Casanova
Lasse Hallström - USA 2005 - 1h 50'

Venezia 62°


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«La fornicazione su larga scala rende confusi!»

da Il Mattino (Valerio Caprara)

        Per la verità si pensava al peggio, ma il Casanova presentato fuori gara e illustrato alla maniera hollywoodiana dal sussiegoso Lasse Hallstrom (Chocolat) non è apparso la temuta catastrofe. Certo, sull'inestinguibile mitografia del grande conquistatore era difficile costruire qualcosa di nuovo e proprio un regista così leccato e prevedibile non poteva fare miracoli: eppure la variazione brillante e pochadistica dell'ennesima avventura del maestro del travestimento e dell'ingegno seduttivo può fornire una dose accettabile d'intrattenimento senza ingombri artistici. Nel rutilante sfarzo d'immagini senza alcun retroterra stilistico, il leggendario Casanova (Heath Ledger) si ritrova ad affrontare la bella veneziana Francesca (Sienna Miller) che, incredibilmente, prima gli resiste con mille astuzie e poi addirittura gli offre su di un piatto d'argento l'imprevedibile chance di vivere finalmente un'autentica e reciproca passione. I dieci mesi vissuti dalla troupe in laguna (tra la Chiesa di Santa Maria della Salute, Piazza San Marco e la Scuola Grande di San Rocco) sullo schermo danno buoni frutti e la rilettura in chiave allegramente rocambolesca e totalmente pretestuosa si manifesta come una vera festa per gli occhi.

da Il Foglio (Mariarosa Mancuso)

           Alla mostra di Venezia fu accolto malissimo. Tutti a spiegare che il Casanova di Federico Fellini era un’altra cosa. Che Heath Ledger non era neanche paragonabile a Donald Sutherland (il biondo australiano non aveva ancora la nomination all’Oscar). Che calli e campielli erano di cartapesta. Che il cattivo gusto era tipicamente americano, e la storia del seduttore innamorato risultava assai improbabile. I topi di biblioteca certificarono che nelle 1700 pagine delle memorie scritte (in francese) dall’avventuriero non se ne trovava traccia. Reazione esagerata, e fuori bersaglio. Il Casanova di Lasse Hallstrom funziona come una farsa. Niente di meno e niente di più. Se uno non ama il genere, può tranquillamente evitarlo. Ma come farsa funziona benissimo. Ha tutti i personaggi e gli equivoci al posto giusto, tutti gli scherzacci e le mascherate necessarie, in bilico tra la serietà della bella Francesca, filosofa costretta a pubblicare con un nome da uomo, e la frivolezza di Casanova che salta da un letto (e da un cornicione) all’altro. Tanto bello che la bionda vicina di casa al solo guardarlo si sente svenire per l’emozione, e distrugge una gabbietta di legno, come atto sostitutivo. Siamo nel 1753, gli anni di Marivaux e di Goldoni, che di sicuro lo sceneggiatore-ombra, un certo Tom Stoppard, conosce benissimo (anche se evidentemente gli secca essere citato nei titoli di una produzione Disney, troppo poco chic per uno diventato famoso con Rosencrantz e Guildestern sono morti, facendo da scrittore-ombra a Shakespeare). L’Inquisizione, che in quegli anni a Venezia ha parecchio da fare, è sulle tracce del seduttor dei seduttori. Casanova finge di essere un altro, e naturalmente incontra una fanciulla dalla doppia vita, che per soprammercato non crede nell’amore e all’occasione sa maneggiare la spada. Ovviamente, la ragazza è promessa a un altro. Venduta al riccone Paprizzio, perché ci sono le finanze di famiglia da risanare. Lo sfortunato miliardario (l’attore Oliver Platt) subirà ogni tortura, pur di dimagrire. Mentre Lena Olin – vedova assatanata e madre della sposa – si guarda in giro famelica. Heath Ledger sta benissimo con gli abiti settecenteschi, il codino e la maschera. A Jeremy Irons, nella parte del vescovo Pucci, il viola dona un po’ meno.

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

        Casanova senza sesso è come un’auto senza ruote: ma quando a produrre il film è la Disney c'è poco da fare, l'unica sarebbe non dirigerlo. Lasse Hallstrom, il bravo regista svedese-americano sessantenne autore di La mia vita a quattro zampe, Buon compleanno Mr. Grape, Le regole della casa del sidro, Chocolat, ha scelto di sostituire il sesso con Venezia e con la vitalità, l’allegro dinamismo di avventure e sfide. La vita di Casanova, storia di morte nel Casanova di Federico Fellini, storia di nascente sensualità in Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano di Luigi Comencini con Leonard Whiting, diventa qui una corsa perenne, una vicenda immaginaria che racconta alla maniera delle «Memorie» di Casanova amori, equivoci, burle, scambi di persona, promesse di matrimonio, abili travestimenti e astuti inganni, persecuzioni religiose, scherzi da commedia allegra.
Il film lussuoso e fastoso, tutto girato in una Venezia assolata e radiosa come una spiaggia dei Tropici, con bei costumi e begli ambienti, non rispecchia sempre la verità dei fatti biografici di Casanova e introduce un elemento di omaggio alle donne poco consono all’epoca: la più amata dal seduttore fa l’unica cosa che lui credeva impossibile, lo respinge e lo costringe ad inseguirla. La ragazza è Sienna Miller; Jeremy Irons è un vescovo Inquisitore ridicolo; è un Casanova troppo legnoso Heath Ledger, australiano, uno dei due cowboy gay del
film di Ang Lee; i protagonisti sono circondati da attori minori molto bravi. Girato bene,
Casanova è piacevole e interessante: somiglia troppo alla rappresentazione delle commedie di Goldoni offerte dalle compagnie di dilettanti, tutte trilli, manierismi veneti, tacchi battuti sul pavimento, risatelle e capricci.

 

TORRESINO - marzo 2006
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