Inception |
Di
fronte ad un film come
Inception il mestiere del critico rischia di
configurarsi come quello di un decodificatore di una materia filmica
difficile da manipolare. Complicato e frastornante il film di
Christopher Nolan parte da un presupposto squisitamente
cinematografico: sullo schermo la rappresentazione del reale e del
fantastico hanno la stessa valenza, la stessa forza e la stessa
precarietà figurativa.
Inception osa di più e si (ci) tuffa a corpo
morto nell’ambiguità percettiva del sogno, nei meandri immaginifici
dell’inconscio. Il tessuto narrativo è ovviamente sopra le righe, ma
anche qui Nolan (Memento,
Il cavaliere oscuro) non si ferma ad un
percorso psicofantascientifico introspettivo (da Freud a
Kubrick), ma
deborda in un adrenalinico thriller visionario, saturo di tensione. Il
filo di Arianna del racconto parte da un assunto semplice e assurdo:
l’esistenza di un manipolo di hacker del subconscio che sa entrare nei
sogni altrui e diventarne partecipe, amalgamando le proprie percezioni
in un flusso onirico condiviso. Lo scopo? Rubare informazioni e
segreti, ma non solo: riuscire ad innestare un'idea recondita che
posso arrivare a modificare le azioni del conscio (nello specifico
instillare in un giovane erede industriale l’intenzione di frammentare
il potere aziendale paterno). La complessità del progetto necessità di
più pedine che interagiscono nella costruzione di un puzzle
labirintico che stratifichi un sogno nel sogno di un sogno…
Dom Cobb
(Leonardo Dicaprio), abile scassinatore del
subconscio altrui (ma
sofferto protagonista del proprio), ha al suo fianco
Ariane (Ellen
Page-Juno), l’architetto creatore di mondi immaginari,
Saito, il
committente dell’impresa di sabotaggio industriale,
Yusuf, il chimico
capace di creare un passpartout farmacologico per le frontiere del
sonno,
Eames, il falsario in grado di riconfigurare ogni spazio
onirico alle esigenze della missione e
Arthur (Joseph Gordon–Levitt),
indispensabile coordinatore del lavoro di squadra. I sei dovranno
avventurarsi in un livello plurimo di universi onirici non
dimenticando che nel passaggio dalla realtà al sogno il tempo si
dilata (e più livelli moltiplicano la dilatazione) e che le
scorciatoie per un sonno artificiale (le droghe preparate da Yusuf
abbinate agli strani marchingegni narcotizzanti azionati da Arthur)
comportano alti rischi di “instabilità” psicofisica per cui i traumi
subiti nel sogno possono avere effetti devastanti per un (non) ritorno
alla realtà…
Se, nello sguardo, restano memorabili le fantasticherie scenografiche con cui il paesaggio parigino si accortoccia su se stesso, i corridoi senza fine ove i personaggi volteggiano in un estraniante vuoto di gravita, è il magma nostalgico che fuoriesce dalla tragica vicenda sentimentale di Mal e Dom che sa dare calore e senso alla fascinazione schermica di Inception. Borges, Esher, Resnais… le citazioni abbondano, ma ogni intellettualismo si stempera nelle note languide di Je ne regrette rien.
|
ezio leoni - La Difesa del Popolo 10 ottobre 2010 |
cineforum ANTONIANUM/The Last Tycoon 2010-2011 |