L'amore che resta (Restless)
Gus Van Sant
- USA 2011 - 1h 35'

    L'idea del film è di Bryce Dallas Howard (e infatti produce la società del padre Ron) e la sceneggiatura di Jason Lew, eppure film successivo in archivioVan Santfilm successivo in archivio  riesce a fare totalmente propria la storia di due adolescenti ossessionati dalla morte. [...] Il tema non potrebbe essere più melodrammatico (ricordate Love Story?) eppure il regista riesce a trasmettere tutta la delicatezza e a volte anche la leggerezza che lo contraddistinguono non per banalizzare un tema così tragico ma piuttosto per raccontare il parallelo percorso di due adolescenti che dovranno scegliere tra la vita e la sua negazione. Grazie anche a due attori, l'esordiente Henry Hopper (figlio di Dennis) e Mia Wasikowska (l'Alice di Tim Burton), decisamente in stato di grazia.

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

  Toccata senza fuga. Perché Gus Van Sant resta nel genio, specie suonando le corde più delicate dell'umano vivere, che include il morire. Congeniale gli è da sempre il territorio dell'adolescenza 'restless', inquieta, qui incarnata nella bizzarria di Enoch e Annabel, due giovani 'ai bordi', e diversamente intimi con la morte. Lui ama frequentare funerali, lei sta 'darwinianamente' organizzando il proprio. Si innamorano ed esplorano la vita piena, dove tutt'attorno appare esangue e terminale. Gli echi romantici esplodono tra Shakespeare e Love Story, ma è l'ironia lucida a segnare il passo, mai pienamente ceduto al mélo o all'autocompiacenza del dolore. L'Oltre è già qui. Debutto produttivo di Bryce Dallas Howard, nasce dal soggetto di un suo compagno di college. Il convocato Van Sant lo dirige come fosse proprio, la mano chirurgica è perfetta, la fragilità dei corpi intatta. Interpretazioni memorabili, e la Wasikowska è prodigiosa. Da vedere, senza timor doloris.

Anna Maria Pasetti - Il Fatto Quotidiano

  Il regista di Last Days e Paranoid Park ha il dono della grazia e riesce a rendere lieve e sognante anche questa love story a tempo determinato. Con tutta la sua bellezza e il suo buonumore, infatti, l'incantevole Annabel ha solo tre mesi di vita. In quei tre mesi Enoch dovrà imparare ad amarla, a perderla, e a fare i conti col dramma familiare che si porta dentro. In un susseguirsi di momenti ironico-macabri e momenti della verità che fra puntate alla morgue, passeggiate al cimitero, notti di Halloween, ma anche immagini dell'atomica su Nagasaki, fanno prendere molto sul serio questo film dal tocco lieve e inconfondibile. Rendendo ancora più commovente la dedica finale a Dennis Hopper, padre del protagonista Henry.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   L'amore che resta è una favola nera contemporanea sul tema dell'amore e della morte con protagonisti due adolescenti, romantici poetici e ingenui posti innanzi a un destino che non dovrebbe riguardarli. [...] Gus Van Sant si sbarazza con il suo talento di tutta la retorica melodrammatica alla Love Story e aggiorna la sua galleria di adolescenti con due ritratti unici. Accompagnato da una colonna sonora strepitosa (sopra a tutti le ballate di Sufjan Stevens), da dialoghi sempre significativi, da due attori molto dotati (l'emergente e straordinaria Mia Wasikowska, già Alice per Tim Burton e ora Jane Eyre per il nuovo adattamento di Cary Fukunaga e l'esordiente Henry Hopper, figlio di Dennis) e dal tocco istintivo di Gus Van Sant, L'amore che resta è, e vuole essere, una favola metropolitana sull'amore e la morte che esclude volutamente qualsiasi aspetto legato alla crudezza della materia.

Dario Zonta - L'Unità

  La libertà di immagini e parole del regista di Louisville si dispiega nelle musiche tintinnanti al pianoforte di Danny Elfman, e nella fotografia vivida e trasparente di Harris Savides (al suo sesto film con Van Sant). Un'altra storia 'fine di mondo', leit-motiv del cinema contemporaneo, L'amore che resta si allinea con l'esuberanza creativa di Terrence Malickfilm successivo in archivio e di Abel Ferrarafilm successivo in archivio, e fa dell'apocalisse un gesto necessario.

Mariuccia Ciotta - Il Manifesto

promo

La giovane Annabel è animata da un eccezionale amore per la vita e la natura, nonostante sia affetta da un cancro che ha drammaticamente segnato il suo destino. Ad un funerale, Annabel conosce Enoch, un coetaneo che dopo la morte dei genitori ha invece perso ogni interesse - a parte frequentare cerimonie funebri - e che come unico amico ha il fantasma di un kamikaze giapponese della II Guerra Mondiale. Il loro incontro sfocerà in una delicata storia d'amore ed Enoch farà di tutto per rendere gli ultimi giorni di Annabel tanto intensi da esorcizzare la morte e cercare di sconfiggerne l'amaro destino. Van Sant riesce a trasmettere tutta la delicatezza e a volte anche la leggerezza che lo contraddistinguono non per banalizzare un tema così tragico ma piuttosto per raccontare il parallelo percorso di due adolescenti che dovranno scegliere tra la vita e la sua negazione. Una regia che ha il dono della grazia e sa rendere lieve e sognante anche questa love story a tempo determinato. Da vedere, senza timor doloris.

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