Mulholland
Drive |
Palma per la regia Cannes 2001
Uscendo dalla visione di Mulholland Drive, che è al tempo stesso una lunga, onirica e dissolta ulteriore visione attorno ad un tema (o più soggetti uomo-sogno-inconscio) di David Lynch, si ha un profondo senso di smarrimento e di "perdita" come solo un autore, con l'ammaliante genialità che possiede Lynch, può infondere nello spettatore. Questo per molti, moltissimi, si traduce semplicemente in una sentenziosa asserzione e nel conseguente convincimento che non ci sia nulla ancora da aggiungere o meditare in materia: "Non si capisce niente", basta e avanza per andarsene poco soddisfatti dal cinema. In effetti, apparentemente e immediatamente, l'impressione è questa, e deve essere così, se ci si limita alla sola consequenzialità degli eventi e delle associazioni concrete che ci si può aspettare. Ma Lynch non è concretezza... è follia, gusto raffinato, stile delirante e sofisticato, istinto creativo, decadenza visiva, incubo. E quasi scontato definirlo un noir, Mulholland Drive e ha tutte le caratteristiche per esserlo: ambientazioni inquietanti, mistero, disillusione verso la realtà e, soprattutto, due donne, (blonde) dark lady, Diane & Camilla o Betty & Rita (Naomi Watts e Laura Elena Harring, magnifiche): le stesse persone forse, visioni differenti dell'ambiguità femminile, due personalità conviventi, o solo sintonia fisionomica. Sono loro che racchiudono lo spirito del film, due protagoniste che formano il perno su cui gravita l'intero corso degli eventi narrati, su cui si (con)fondono i diversi piani temporali e conoscitivi-immaginativi, l'espressione disincantata dell'amore. Mulholland Drive è anche un contenitore di rimandi alle opere precedenti di Lynch: evocazioni che soddisfano l'immaginazione e contemplano una continuità, ritroviamo colori, luoghi, sentimenti che vanno da Twin Peaks (anche Mulholland Drive era nato come serie televisiva, poi abbandonata...) a Strade perdute passando per Velluto blu. E' blu la chiave per aprire la scatola dell'inconscio (?), le ragazze ricordano Isabella Rossellini, Laura Dern e Patricia Arquette, i tocchi surreali sembrano provenire da Eraserhead e Twin Peaks (così come la stanza rossa...), gli squilibri logici derivano da Strade perdute. Tutto sembra avere quasi un senso, che si potrebbe intendere sia come significato sia come sens(ua/sibi)lità. Traspare la meravigliosa tecnica visiva, riconoscibile e peculiare: per questo il regista porta a casa il premio per la regia a Cannes e viene candidato all'oscar (con sua disinteressata meraviglia). Si ha la continua sensazione di essere in un movimento perpetuo, di corpi, di menti, di tensioni che portano a rincorrersi: Alvin Straight percorre l'America per ritrovare suo fratello (Una storia vera), in Strade perdute già dal titolo viene a mancare un appiglio alla solidità e una corsa infinita lo perseguita, Mulholland Drive segna la via del disfacimento e della perdizione. Lynch è tornato, e come sempre non delude, segna un nuovo caposaldo e un immancabile punto di ritrovo per il suo cinema, che sembra rinnovarsi e rigenerarsi sempre. Una probabile lettura induce a pensare a un trattato altamente soggettivo sul cinema, e su Hollywood forse, e l'impersonalità che la determina. Sono probabili numerosissime considerazioni e riflessioni per riordinare la materia narrativa: uno stuzzicante stimolo per la mente e gli occhi dello spettatore. Tutto in Mulholland Drive è allettante e seducente... Alessando Tognolo - MC magazine 3 |
Se il piacere della visione è assoluto, il "possesso" dei meccanismi della diegesi, in fondo, non è così ostico: basta razionalizzare la storia di una bella ragazza che arriva a Hollywood, spera di trovarci un ruolo d'attrice e un'amante... Poi scopre che la sua "lei" l'abbandona, preferendole il regista, e le ruba la parte! La vendetta passa attraverso un killer, il rimorso sfocia in un suicidio assiepato di fantasmi, l'onirismo "al positivo" di una vita già spenta occupa la prima parte del film, brandelli di cruda realtà si affollano nel finale, l'estro visionario di Lynch impera... |
L'ALFA
E L'OMEGA DI MISTER LYNCH
cinema invisibile-E20
TORRESINO
maggio-giugno 2002
2020
What Did Jack Do? |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2002