Buttate
via il titolo italiano e conservate l’originale: Walk
the Line,
dalla canzone più celebre di Johnny Cash,
I Walk the Line, cioè “cammino lungo
la linea”, “rigo dritto”, sempre in bilico fra la vita e il baratro.
Questo fu Johnny Cash, idolo rock venuto dall’America
rurale e dalla Grande Depressione, con un padre duro e astioso (il
figlio maggiore, e preferito, era morto ragazzino), autodidatta alla
chitarra, scontroso e insicuro, che un giorno durante un provino fiacco
con la sua band improvvisata si sentì apostrofare dal discografico:
«Se un camion ti investisse e ti restasse un solo minuto, cosa
canteresti?». E allora, arrabbiato, cominciò a cantare “I shot
a man in Reno”, ho sparato a un uomo a Reno solo per vederlo morire.
Battente, memore della disperazione dei vagabondi e dei diseredati,
corrucciato. Era la metà degli anni ‘50, Cash diventò famoso, girò
tutta l’America in tour con Jerry Lee Lewis, il giovane Elvis Presley
e June Carter, si sfinì con la droga, si risollevò.
Walk
the Line
comincia al momento del famoso concerto tenuto nel 1968 nella prigione
di Folsom, torna indietro in flashback, poche battute chiare sull’infanzia
di Johnny, il servizio militare in Europa e le prime composizioni,
Memphis e il primo matrimonio, la musica, il grande amore. A differenza
della maggior parte delle biopic non vuole raccontare tutta la storia
del protagonista, ma solo “quegli” anni (dal 1954 al 1968) e soprattutto
“quella” storia: la bellissima storia d’amore tra Johnny Cash e la
cantante June Carter che, per dieci anni, riuscirono ad amarsi soltanto
davanti a 10.000 persone, sul palcoscenico, e si sfuggirono nella
vita privata. «Ti vesti di nero perché non hai trovato altro. Hai
inventato quel sound perché non sai suonare bene. Hai tentato di baciarmi
perché non volevi. Quando ti decidi a prenderti una responsabilità?»,
gli chiede June all’inizio della loro amicizia. E intanto sposa altri
due uomini coi quali fa dei figli, mentre Johnny, autodistruttivo
ed elettrizzato, si allontana dalla moglie, beve, si droga, sprofonda.
Finché June non lo rimette in sesto. Non un film di regia, ma di musica
(curata da T Bone Burnett), di sceneggiatura (di Gill Dennis e James
Mangold
,
dalle autobiografie di Cash) e d’interpretazione: Joaquin Phoenix
e Reese Witherspoon (anche cantanti) sono magnifici e appassionati.
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Con
la consueta fiducia nel pubblico italiano, i distributori hanno
ribattezzato
Walk the Line
con il titolo
Quando l'amore brucia l'anima,
sperando che nessuno si accorga che è un film sulla vita di Johnny Cash:
sapete com’è, il vecchio Johnny era «solo» uno dei cantanti country più
famosi del ‘900, ma è molto probabile che gli italiani selvaggi, drogati
dal rock e da Pavarotti, non sappiano nemmeno chi è! Figurarsi se sanno, i
buzzurri suddetti, che
Walk the Line
è una delle più importanti canzoni del nostro eroe e che il suo titolo
(significa «camminare sul filo») racchiude tutta la sua vita spericolata,
ma spericolata davvero!, non come quella pantofolaia di un Vasco Rossi
qualsiasi.
Cresciuto nell’America profonda della Depressione, forgiato dal servizio
militare in Europa (in Germania, come Elvis). dedito ad ogni tipo di
sostanza (stupefacente e non) che potesse «tenerlo su» durante una
frenetica carriera di concerti, incisioni e crisi matrimoniali, Cash è
stato un vero eroe maledetto della musica popolare americana. Noi europei
leghiamo l’idea di maledizione al rock e al jazz e dimentichiamo spesso
due cose: che anche il country ha avuto i suoi lati oscuri e che tra gli
anni ‘50 e ‘60 era assai limitrofo al rock’n’roll, al punto che Cash
girava l’America in tour accanto a rocker come Elvis Presley e Jerry Lee
Lewis.
Il film racconta soprattutto questo periodo, il più turbolento della vita
di Cash, e si impernia sul controverso rapporto con la grande cantante
June Carter che diverrà la sua seconda moglie. E un film accurato, pieno
di belle canzoni, drammatico, toccante: non esce dal canone del film
biografico, ma ne costituisce un esempio di eccellenza. James Mangold, il
regista di
Copland, cullava questo progetto da
anni e aveva ottenuto l’ok di Cash e di sua moglie prima che entrambi
morissero a pochi mesi l’uno dall’altra, nel 2003.. Sia Johnn, sia June
avevano scelto, incontrato e «benedetto» i rispettivi interpreti: quindi è
doppiamente commovente vedere quanto sono bravi Joaquin Phoenix e Reese
Witherspoon nei loro panni. Tra l’altro cantano loro, i due ragazzi, e se
la cavano benissimo. |