Ricomincia da oggi (Ca commence aujourd'hui)
Bertrand Tavernier – Francia 19991h 52’

da FilmTv (Enrico Magrelli)

    film precedente in archivio Bertrand Tavernier film successivo in archivio è un ex critico cinematografico che, passato dietro lo schermo e dietro la macchina da presa, riesce, con aguzzo eclettismo, a mettere a fuoco romanzi, drammi storici, repertori cinefili e a inquadrare, spesso, con una cinepresa mobile, inquieta, ma mai nervosa, segmenti di realtà, sezioni del tessuto sociale. Cronache di povera gente, dignitosa, testarda, coerente, ancora capace di assumersi delle responsabilità e di mantenere degli impegni. Soprattutto quando le istituzioni, i regolamenti e i meccanismi della società cedono per inerzia, si inceppano per un'impotenza diffusa. Daniel è il pugnace direttore e insegnante di un asilo in una cittadina ex mineraria nella regione di Valenciennes. Una zona depressa e sottosviluppata, con una percentuale altissima di disoccupati. La macchina del cinema, gli attori professionisti (su tutti emerge Philippe Torreton), le convenzioni della finzione reagiscono, chimicamente, con vicende verosimili di bambini e genitori difficili, buoni per la mensa, lentezze dell'assistenza pubblica, suicidi familiari, alcoolismo, tenerezze didattiche, abitazioni miserabili, feste scolastiche, degrado e sopravvivenza con tazze di latte e biscotti secchi. Senza retorica.

da L'Unità (Michele Anselmi)

    E' un film tosto, per nulla alla moda, Ricomincia da oggi; e certo il titolo italiano - mutuato dall'originale Ca commence aujourd'hui - non aiuta a veicolarlo presso il grande pubblico. Eppure è impossibile non uscirne commossi, nel senso migliore della parola, perché la cronaca di questo tribolato anno di scuola fa appello alla testa e al cuore degli spettatori, senza ricatti sentimentalistici, pescando nel vissuto vero di quella martoriata città, proponendosi come una sfida alla rassegnazione, all'ottusità. "Dai nostri padri abbiamo ereditato mucchi di pietre, e il coraggio di sollevarli", recita infatti la voce narrante di Daniel nell'ultima scena, e verrebbe, quasi voglia di abbracciarlo, e con e con lui il vero maestro Dominique Sampiero, la cui vicenda ha fatto da spunto al film. Recensendolo da Berlino, il nostro Alberto Crespi ne parlò come «della versione francofona di Diario di un maestro, mitico sceneggiato Rai con Bruno Cirino». Giusto. Ma si potrebbe citare anche il Jon Voight del dimenticato Conrack di Martin Ritt. In effetti, Daniel appartiene a quella nobile schiatta, eroica suo malgrado, di insegnanti cocciuti e ribelli che lottano per cambiare le cose. Infischiandosene delle circolali ministeriali, degli ispettori pomposi, dei soldi che mancano, dell'assistenza sociale a corrente alternata. Simile nella struttura libera e semidocumentaristica a L. 627, dove si raccontava la vita di una squadra di poliziotti antidroga, Ricomincia da oggi trasforma il povero e coloratissimo asilo in una sorta di trincea umana contro Io spappolamento sociale. Daniel, aspirante scrittore alle prese con un padre in fin di vita e una fidanzata artistoide con figlio, ci appare sin dall'inizio come il parafulmine di tutte le tensioni. A volte sbaglia, non riesce a evitare il suicidio di una mamma e dei suoi figli, arriva a un passo dal mollare, ma noi sappiamo - speriamo - che alla fine resterà con i suoi ragazzini. Girato a luce naturale, sfruttando il contrasto tra la bellezza di quei paesaggi e le dure condizioni di vita, Ricomincia da oggi utilizza ovviamente attori presi perlopiù dalla strada (e dall'asilo): ed è sorprendente vedere come Torreton, Pitarresi e gli altri interpreti «professionisti» interagiscono con la popolazione locale. "Le scuole elementari non sono forse la culla di una nazione?", si domanda retoricamente Tavernier.

da Duel (Enrico Danesi)

     Sottovalutato a Berlino, premiato dal pubblico di San Sebastiàn, questo é un film nato per caso. E da una conversazione fra Tavernier e l'amico Dominique Sampiero, maestro d'asilo e poeta, che uscì l'idea di una cronaca aggiornata e disincantata dal mondo prescolastico. Le scelte di fondo sono le stesse collaudate con Legge 627 (1992), non il miglior film di Tavernier - noi almeno gli preferiamo L'orologiaio di Saint-Paul, La morte in diretta e Colpo di spugna - ma certo quello che meglio rappresenta l'universo espressivo e morale del regista francese: una sintesi personale tra fiction e documentario, una messa in scena più sollecitata al momento che costruita prima, ottenuta inserendo alcuni professionisti in un ambiente che resta com'era; operazione che gli consente aderenza alla realtà senza fare ciò che Victor Hugo rimproverava a Émile Zola, e cioè "turismo nella miseria umana". Il film prende posizione suggerendo responsabilità individuali, collettive e politiche per una situazione di degrado che relega la scuola a parcheggio dei piccoli da parte di nuclei familiari sfaldati e incoerenti. Ma l'autore evita giudizi trancianti e unilaterali, consapevole che i mali di una società non sono riconducibili a pochi colpevoli. ll punto di vista sugli eventi é quello di Daniel, che coincide solo in parte con ciò che percepisce lo spettatore. Tavernier, quasi a ribadire costantemente l'ambivalenza di Daniel, osservatore privilegiato ma anche attore nelle vicende narrate, limita i primi piani, colloca la mdp a media distanza e lo inserisce spesso ai margini delle inquadrature. Non ci presenta un eroe, ma un educatore che svolge con passione il proprio lavoro e che fatica come tanti per trovare equilibrio nella vita privata. Non a caso lo interpreta Philippe Torreton, già in prima linea contro i tedeschi nei panni del magnifico capitano Conan di una precedente pellicola di Tavernier, e qui di nuovo in trincea per combattere i mali interni del sistema socio-educativo francese. Un personaggio che nei momenti di spensierato disincanto ricorda quel monsieur Malausséne creato da Pennac e che tanto ha inciso sull'immaginario del popolo transalpino; un Don Chisciotte, solo più consapevole dei limiti del proprio idealismo, esattamente come Tavernier.

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Daniel è il pugnace direttore e insegnante di un asilo in una cittadina ex mineraria nella regione di Valenciennes. Una zona depressa e sottosviluppata, con una percentuale altissima di disoccupati. Ma Daniel appartiene a quella nobile schiatta, eroica suo malgrado, di insegnanti cocciuti e ribelli che lottano per cambiare le cose. Infischiandosene delle circolali ministeriali, degli ispettori pomposi, dei soldi che mancano, dell'assistenza sociale a corrente alternata. L'universo espressivo e morale di tavernier si concretizza in una sintesi personale tra fiction e documentario, una messa in scena più sollecitata al momento che costruita prima, ottenuta inserendo alcuni professionisti in un ambiente che resta com'era. Un film che prende posizione suggerendo responsabilità individuali, collettive e politiche per una situazione di degrado che relega la scuola a parcheggio dei piccoli da parte di nuclei familiari sfaldati e incoerenti.

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