Quartet
Dustin
Hoffman
- Gran Bretagna
2012
- 1h 38' |
Melomani,
verdiani in prima fila, teatranti, accorrete a vedere un film in cui si
parla molto di Rigoletto, ma che sembra invece una tessitura
mozartiana di amori, amoretti, ripicche, rimpianti, tradimenti canori,
nostalgie di riflettori e bacchette, quando vita e carriera si mescolano
senza distinzioni. Ispirato pare dalla milanese Casa Verdi, lo
sceneggiatore Oscar del
Pianista, il
drammaturgo di
Servo di scena, Ronald Harwood immagina
Beecham House, casa di riposo inglese per musicisti dove un giorno arriva
una ex diva della lirica che ivi ritroverà l'ex marito, non ancora
riconciliato, e altri due componenti del quartetto di successo dal quale
si era distaccata da solista. (...) In un momento in cui la terza età si è
ricavata al cinema uno spazio non solo di
Cocoon (Amour,
Marigold Hotel,
E se vivessimo tutti insieme?)
questa bellissima ragnatela di gentili patologie del proscenio e dei tempi
perduti, di convivenze ferocemente allegre, di rimpianti strazianti ma
commentati dai songs di Gilbert e Sullivan, ha ispirato Dustin Hoffman
debuttante in regia a 75 anni. (...) Vivacissimo nei contrappunti
dialogici e ovviamente con eterne armonie (anche Sutherland e Pavarotti),
il film è una meraviglia di interpretazioni. Prima, Maggie Smith: il
piacere di vederla e ascoltarla è da mettere tra le dieci priorità per
vivere di Woody Allen, inserita in un concerto di gentili voci, mimiche,
sguardi e retrosguardi (Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins e
gli altri) in clima british di distinta, selezionata gente che va e che
viene, tipo
Downtown Abbey.
Titoli di coda da non perdere: non sono i soliti ciak scartati ma una
proustiana contrapposizione di foto di personaggi veri e presunti, di ieri
e di oggi, in scena e fuori, compreso un Servitore di due padroni.
Una summa di grandi e piccoli rimpianti degli artisti che magari vivono
proprio sul ricordo di una foto. |
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera |
«La
vecchiaia non è roba per femminucce» diceva Bette Davis, ed è
difficile darle torto. La battuta è citata da una delle protagoniste di
Quartet,
che ci mette un po' a ricordare chi l'avesse detto perché, appunto, è
anziana. (...) Sono incantevoli gli interni dell'inesistente Beecham
House, un trionfo di carte da parati, mobili di gusto e pavimenti lucenti.
È splendido il parco che circonda la tenuta, dove i vitalissimi ospiti
vivono un declino ancora fitto di ripicche, desideri, velleità, come da
ragazzi (Beecham House è in cattive acque e per finanziarla gli ex-artisti
vogliono allestire uno spettacolo, con le difficoltà e i capricci che si
possono immaginare vista l'età e l'eterogeneità di gusti e talenti). Sono
bellissimi, infine, i personaggi, gli abiti, le chiome curate, le
espressioni ben disegnate degli attori di razza al posto di quelle stinte
o esagerate della gente comune. Ma ripetiamolo: è poi un delitto
estetizzare la vecchiaia? In fondo il cinema ha estetizzato la guerra e la
violenza, perché non dovrebbe abbellire un po' l'età più ingrata che ci
sia? Certo, quei coniugi divorziati che si ritrovano in casa di riposo
(Tom Courtenay e Maggie Smith, classe 1937 e 1934), il ganimede che non si
arrende (Billy Connolly, monumentale, 1942), la svaporata adorabile anche
se soffre vagamente di demenza (Pauline Collins, 1940), sono figure
ideali, ottimistiche, forse consolatorie. Ma Hoffman gioca a carte
scoperte, mobilita un coro di volti e corpi che da soli varrebbero il film
(tutti veri ex-musicisti), intreccia senza una sola stecca opera e
operette, romanze e canzonette, tutto in nome del cinema che mostra non la
vita com'è ma come dovrebbe essere. Prendere o lasciare. Noi prendiamo. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
promo |
A Beecham House, residenza per musicisti e cantanti lirici in
pensione, ferve l'eccitazione per l'arrivo di una nuova ospite: la
celebre Jean Horton. Tra gli ospiti, però, c'è anche chi non è
contento di questo arrivo. Un tempo, infatti, Reginald, Wilfred e
Cecily facevano parte di un quartetto di canto che, dopo
l'abbandono della stessa Jean per una carriera da solista, si è
sciolto. Oltretutto, il successo di Jean ha provocato anche il suo
divorzio da Reginald. La forzata convivenza riuscirà a risanare i
rapporti tra loro, anche in vista del concerto di gala che si
terrà a breve a Beecham House?
Hoffman (esordiente a 75 anni!) intreccia senza una sola stecca
opera e operette, romanze e canzonette, tutto in nome del cinema
che mostra non la vita com'è ma come dovrebbe essere. Ne esce una
vicenda piena di ironia e nostalgia (imperdibili i titoli di
coda), messa in scena con un tocco leggero e sorretta da un team
di attori straordinari, Maggie Smith su tutti. |
|
LUX
- febbraio/marzo 2013
|
|