Truman Capote: a sangue freddo (Capote)
Bennett Miller - USA 2005 - 1h 38'
[opera prima]

miglior attore protagonista (PHILIP S. HOFFMAN)


sito ufficiale

da Il Corriere della Sera (Claudio Carabba)

        La campagna è quieta e senza vento. La macchina da presa si ferma sulla casa del massacro, nel Kansas desolato. «Laggiù» è attratto il brillante scrittore che vuole capire perché una famiglia di agricoltori è stata sterminata. Truman Capote - A sangue freddo, ben girato dal debuttante Bennett Miller, non è un’autobiografia, ma la ricostruzione della nascita di un capolavoro (A sangue freddo). Con uno strepitoso lavoro di scavo Philip S. Hoffman (Oscar!) penetra nel suo personaggio: i colloqui con i due assassini sono sconvolgenti, anche perché la forca è pronta. Il viaggio di Truman continuerà con altre voci, in altre stanze. Ma il cinismo è un peccato imperdonabile: nessuna preghiera sarà esaudita.

da Il Sole 24 Ore (Luigi Paini)

           Truman Capote - A sangue freddo, di Bennett Miller, è la storia di un’ossessione. In un giorno di dicembre del 1959 il geniale ed eccentrico scrittore americano legge su un quotidiano una notizia che lo sconvolge: a migliaia di miglia di distanza, nelle praterie del Kansas, quattro persone (padre, madre e due figli adolescenti) sono state brutalmente uccise nella loro casa. senza un movente plausibile. Di omicidi ne avvengono tanti, tutti i giorni, in America come altrove. Che c’è dunque di tanto particolare in questo? Anche Capote non lo sa bene: sa solo che deve partire al più presto, deve vedere con i suoi occhi, deve sentire le reazioni della gente del luogo. Sa che si tratterà di un’esperienza sconvolgente, capace di dare materiale per scrivere una storia di successo. Due piani che si intrecciano nella sua mente, in modo indipanabile. E quando gli assassini, due sbandati venuti da un altro Stato, sono finalmente catturati, l’ambiguità diventa ancora più forte. E per pietà nei loro confronti che paga un avvocato capace di tirare in lungo la causa? Oppure è solo per avere più tempo per sentirne i racconti, così che il libro in preparazione diventi ancora più sensazionale? Il fatto è che lo stesso Capote è un personaggio complesso, uscito da una durissima situazione di famiglia. Sua madre, esattamente come quella di uno dei due ‘mostri”, lo maltrattava da bambino, lo lasciava per lunghe ore solo in una stanza d’albergo. Eppure lui ne è uscito, ha raggiunto il successo, mentre quell’uomo che sta aspettando il cappio del boia ha finito per distruggere la sua vita e quella di tanti altri. E possibile non provare nemmeno un briciolo di pietà? È giusto fare solo e soltanto l”entomologo”? Domande angoscianti che il film pone, e la cui risposta lascia alla coscienza di ciascuno di noi.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

        Riprendendo il titolo del film di Brooks del ' 67 (cronaca di un eccidio del Kansas ' 59, famiglia trucidata senza perché) il neo regista Bennett Miller lo racconta guardando negli occhi Truman Capote che, intervistando due killer, raggiunse il top della carriera con un inedito romanzo-verità costato un'appassionata amicizia sul filo di un'ambiguità caratteriale, riconoscendo una zona buia comune dell'inconscio. Lo scrittore snob di Colazione da Tiffany, amato dai vip finché non diffuse i loro gossip, va con l'amica Harper Lee a indagare su quel fattaccio in cui rimase irretito emotivamente. Il film è bello e serrato, come una maxi indagine psicologica su un personaggio controverso e geniale che Philip Seymour Hoffman, occhialini, cappotto di cammello, parlata moscia, recita con un'adesione psicosomatica straordinaria e ironia: l'Oscar è suo.


promo

Questa opera prima, consacrata con l'OSCAR PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE, non è un’autobiografia, ma la ricostruzione della nascita di un capolavoro letterario. Miller la racconta guardando negli occhi Capote (lo scrittore snob di Colazione da Tiffany) che, intervistando due killer, raggiunse il top della carriera con un inedito romanzo-verità costato un'appassionata amicizia sul filo di un'ambiguità caratteriale, riconoscendo una zona buia comune dell'inconscio. Con uno strepitoso lavoro di scavo Philip S. Hoffman penetra nel suo personaggio: i colloqui con i due assassini sono sconvolgenti, anche perché la forca è pronta...

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