Il Re Leone
(The
Lion King)
|
Disney n°32. Tanti lungometraggi per tanti successi.
Questo del Re Leone è ancora una volta esorbitante. Superiore
a La Bella e la Bestia,
superiore ad Aladdin, campione d'incassi
su tutti i mercati (ma chissà se qui da noi, in queste vacanze
riuscirà a raggiungere i 30 miliardi e passa de Il Mostro?),
esaltato quasi unanimemente per i prodigi della tecnica d'animazione.
Perché quel "quasi"? Perché in
The Lion King
si alternano veri affreschi panoramici folgoranti di colori e "movimenti
di macchina" (l'emozionante sequenza d'apertura) e scene di scarsa
personalità figurativa in cui i corpi disegnati degli animali sembrano
"appoggiati" ai fondali dipinti, così levigati, senza
una ruga, senza un'increspatura della pelle, inaspettatamente "giapponesi"
nella rigidità dei lineamenti. Ma se Aladdin, per fermarci
al passato prossimo, brillava più omogeneamente per la modernità
visiva delle invenzioni coreografiche,
Il Re Leone affascina per
la maestosità narrativa che tiene perfettamente la durata del racconto.
Dall'avventura del piccolo leoncino Simba, che si ritrova orfano ed esule
dopo che l'infido zio Scar ha provocato la morte del Re suo padre e gliene
ha malignamente addossato la responsabilità, scaturiscono i temi
più classici della fiaba "educativa": la perfidia delle
cospirazioni di palazzo, la tragedia del distacco dai genitori, la minaccia
dell'assolutismo e il degrado ecologico con l'affermarsi del ripugnante
popolo delle iene, i sensi di colpa di fronte alle difficoltà della
vita e la maturazione dell'eroe predestinato
(il titolo della canzone-guida non per niente è The Circle of
Life - Il cerchio della vita), l'importanza dell'amicizia (il saggio
Zazu e i due "caratteristi" Timon e Pumbaa), la scoperta fortificante
dell'amore (la leonessa Nala), i segni profetici della magia... |
ezio leoni - La Difesa Del Popolo 1 gennaio1995 |