Il Re Leone (The Lion King)
Rogers Allers e Rob Minkoff - USA 1994 - 1h 30'
[animazione]


    Disney n°32. Tanti lungometraggi per tanti successi. Questo del Re Leone è ancora una volta esorbitante. Superiore a La Bella e la Bestia, superiore ad Aladdin, campione d'incassi su tutti i mercati (ma chissà se qui da noi, in queste vacanze riuscirà a raggiungere i 30 miliardi e passa de Il Mostro?), esaltato quasi unanimemente per i prodigi della tecnica d'animazione. Perché quel "quasi"? Perché in The Lion King si alternano veri affreschi panoramici folgoranti di colori e "movimenti di macchina" (l'emozionante sequenza d'apertura) e scene di scarsa personalità figurativa in cui i corpi disegnati degli animali sembrano "appoggiati" ai fondali dipinti, così levigati, senza una ruga, senza un'increspatura della pelle, inaspettatamente "giapponesi" nella rigidità dei lineamenti. Ma se Aladdin, per fermarci al passato prossimo, brillava più omogeneamente per la modernità visiva delle invenzioni coreografiche, Il Re Leone affascina per la maestosità narrativa che tiene perfettamente la durata del racconto. Dall'avventura del piccolo leoncino Simba, che si ritrova orfano ed esule dopo che l'infido zio Scar ha provocato la morte del Re suo padre e gliene ha malignamente addossato la responsabilità, scaturiscono i temi più classici della fiaba "educativa": la perfidia delle cospirazioni di palazzo, la tragedia del distacco dai genitori, la minaccia dell'assolutismo e il degrado ecologico con l'affermarsi del ripugnante popolo delle iene, i sensi di colpa di fronte alle difficoltà della vita e la maturazione dell'eroe predestinato (il titolo della canzone-guida non per niente è The Circle of Life - Il cerchio della vita), l'importanza dell'amicizia (il saggio Zazu e i due "caratteristi" Timon e Pumbaa), la scoperta fortificante dell'amore (la leonessa Nala), i segni profetici della magia...
Basta e avanza per affascinare i bambini e non tediare gli adulti. Poi metteteci il doppiaggio austero di Vittorio Gassman (per il Re Mufasa), la sequenza dirompente della carica degli gnù, le accattivanti musiche di Elton John, Tim Rice e Hans Zimmer ed eccovi confezionato un prodotto talmente perfetto da raggiungere quasi la saturazione emotiva: nonostante i grandi proclami di presunti traumi infantili di fronte alla morte del papà-leone, non ci è sembrato di vedere tra i bambini nessuna lacrima di commozione. Ma la nostra indomita nostalgia per l'empatia di
Bambi e per la purezza espressiva dei classici Disney resta forse uno sfizio cinefilo. Onore e gloria al Lion King, questo Natale cinematografico è tutto suo.

ezio leoni - La Difesa Del Popolo  1 gennaio1995