Diavolo di un
Victor Hugo. Quando nessuno ormai lo leggeva più, i suoi libri rigonfi di
passioni sono diventati libretti per musical. E quando quello tratto dai
Miserabili è diventato il più visto della
storia (...), ecco il regista del
Discorso del Re
farne un kolossal, come esige l'opera, in cui tutto è macroscopico,
pantografato, esagerato. Tutto tranne le voci, perché la sfida è proprio
questa: far cantare dal vivo attori di cinema, non sempre dotati dal punto
di vista vocale. Faccia tosta, licenza poetica, suicidio d'artista? Se
accettate il partito preso e vi concentrate sugli sforzi canori di Hugh
Jackman e Russell Crowe anziché sulle loro voci sfibrate, l'esperienza non
manca di fascino. (...) Tom Hooper
- che sui problemi di voce ha costruito
una commedia geniale come
Il discorso del Re - non fa «teatro filmato» (a
lungo l'accusa più infamante che potesse colpire un regista, salvo poi
scoprire che era un falso problema). Fa un film grandioso per impianto.
Giocando contro questa grandiosità la debolezza vocale dei protagonisti
(non solo vocale: Crowe è talmente superiore a Jackman che Javert finisce
per essere molto più tormentato e interessante di Jean Valjean). Certo,
fra tante nominations l'unica a meritarla davvero è la vibrante Hathaway
(ma sono esilaranti Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter, coppia di
imbroglioni e trasformisti). Ed è vero che il meglio, non succede spesso,
sta nelle scene di massa. Alzi la mano chi non si emoziona davanti alle
barricate, specie quando canta il piccolo insorto Gavroche (voce
meravigliosa stavolta: infatti viene dalla versione teatrale londinese).
Del resto anche la prosa turgida di Hugo non faceva psicologia. Faceva
spettacolo. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Trasposto per la
regia del Toby Hooper,
Les
Mis,
che ha già ramazzato vari Golden Globes, è in gara per l'Oscar in otto
categorie fra cui quella al protagonista maschile Hugh Jackman e
all'attrice non protagonista Anne Hathaway, mentre il botteghino Usa
viaggia verso i 150 milioni di dollari, e il film in Inghilterra è per la
terza settimana in testa agli incassi. Tuttavia alcune critiche
statunitensi (e parliamo di testate importanti come The New York Times)
non sono state affatto tenere, rilevando diverse pecche: gli attori sono
ripresi piombando su di loro in monotoni primi piani; nella speranza di
movimentare la scena, il regista fa uso e abuso di inquadrature sghembe e
grandangoli; la pur suggestiva imbastitura scenografica si avvale
dell'evidente ausilio degli effetti speciali e avanti di questo tono. Sono
riserve che possono avere una loro ragione, ma per contro si può affermare
che Hooper ha lavorato nel pieno rispetto della convenzione non realista
del palcoscenico, sia a livello di scenografia che di taglio narrativo; e
ridondanza ed eccesso di stile non sono forse connaturati alla pagina di
Hugo? Evidenziando del romanzo sia gli empiti cristiani che quelli sociali
(...), il film si attiene alla struttura dello spettacolo originario
inanellando una dietro l'altra le melodie (49 più una nuova, aggiunta),
senza recitativi o dialoghi (le battute saranno una decina): ma cantando
dal vivo gli interpreti (da Jackman ad Hathaway a Crowe, passando per gli
intermezzi comico-grotteschi della coppia Bonham Carter /Sacha Baron)
trasmettono un'autentica emozione; e se, come all'opera, si accetta la
convenzione di un racconto in musica, al film ci si può appassionare e
commuovere ritrovando quella che per Henry James era la componente
essenziale dell'arte di Hugo, ovvero il suo cuore per cui, scrisse, «noi
nutriamo un profondo rispetto». |
Alessandra Levantesi Kezich -
La Stampa
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promo |
La trama è fedele al romanzo di Hugo: Francia, XIX Secolo. Jean
Valjean - ricercato da decenni dallo spietato poliziotto Javert
per aver violato la libertà condizionata - vive sotto falsa
identità in un villaggio dove è conosciuto per la sua generosità e
per l'aiuto che offre ai più deboli. Tutto sembra andare bene,
grazie anche alla presenza della giovane Cosette, la figlia
dell'operaia Fantine che Valjean ha preso con sé per allevarla.
Tuttavia, l'arrivo sul posto di Javert cambierà ancora una volta
la sua vita... Tom Hooper costruisce un film grandioso e
affascinante che, attenendosi alla struttura dello spettacolo
originario, osa inanellare una dietro l'altra, senza recitativi o
dialoghi, le splendide melodie di. Le "coraggiose" interpretazioni di Jackman, Hathaway e Crowe, che cantano dal
vivo, trasmettono un'autentica emozione; e se, come all'opera, si
accetta la convenzione di un racconto in musica, al film ci si può
davvero appassionare e commuovere. |
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LUX
- febbraio 2013
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