Occorre
far riferimento al titolo originale del quarantesimo film di
Woody Allen per cogliere fino in
fondo lo spirito contraddittorio, acre e lieve al contempo, che ne
costituisce l’essenza. Non quindi
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni,
ma Incontrerai uno sconosciuto alto e scuro. Se lo
“sconosciuto” apre le porte alla casualità che dà sapore alla vita,
quel “tall and dark” non può non richiamare l’iconografia (spesse
volte evocata nella filmografia di Allen) della signora con la falce…
Fatta la precisazione ci si può immergere in questa ronde londinese in
cui in tutti personaggi si fondono frustrazioni e speranze, delusioni e
sogni.
Helena
(Gemma Jones) cerca nell’alcol ed in una ciarlatana “veggente” come
sopportare l’abbandono del marito,
Alfie.
Lui, Antony Hopkins, che non vuole “lasciarsi andare alla vecchiaia”,
si affida al viagra e a
Charmaine,
una escort mozzafiato per reinventarsi una nuova giovinezza e nuove
nozze. La loro figlia
Sally
(Naomi Watts), sposata a
Roy,
romanziere col blocco dello scrittore già al secondo libro, si
invaghisce di
Greg,il
suo fascinoso principale (Antonio Banderas) assieme al quale gestisce
una galleria d’arte. Dal canto suo Roy (Josh Brolin) spia, con
interesse sempre più morboso,
Dia,
la giovane vestita di rosso (la Freida Pinto di
The Millionaire)
che, incorniciata nella finestra di fronte, suona alla chitarra
Boccherini…
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Il gioco alleniano, sostenuto dalla professionalità dei suoi
interpreti, è fin troppo aggraziato e “morbido” (come la fotografia
del grande Vilmos Zsigmond) e, come “scappa” ad uno dei protagonisti,
“sembra di vivere in una soap-opera”. Ma cosa centrano allora
in una banale soap-opera i motivetti jazz sempre cari ad Allen o
l’iniziale citazione al Pinocchio disneyano tramite la canzone
When You Wish Upon A Star?. E il ricorso
come in
Vicky Cristina Barcelona alla
voce narrante fuori campo non è un sintomo preoccupante di una verve
narrativa appannata?
Certo l’apertura shakespeariana (“la vita è un favola narrata da
uno sciocco, piena di strepiti e furore, ma senza significato alcuno”)
ribadisce la profonda articolazione esistenziale dell’opera del
settantacinquenne regista newyorkese e le riflessioni sulle incertezze
del vivere s’insinuano, astute, tra le facezie della commedia: “A
lei servono medicine non illusioni – No, se le illusioni funzionano
meglio di una medicina” si rimbeccano Roy e Sally parlando di
Helena; Alfie, col volto tumefatto dopo i cazzotti dell’amante della
moglie deve barcamenarsi tra il rifiuto di Helena a ricomporre la loro
relazione e il dubbio se il figlio in arrivo da Charmaine sarà davvero
suo; Roy si sente turbato quando dall’appartamento di Dia, per la
quale ha lasciato la moglie, vede fugacemente Sally che si spoglia
nella finestra di fronte… Dal canto suo Sally, che vorrebbe aprirsi
una sua galleria, si vede negare il prestito dalla madre, così
consigliata dalla veggente-imbrogliona alla quale proprio lei l’aveva
indirizzata; ancora Roy, che ha trovato nuovo successo facendo passare
per suo il romanzo scritto da un amico dato per morto, vive ora
nell’angoscia che questi si risvegli dal coma; solo ad Helena, che ha
trovato fiducia nel “sentire” di aver vissuto una vita precedente,
sembra destinato uno scampolo di serenità nell’incontro con un tipino
dimesso che crede nell’occulto e che ha appena ricevuto il permesso di
sposarsi dall’evocazione della moglie defunta… Eppure se
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni
apre uno spiraglio edificante per l’autunno dei sentimenti, non
altrettanto rincuora per quanto riguarda l’estro creativo “autunnale”
di Woody Allen . Forse sfornare un film all’anno è un modo per
esorcizzare lo spettro della vecchiaia, ma non è detto che il flusso
dell’ispirazione possa tenere il ritmo delle propri sogni.
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