Anche
i borghesi piangono. E diventano poveri, realtà di tutti i giorni,
anche italiana. Nel perfido e intelligente film di
Costa-Gavras,
tratto da un giallo di Donald Westlake, un manager dell' industria
cartaria licenziato per esubero multinazionale, per evitare la concorrenza,
decide di uccidere spietatamente, complice il fermo posta, i quadri
sul mercato al suo livello, killer spietato ma di una commedia nera
degli equivoci, mantenendo in casa il ruolo nevrotico ma innocente
del buon padre e marito. Anche per merito del bravo Josè Garcia, che
fa del male con gran naturalezza come una brava persona travolta dalla
solitudine, il film svolge la sua paradossale tesi, fino al finale
aperto e pessimista, col professionismo di un autore impegnato (Z,
La confessione)
che raggira un tema morale in scorciatoia sindacale come un altro
dramma sociale,
A tempo pieno di Cantet.
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Di
variazioni sul tema ne abbiamo viste diverse al cinema. Il tema, sociale
ma riguardante i "colletti bianchi" e non più la
classe
operaia, è quello dell'improvvisa perdita di lavoro, status, benessere: e
delle reazioni. Tra i precedenti contiamo
Americani
('92) dove, da una commedia di David Mamet, i venditori Jack Lemmon, Al
Pacino, Alec Baldwin e Alan Arkin si fanno la guerra tra loro quando il
posto è in pericolo. Contiamo l'italiano
Volevo solo dormirle addosso con Giorgio Pasotti che taglia teste per evitare di perdere la
propria. Contiamo infine A tempo pieno del francese Laurent Cantet
ispirato alla vera vicenda di un tale che ha finto per anni con la
famiglia prima del tragico epilogo, e sul versante comico il nuovissimo
Dick&Jane con Jim Carrey che abbraccia la professione di ladro.
In
Cacciatore di teste Costa Gavras intesse un racconto morale e
fantasociale. Mette in scena la vicenda di un tecnico altamente
specializzato che a quarant'anni si trova fuori dalla porta e reagisce
uccidendo uno a uno i possibili rivali, i suoi parigrado
tra gli altri disoccupati dello stesso ramo, coloro che potrebbero essere
di ostacolo al suo reinserimento. Freddamente perché ritiene di agire in
nome di un proprio diritto, e maldestramente perché non è un criminale.
Nascondendo e mentendo alla famiglia. E la "morale" inquietante risiede
nella piega che prendono i fatti, nell'esito a sorpresa. La ferocia è tra
noi, diversamente da quella dei lager non serve solo a sopravvivere ma
anche a conservare il superfluo, destinato a pochi sulla pelle dei tanti. |