The Words
Brian Klugman e Lee Sternthal -
USA
2012
- 1h 37' |
Cinque
attori si rubano la scena in questo bizzarro film d'autore americano sul
furto artistico. [...] Costruito come un racconto a scatole cinesi (la
storia del plagio del manoscritto perduto è il romanzo di un altro
scrittore con la faccia, poco letteraria, di Dennis Quaid),
The
Words
degli esordienti Klugman e Sternthal ha grande cast, un'idea già sentita
(dall'Allen
di
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
a quel
Limitless che lanciò Cooper come star,
passando per il famoso manoscritto perso da Hemingway) e un finale fin
troppo educativo. Attori magnifici. Specialmente un Jeremy Irons barbuto e
pungente. |
Francesco Alò -
Il Messaggero |
Clay
Hammond è un celebre scrittore corteggiato da una seducente dottoranda che
vorrebbe carpire la verità dentro e dietro il suo romanzo. Avvicinato
durante una lettura pubblica, Clay si limita a confessare i primi capitoli
del libro introducendo la vita del suo personaggio: Rory Jansen, che si
sogna scrittore e sogna il libro della vita, libro che arriverà dentro una
vecchia ventiquattrore e non attraverso un'ispirazione. Pubblicato e
raggiunto il successo a colpi di premi letterari, Rory viene seguito e poi
ammonito da un vecchio signore che rivendica la paternità del libro e la
storia della sua vita. Scoperto, Rory proverà a rimediare e poi a
convivere con la menzogna e i propri limiti. A non riuscirci sarà la
giovane moglie a cui lo scrittore, alla maniera del suo creatore, ha
mentito. Perché Rory è probabilmente una proiezione di Clay e Clay il
prosatore di se stesso.
The
Words,
film d'esordio degli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal, è un
dramma intrigante intorno al tema della narrazione, una riflessione
sull'arte di raccontare storie, o più propriamente sul bisogno di farlo.
Al punto di rubare un manoscritto per farsi scorrere tra le dita il
piacere delle parole o di ripudiare la propria consorte per averle
perdute. Storia dentro un'altra storia che diventa Storia,
The Words
è affollato di personaggi col vizio della scrittura: chi lo fa per
mestiere, chi ha un romanzo nel cassetto, chi ha perduto il libro della
vita insieme alla propria vita. Tutti registrano un'urgenza di comunicare,
di esplorare e di esplorarsi, di dare uno sfogo alla tristezza e una forma
alla vita, di ritrovare quello che si è sprecato, di scoprire quello che
non si è mai avuto. La cornice del film è un reading letterario,
letteralmente narrante, dove non è nemmeno sempre chiaro cosa è vero e
cosa no, chi è chi, chi ha scritto cosa, chi ha inventato chi. Klugman e
Sternthal confondono impercettibilmente i piani del reale e della
finzione, dove i sogni e i desideri hanno la stessa nitidezza del momento
presente.
Alla maniera di una scatola cinese, Clay Hammond racconta Rory Jansen che
plagia un vecchio uomo che romanza un amore conosciuto e poi smarrito come
le pagine del suo libro. L'immaginazione per i tre protagonisti (Dennis
Quaid, Bradley Cooper e Jeremy Irons), che potrebbero essere in fondo la
stessa persona, è un laboratorio in cui fermentano le emozioni della vita
reale e in cui fervono i preparativi per la vita reale, quella che si ha
paura ad affrontare e su cui non ci è mai concesso un secondo giro. Ma se
esiste un solo modo di vivere una vita, ne esistono almeno tre per
raccontarla, suggerisce
The Words,
seguendo parallelamente quella reale e quella finzionale, quella creata e
quella rubata, quella navigata e quella naufragata. L'idea dei registi,
nel modo del cinema, mette il mondo in movimento dentro una cornice e
attraverso le parole. Parole seminate nelle immagini in attesa che
attecchiscano stando a vedere (e ad ascoltare) quello che succederà. |
Marzia Gandolfi -
Mymovies |
promo |
New York. Rory
Jansen aspira a diventare scrittore, ma dopo l'ennesimo rifiuto di
un suo manoscritto inizia a rendersi conto che difficilmente
arriverà al successo. Poi, un giorno, scopre presso un robivecchi
di Parigi un misterioso manoscritto ingiallito: un'appassionante
storia d'amore, ambientata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Roy
capisce che potrebbe finalmente ottenere una chance editoriale e
per questo decide di far passare come suo il romanzo. La celebrità
e i soldi non tarderanno ad arrivare, ma Rory si troverà a pagare
a caro prezzo il suo 'furto'... Se esiste un solo modo di vivere
una vita, suggerisce la regia, ne esistono almeno tre per
raccontarla. Così sullo schermo si confondono i piani del reale
con quelli della finzione, dove i sogni e i desideri hanno la
stessa nitidezza del momento presente. Un film insolito, costruito
come una matrioska, con i racconti impilati l'uno dentro l'altro;
un dramma intrigante intorno al tema della narrazione, una
riflessione sull'arte di raccontare storie, o più propriamente sul
bisogno di farlo. |
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LUX
- ottobre 2012 |
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