulsore? Forse
il problema a questo punto non è il film. È il cinema (il sistema, la
mentalità) che lo esprime. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
promo |
Quattro storie
si intrecciano in una scuola di Roma: un vecchio professore di
storia dell'arte, cinico e sagace, vede riaccendersi la passione
per il suo lavoro grazie all'inatteso incontro con una ex alunna;
i buoni propositi di un giovane supplente al primo incarico si
scontrano con le sorprese, le tentazioni e le disillusioni dovute
al complesso rapporto con i suoi alunni, in particolare con una
studentessa eccentrica e ribelle; una preside impeccabile e
rigorosa si ritrova costretta, suo malgrado, a occuparsi di un
buffo ragazzino di quattordici anni, dimenticato dalla madre; un
ragazzo e una ragazza decidono insieme di sfidare un destino che
sembra già essere stato scritto per loro dagli adulti...
Traendo ispirazione dall'omonimo romanzo di Marco Lodoli, ecco una
commedia tra i banchi di scuola ad alto tasso di godibilità che
riesce a salvaguardarsi da retoriche e forzate metafore. Giuseppe
Piccioni afferma la forza della bellezza, il valore della cultura,
la necessità della solidarietà, l'importanza di ristabilire un
dialogo interrotto, la certezza insomma che il mondo della scuola
non sia una causa persa. |
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LUX
- ottobre 2012 |
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