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Jude e Le onde del destino, due opere stilisticamente
lontanissime ma affini nella rappresentazione della tribolazione umana,
della vitalità incontenibile (fino alla follia) dei sentimenti. E'
certamente Le onde del destino (del danese
Lars von Trier
) il fulcro di questo
nostro excursus cinematografico; un film che può entusiasmare o infastidire,
ma che non lascia mai indifferenti, colpisce forte nelle emozioni,
visive, sonore, narrative. Una storia semplice e assurda, un amore
di coppia unico ed estremo: lei è Bess, una donna giovane e insicura
(ha sofferto di problemi psichiatrici, vive una fede - luterana -
schizoide, in cui alle proprie preghiere fa eco la voce - divinizzata
- del proprio turbamento interiore). Lui, Jan, è un pezzo d'uomo,
di romantica fisicità, che l'ama appassionatamente ma che deve lasciarla
a lungo sola, mentre è impegnato su una piattaforma petrolifera. Bess
implora Dio di riavere Jan con sé e subito un incidente sul lavoro
lo riporta a casa (in sala rianimazione); lei prega perché il suo
Jan rimanga in vita e se lo ritrova salvo, ma costretto ad un'infermità
totale. In una spirale di superstizione e abbrutimento, Jan chiede
a Bess di mantenere in vita la loro passione donandosi fisicamente
al primo che incontra e Bess crede a tal punto di aver trovato la
via taumaturgica per il loro amore da immolarsi in rapporti di mercificazione
sempre più devastanti. L'irrazionale morbosità di von Trier si spinge
con naturalezza fino al miracolo, con tanto di campane che rintoccano
nel cielo... Sconcertante, ma incredibilmente affascinante nel suo
assurdo, doloroso calvario, Le onde del
destino, riempie lo schermo
(cinemascope!) di spontaneità recitativa, di destabilizzanti tagli
prospettici (e con la cinepresa che si agita con "coerente"
frenesia), di desaturazione cromatica e di struggenti sonorità liberatorie
(i siparietti che cadenzano i vari capitoli del racconto si animano
di alcuni tra i più bei pezzi di musica rock degli ultimi vent'anni).
Di tutt'altra impostazione formale Jude, di
Michael Winterbottom
,
che ripropone con distaccata perfezione britannica la vicenda
narrata nel romanzo omonimo da Thomas Hardy. Un altro amore impossibile,
quello tra il protagonista e la cugina Sue: entrambi reduci da un
matrimonio male assortito, trovano nella loro unione la felicità del
vero amore ma anche la sofferenza del disprezzo civile per il loro
irregolare rapporto, di un approccio alla religione cupo e punitivo.
Tanto Le onde del destino
è kitsch e appassionato, tanto Jude è raffinato e tragicamente
"trattenuto" (la sua forza nasce proprio da questa algida
epurazione del sentimento), ma per entrambi è pregnante (ed incombente)
l'assurdo epilogo di un confronto con la vita falsato dall'arido rigore
dell'ambiente sociale e dalla propria
onnipotenza
romantica.
Un cinema di folgorante presa visiva e di sotterranee, lancinanti
emozioni.
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