Promised Land
Gus Van Sant -
USA
2013
- 1h 46' |
Piacerà a chi
s'appassiona a uno dei conflitti del secolo: l'ordine naturale sacrificato
(o sacrificabile?) ai miti della modernizzazione, del progresso e
(particolare non secondario) del portafoglio. Il cuore degli sceneggiatori
(tra i quali Matt Damon) è certamente ambientalista, ma lo script è
singolarmente equilibrato.
Promised Land
è bello e convincente (specie quando mette in scena personaggi azzeccati
come quello di Frances McDormand). |
Giorgio Carbone -
Libero |
La
crisi vista dall'America profonda in una commedia politica così nitida e
ben scritta che sembra venire dagli anni 30 (è un complimento, oltre che
una coincidenza fra le due epoche). Più che a Gus Van Sant, per la regia
finissima ma tutta di servizio,
Promised Land
appartiene infatti ai protagonisti e sceneggiatori Matt Damon e John
Krasinski, impegnati a contendersi i favori degli abitanti di un paesino
della Pennsylvania dove il tempo sembra essersi fermato. (...) La morale
del film, in questo molto contemporaneo, è che nulla e nessuno è ciò che
sembra: tanto che la minaccia al paesaggio diventa metafora di una
mutazione ancora più profonda, che investe gli americani insieme al loro
paese... |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Forse
a qualcuno verrà da chiedersi come sarebbe stato un film come
Promised land
(ammesso che si possano proiettare i suoi contenuti nel passato) ai tempi
delle commedie anni 30 e 40 di Frank Capra o pure del cinema “impegnato” e
di denuncia dei decenni a noi più prossimi. Molto diverso. Intanto quello
che fa Gus van Sant, il discontinuo regista di
Elephant
e
Milk,
confermando la sua preferenza per ambientazioni decentrate e non
metropolitane, è di proporre una varietà di punti di vista e di opzioni
che - almeno fino a poco prima di arrivare al finale - impone tanto ai
suoi personaggi che allo spettatore un certo sforzo. Insomma non facilita
loro il compito di scegliere da che parte stare. Steve Butler (Matt Damon),
brillante giovanotto lanciato alla conquista di una posizione manageriale
di prestigio e poco incline a ricordare le proprie origini provinciali e
rurali, viene inviato con la collega Sue (Frances McDormand) in un piccolo
centro agricolo il cui sottosuolo promette grandi e ghiotte risorse, da
una potente compagnia che estrae gas naturale. Si tratta di convincere la
comunità, piegata dalla crisi economica, di convincere porta a porta i
proprietari di terreni e fattorie a conduzione familiare da generazioni, a
firmare un contratto di vendita. Il compito di Steve, allettare con la
prospettiva del guadagno privato e di un nuova benessere per la comunità,
sembra inizialmente facile: gente cordiale e ben disposta a credere alla
bontà della proposta, e un sindaco che si lascia facilmente persuadere da
una mazzetta. Ma l’assemblea dei cittadini, che si rivela inevitabile,
imprime alla faccenda una nuova piega. L’anziano e autorevole Frank Yates,
farmer a sua volta e prof di liceo per diletto da quando è in pensione, ma
con un passato di qualificatissimo ingegnere, insinua il dubbio parlando
dei danni ambientali provocati a molti casi dalle brutali trivellazioni, e
impone il voto. Il film si snoda lungo i giorni che separano da questo
risolutivo momento del pronunciamento collettivo. Nel frattempo sorgono
alcuni diversivi personali e sentimentali (tanto Steve che Sue, che
diversamente dal collega maschio vive il proprio ruolo separando
nettamente le convinzioni personali da quello che «è solo un lavoro» per
rendere migliore il futuro di suo figlio, fanno degli incontri) ma
soprattutto arriva Dustin Noble, un attivista “verde” che conquista
rapidamente consensi esibendo una scioccante documentazione relativa a un
precedente caso. In realtà la figura di Dustin è la fonte di un
fondamentale colpo di scena che non si può anticipare. Diciamo che Steve
sarà costretto a rendersi conto, con un effetto umiliante ma al tempo
stesso liberatorio, di essere la miserabile pedina di una partita molto ma
molto più grande di lui.
Il tema è forte. Da una parte ci sono le ragioni dell’approvvigionamento
energetico, le ragioni di una fonte energetica pulita e naturale.
Dall’altra quelle dei timori per i rischi di turbamento e alterazione
dell’ambiente che la sua estrazione può comportare, e quelle dell’orgoglio
e della dignità chiamata in campo dalla svendita di un patrimonio
identitario. Un bel nodo. Che quasi tutto il film evita di scogliere con
semplicismo mantenendo viva la tensione dialettica. I protagonisti Matt
Demon e John Krasinski si sono spesi in questo progetto non solo come
attori ma anche come sceneggiatori e, nel caso di Daznon, produttore. |
Roberto Nepoti -
La Repubblica
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promo |
Steve Butler, agente di vendita per una società energetica, arriva
nella cittadina rurale di McKinley con la collega Sue Thomason: la
città è stata colpita duramente dalla crisi economica e i due
esperti nelle vendite sono convinti che gli abitanti di McKinley
accetteranno di buon grado l'offerta della società, decisa ad
acquisire i diritti di trivellazione nelle loro proprietà. In
realtà, causa alcune significative obiezioni sul progetto, quello
che sembrava un lavoro facile e di breve durata, si trasforma in
un affare molto più complicato del previsto. Steve comincerà a
chiedersi se davvero il risultato giustifica i mezzi...
La crisi vista dall'America profonda in una commedia politica così
nitida e ben scritta che sembra venire dagli anni 30 (è un
complimento, oltre che una coincidenza fra le due epoche). Uno
script equilibrato con un sincero
spirito ambientalista che
riesce nell’arduo
ritratto di una comunità devota alla terra eppure percorsa dalla
tensione delle differenze.
Un film liberal, di
appassionata verve civile. |
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LUX
- febbraio 2013
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