Il
microfono è enorme, la folla immensa, l'ansia insostenibile. Così la voce
si increspa, si strozza, inciampa sulle consonanti, erompe rotolando a
singhiozzo sulle sillabe fino a quando, Dio sia lodato, la frase finisce.
E si ricomincia... Se per chiunque balbettare è un supplizio, per un
principe ereditario è una vergogna, una mutilazione, una tragica perdita
di autorità. Se poi siamo negli anni 30, l'età d'oro della radio, l'epoca
in cui Hitler soggioga le folle e incendia l'Europa con la sua oratoria,
il dramma del duca di York, secondogenito di Re Giorgio V, afflitto fin
dall'infanzia da quel difetto misterioso, diventa anche un vero problema
politico. Tutto questo però
Il discorso del Re
ce lo lascia indovinare, concentrandosi opportunamente (specie nella prima
metà) sui protagonisti. Anzi incarnando una gran massa di spunti e di idee
nei corpi e nelle voci di due grandi attori al loro massimo storico: Colin
Firth, il principe balbuziente, costretto a curarsi dalla moglie (una
squisita Helena Bonham-Carter). E Geoffrey Rush, logopedista australiano
[...] e attore mancato; un semplice guitto, agli occhi del principe,
catapultato dal caso in una posizione di potere... |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
La
balbuzie, dunque, studiata con finezza e accenti anche delicati in quel
personaggio al centro che incontriamo prima come Duca di York, ancora
vivente suo padre Giorgio V, e secondo nella linea di successione perché
il primo è quell'Edoardo Principe di Galles di cui ci si rivelano quasi
subito i rapporti con l'americana divorziata Wally Simpson [...] Tutto
molto da vicino, i personaggi analizzati con cure attente, gli ambienti
attorno ricostruiti con rispetto per i dati autentici e i tanti momenti
storici da cui la vicenda è attraversata espressi sempre con emozioni e
tensioni pronte a conquistarsi spazi privilegiati, ma con misura. Li
domina, percorrendoli tutti con grande sensibilità (anche quando 'recita'
la balbuzie), l'attore inglese Colin Firth
che aggiunge felicemente Giorgio VI ai tanti personaggi che ha saputo
creare nel corso della sua fortunatissima carriera. Queen Elizabeth, al
suo fianco, è Helena Bonham Carter, che riesce con grazia e intelligenza a
somigliarle. Il logopedista è l'australiano Geoffrey Rush, una maschera
forte e risentita. |
Gian Luigi Rondi - Il Tempo |
Il
re non è nudo, ma balbuziente. E si spoglia: grazie a una moglie che lo
ama un logopedista tanto eterodosso quanto bravo, lotterà per far sentire
la propria voce, fino a tenere il discorso più importante, quello che
accompagna il Regno Unito nella Seconda guerra mondiale. Il sovrano è
Giorgio VI, magnificamente interpretato da Colin Firth, la consorte
Elisabetta è Helena Bonham Carter, lo strizzaugola Geoffrey Rush: sono
loro le parole chiave de
Il discorso del Re
di Tom Hooper, che ha vinto a Toronto e fatto il pieno di nomination agli
Oscar. Il segreto? Sceneggiatura di ferro, attori super, regia elementare
ma non sciatta, gusto british esportabile Oltremanica, ma c'è di più: è
cinema sartoriale, su misura e di ottima fattura, come si faceva una
volta. Si consiglia la visione preserale, dopo il tè delle cinque... |
Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano |
promo |
Giorgio VI
d'Inghilterra - incoronato Re dopo l'abdicazione del fratello
Edoardo VIII per amore della bella Wallis Simpson - si considera
inadatto a guidare il Paese, soprattutto a causa di una balbuzie
nervosa che lo affligge. Per riuscire a superare il suo handicap,
il Re si affida alle cure del terapista Lionel Logue, i cui metodi
poco ortodossi riusciranno a restituirgli la voce e il carisma
facendogli superare le sue paure e il suo limite. Una vicenda
storica espressa sempre con emozioni e tensioni pronte a
conquistarsi spazi privilegiati, ma con misura. Li domina,
percorrendoli tutti con grande sensibilità Colin Firth che
aggiunge felicemente Giorgio VI ai tanti personaggi che ha saputo
creare nel corso della sua fortunatissima carriera. Per lui uno
delle quattro statuette conquistate dal film trionfatore della
notte degli oscar 2011. |
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto
2011