The Impossible
Juan Antonio Bayona -
Spagna/USA
2012
- 1h 54' |
Henry,
Maria e i loro tre figli decidono di concedersi una vacanza natalizia
lasciando il Giappone dove lui lavora, per raggiungere la Thailandia.
Anche se Henry ha qualche preoccupazione relativa al suo impiego il relax
è totale. Fino a quando, la mattina del 26 uno tsunami di enormi
proporzioni travolge tutto ciò che si trova di fronte. Maria viene
trascinata via nella stessa direzione del figlio maggiore Lucas mentre
Henry viene travolto mentre ha stretti a sé i due figli più piccoli. In
quella catastrofe naturale moriranno trecentomila persone.
La didascalia iniziale del film ci ricorda che quella a cui stiamo per
assistere è una storia vera e lo ribadisce. Si tratta di una giusta
segnalazione perché è su questo elemento che si basa la credibilità del
film. Quante volte assistiamo a vicende che sul grande schermo ci
costringono alla 'non' sospensione dell'incredulità che la materia di cui
sono fatti i sogni richiederebbe? Quante volte cioè ci vediamo proporre
vicende per le quali ci viene da dubitare che chi ha scritto la
sceneggiatura e poi diretto e montato il film sia dotato di un minimo
senso della realtà? Non poche purtroppo.
The Impossible
prende le mosse da questa nostra consapevolezza e sin dal titolo ci mette
in guardia: ci verrà raccontato l'impossibile. Un impossibile che però,
negli elementi essenziali che vengono proposti sullo schermo, è davvero
accaduto. Perché la realtà talvolta supera la più fervida immaginazione e
ciò che nella finzione ci appare come retorico si rivela invece come
dannatamente umano. Perché è concentrandosi su un nucleo ristretto (una
famiglia) coinvolto in un'immane tragedia che Bayona riesce a restituirci
il senso di un disastro che nessun telegiornale era riuscito a offrirci.
C'era arrivato vicino Clint Eastwood in
Hereafter
muovendosi però su altri piani di narrazione. Bayona falsifica volutamente
un solo elemento: la famiglia nella realtà era spagnola ed era formata da
Maria, Quique, Lucas, Tomas e Simon. La distribuzione internazionale del
film e il casting richiedevano questo cambiamento. Chi non sa nulla della
loro vicenda però farà bene a non informarsi preventivamente perché il
regista sa come toccare le corde più sensibili degli spettatori immergendo
la sala quasi fisicamente in quelle acque in tumulto. Lo fa soprattutto
grazie non tanto alle star Watts e McGregor ma con lo sguardo dolente di
Tom Holland che interpreta Lucas. Bayona aveva già dato prova con
The Orphanage
di un'attenzione particolare verso i più giovani e quindi più indifesi (da
quel film porta con sé per un cameo role scaramantico Geraldine Chaplin).
Il viaggio di Lucas nell'orrore inatteso ricorda da vicino quello di Jim 'Jamie'
Graham de L'impero del sole di
Steven Spielberg. Entrambi vengono
catapultati all'improvviso in un inferno in cui sembra contare solo la
possibilità di sopravvivere. Scopriranno che la paura della perdita e del
distacco da chi ci è più caro lascia segni nel profondo ma avranno anche
modo di entrare in contatto con un'umanità capace, nei momenti più
estremi, di ritrovare una solidarietà che nel quotidiano sembra sempre più
spesso anestetizzata.. |
Giancarlo Zappoli -
Mymovies.it |
Una
quantità di film delle ultime stagioni esibisce la scritta “tratto da una storia vera”; senza che, di questa informazione, si veda la necessità.
Diverso il caso di
The
Impossible:
Sapere non solo che la storia si svolge durante lo tsunami del 2004, ma
che è autentica anche la vicenda della famiglia protagonista (in origine
spagnola, qui è diventata americana) aiuta ad accettare meglio una
sceneggiatura melodrammatica e piena di colpi di scena, che tocca senza
andarci per il sottile le corde emotive dello spettatore.
Produzione ispano-americana, il film di Juan Antonio Bayona è suddiviso in
tre parti distinte. Nei primi venti minuti seguiamo l’arrivo della
famiglia Bennett, madre padre e tre figli, nell’isola di Phuket, dove
passerà le vacanze di Natale. Tutto sembra idilliaco come in uno spot
turistico (bella gente, bambini biondi, lanterne che s’innalzano il
cielo...); finché, il 26 dicembre, il più devastante tsunami di tutti i
tempi si abbatte sulle coste dell’oceano indiano, causando circa diecimila
vittime nella sola Thailandia.
Sorpresi sui bordi della piscina, in pochi secondi i Bennett sono divisi
dalla furia delle acque: da una parte restano Maria e il figlio maggiore
Lucas; dall’altra papà Henry con i due bambini più piccoli. A partire da
qui, per una quarantina di minuti, Bayona ci racconta le peripezie della
donna e di Lucas, che tra l’altro hanno raccolto un piccolo disperso
portandolo con loro. Il ragazzo riesce a portare la madre, gravemente
ferita, in un ospedale di fortuna, dove ha inizio la lotta per salvarle la
vita. La terribile avventura ha anche un riflesso positivo: insegnando
all’adolescente, costretto a crescere in un sol colpo, il valore della
solidarietà e l’importanza di sapersi spendere per dare sollievo ad altri
sventurati. Subentra poi la terza parte del film in cui, attraverso un
paesaggio devastato e popolato di cadaveri, Henry continua la ricerca
della moglie e del figlio senza arrendersi, malgrado ritrovarli sembri
impossibile. Nell’epilogo tutta la famiglia converge in un altro ospedale,
nel quale Maria è stata portata per un’operazione: i quattro si sfiorano
ripetuta mente senza incontrarsi. Finché...
E da qui, altro omaggio a una consuetudine inflazionata nei film più
recenti, ha inizio una sequenza interminabile di sottofinali, quasi-finali
e finali, tutti all’insegna del patetico, come se il film non volesse
rassegnarsi a terminare. Il che può mettere un po’ alla prova la pazienza
degli spettatori meno disponibili a tirare fuori il fazzoletto. Sono molto
sobrie, invece, le scene dello tsunami, realizzate con minimo ricorso agli
effetti speciali
(a differenza dello tsunami di
Hereafter di Clint
Eastwood). Il regista Bayona l’ha ottenuta ricreando una vera ondata, per
organizzare la quale è occorso un anno di lavoro. Poi, contentandosi di
una sola— e perciò tanto più impressionante — sequenza di devastazione, si
è concentrato sugli effetti della catastrofe.
E bisogna ammettere che le scene di Naomi Watts che, travolta dall’impeto
delle onde e imprigionata in fondo alle acque da un groviglio di detriti,
non riesce a riemergere alla superficie, provocano per empatia in chi le
guarda un senso di soffocamento quasi reale. |
Roberto Nepoti -
La Repubblica
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promo |
Natale 2004. Maria e Henry si trovano in vacanza insieme ai tre
figli nelle paradisiache spiagge della Thailandia. Mentre si
riprendono ai bordi della piscina dalla notte di festeggiamenti
appena trascorsa, la famiglia è costretta a fare i conti con lo
tsunami, una montagna d’acqua che invade ogni cosa, trascinando
via tutto ciò che incontra. Durante la loro lotta per la
sopravvivenza, si accorgeranno di come la popolazione locale,
nonostante il dolore e la disperazione, abbia conservato il
coraggio, la gentilezza e la compassione che da sempre la
caratterizza. Con una bella prova di regia il film alterna
virtuosismi alla macchina da presa con immagini di grande impatto,
per poi penetrare nell’animo di un piccolo nucleo d’umanità che
resiste a qualcosa di enorme, ineluttabile, potente. L'opera di
Bayona, senza forzare alcuna situazione, ti porta nel cinema vero
fatto di suspense e sentimenti. |
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LUX
- febbraio 2013
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