Non
è vero, come spesso si sente dire, che esistono dei film «minori» di Abel
Ferrara
,
sebbene alcune opere - come quest’ultima,
Go
Go Tales
- lo lascino sinceramente pensare. Tutti i i film del regista americano
sono - a modo loro - autentici, anche quando sommessamente sbalestrati,
oppure transeunti, sponda per un’altra opera, casomai più significativa.
Appartiene a questa categoria
Go Go Tales,
ma ben lungi dall’essere un film minore è, invece, uno dei film più
intimisti e «biografici» di Abel Ferrara. Un film su di un sognatore - il
gestore di un night club in crisi - che lotta con se stesso, prima di
tutto, con il suo non essere all’altezza delle aspettative, e con le cose
materiali che lo circondano. Willem Dafoe, protagonista e alter ego di
Ferrara, è sintesi perfetta di uno stato d’animo, concentra in sé tutte le
aspirazioni e frustrazioni di un uomo intimamente anarchico. Lo vediamo
Dafoe/Ferrara stretto tra mille richieste: quelle sindacali delle
spogliarelliste del suo locale, quelle condominiali della padrona dei
night, quelle economiche del fratello parrucchiere di successo (Modine),
quelle organizzative del direttore di sala (Bob Hoskins)... Vorrebbe
risolvere tutto con un gesto e si gioca al lotto gli stipendi, vince la
posta, ma non trova il biglietto e mette sottosopra il locale e le
esistenze di quei convitati, in una slapstick comedy d’altri tempi. Si
canta, si balla, ci si spoglia, si sniffa, si beve, si litiga e si vive in
questo Go Go
Tales... |