School of Rock |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Tempi
duri per Dewey Finn, chitarrista che vive letteralmente per il rock:
i suoi amici lo hanno appena cacciato dalla band, non possiede un
dollaro e rischia di perdere anche l'alloggio. Il destino gli offre
una possibilità tramite un equivoco: scambiato per insegnante, ottiene
un posto di supplente in una
scuola privata retta da una
direttrice dal pugno di ferro. Ma che cosa potrà insegnare ai ragazzini,
se non l'unica cosa che conosce al mondo, ossia il rock? L'idea è
migliore di quanto possa sembrare alla prima occhiata. All'interno
delle convenzioni appartenenti al repertorio "commedia degli
equivoci", unito per l'occasione con quelle della "success
story" (intossicata, perlopiù, di buoni sentimenti),
School of Rock
insinua alcune novità inattese, che ne innalzano il livello diverse
spanne più su delle commedie del genere. In prima battuta, il film
sottolinea la contraddizione tra la disciplina severa della scuola
e i tratti caratterizzanti dell'universo rock: ribellismo, creatività,
gusto dell'anarchia. La storia prende, via via, l'aspetto di un'iniziazione
alla conoscenza e alla passione di un gruppo di giovanissimi, contagiati
da un'energia che Jack Black emana anche dallo schermo alla platea.
Sottilmente, però,
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da La Stampa (Alessandra Levantesi) |
Nell' intonata regia di Linklater, School of Rock è molto divertente e niente zuccheroso. Il dirompente Black, paragonato da molti al compianto Jim Belushi, ha il dono di una comicità bambinesca e contagiosa che rende innocente qualsiasi provocazione; e il fatto che i ragazzini protagonisti sappiano suonare davvero conferisce rara spontaneità e credibilità alla storia. |
da L'Unità (Dario Zonta) |
Si può essere sentimentali ma anche irriverenti? Fare un film per famiglie e anche per rockettari? Inserirsi con Hendrix, Led Zeppelin e i Doors nella scuola reazionaria e strimpellare contro il sistema? Linklater, esperto di affetti fin da Prima dell' alba, vince alla grande la scommessa con la spassosa commedia School of Rock. Agitata dall' appassionata, psicosomatica performance in atletica taglia large del bravo Jack Black (il commesso in Alta fedeltà), resurrezione del trash con metodo Belushi, è la storia di un indigente e finto supplente. Un musicista fallito che si inserisce in una scuola di provincia e convince al rock, facendolo studiare come materia, i bambini allevati in classe e per classe come piccoli manager alle melodie di Mozart, formando una mini band di mitico successo. Furbo e talvolta irresistibile, vedi la lavagna con la genealogia del rock, scritto ed anche recitato da Mike White, il film passa in trasversale tra teenager e genitori nostalgici, complice una rock compilation in cui c' è di tutto e di più, anche un bell'inedito. Il messaggino è lasciare esprimere ai ragazzi quello che sentono, se mai tarpare le ali a Schubert. Finta polemica anti borghese, sentimentalismo con la preside frustrata (Joan Cusack), l'arrivano i nostri con chitarra elettrica nello show che finisce col volemose bene; ma soprattutto c' è l'allegria di un'ottima idea e la simpatia contagiosa di una classe di under 14 che fa casino e si diverte a vista. |
TORRESINO - maggio 2004