Pittore
paesaggista della Danimarca dei primi anni del '900 Einar Wegener ha
vissuto due vite, la prima con una moglie a Copenhagen, e la seconda a
Parigi come Lili Elbe. Infine ha tentato la prima operazione chirurgica
della storia finalizzata al cambio di sesso. Attratto dall'abbigliamento
femminile dopo un gioco erotico con la moglie e sempre meno capace di
smettere di vestirsi e atteggiarsi da donna, nel corso di diversi anni
Einar vuole lasciare il posto a Lili, che percepisce come un'entità
separata. Aiutato e supportato attraverso molte difficoltà da una moglie
da cui è sempre meno attratto, Einar fugge dalla medicina del proprio
tempo che lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si rifugia nella
chirurgia sperimentale, conscio che quella che intende provare è
un'operazione mai tentata prima e dai rischi immani. Per una storia di un
corpo che si trasforma Hooper
sceglie l'incorporeità; per un racconto di uno spirito intrappolato in una
gabbia fisica che non riconosce come propria, sceglie di concentrarsi sul
primo e trascurare la seconda. Il travaglio e la lenta presa di coscienza
di Einar Wegener di voler diventare Lili Elbe, passa tutta per lo specchio
dell'anima, per gli occhi e il volto di Eddie Redmayne(…) Quando
l'esigenza di essere donna cresce e si fa potente, i corpi e la carne
scompaiono. Paradossalmente più diventano protagonisti, cioè più la
mutazione deve diventare fisica, meno si vedono e più sono i volti ad
essere inquadrati, i lineamenti che si addolciscono e le espressioni che
si fanno tenui, quasi virginali in un tripudio anche eccessivo di
recitazione e assoli.
Si tratta di una vera e propria festa per Eddie Redmayne, attore
espressionista dalle tinte forti che qui spazia e dà il proprio meglio con
un non trascurabile compiacimento nell'interpretare quello che, per
antonomasia, viene considerato un grande ruolo, uno di pura mimesi e
mutazione. Eppure, accanto a lui, meno sotto i riflettori ma capace di
guadagnare da sola l'attenzione del film sta Alicia Vikander, attrice meno
nota e meno premiata di Redmayne, che con un personaggio non protagonista
riesce a determinare le sorti di ogni scena. Senza pretendere il proscenio
è attraverso i suoi piani d'ascolto e attraverso le molte maniere in cui
rende la propria subalternità che il film vive i suoi momenti più onesti.
Alla fine è lei, da una parte, il vero motore emotivo di questa storia…
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Un
melodramma sensibile su una coppia di certo unica, ma legata da un
sentimento profondo, in cui una donna fa da guida all'amato nella scoperta
della sua vera identità sessuale. Le immagini sono composte come dipinti:
studiate con cura e fotografate nei colori di cittadine e di cieli
tipicamente nordici. Ne deriva un effetto elegantemente artificioso, tale
da distanziare lo spettatore dalla drammatica vicenda, ma Eddie Redmayne
entra in parte con una bravura tale che potrebbe costare a DiCaprio
l'ennesima delusione agli Oscar…
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