Pocahontas
Mike Gabriel e Eric Goldberg -
USA
1995
-
1h 28' [animazione] |
Pocahontas batte Casper 3 a 1 (in percentuale d'incassi). Ormai l'appuntamento natalizio di casa Disney è un successo annunciato che non ammette imprevisti. Certo l'affermazione, l'anno scorso, del Re leone era stata ancora più eclatante, ma se facciamo il confronto con Aladdin, Pocahontas promette meglio... Discorsi da botteghino, da merce di scambio, eppure, permetteteci la polemica, che altro è ormai questo cinema delle feste dedicato ai ragazzi? Prendiamo Casper: la solita casa infestata dai fantasmi, la solita bambina solitaria (e orfana di almeno un genitore), le solite americanate con padri immaturi ma redimibili (con l'affetto dei figli) e qualche cattivo di contorno pronto ad inguaiare per cupidigia i buoni di turno. Con tutto ciò Casper aveva ugualmente dei margini per buona resa realizzativa e invece? Taglio fracassone, scenografia da baraccone, tono mieloso nei momenti sbagliati, clima complessivo incerto tra commedia per teen-ager e favoletta per bambini. Insomma né carne né pesce, o meglio né carne né ectoplasma, per questa insulsa versione spiritica di ET. Ma non crediate che ci siamo entusiasmati col gadget-film del colossale affare Pocahontas (avete visto la tempesta mass-mediale che lo circonda? Libri, fumetti, magliette, bamboline, cassette-plagio ecc.). Il vero punto di forza di questo calcolatissimo cartone animato per bambini-adulti (o viceversa) è lo strombazzato punto di vista political-correct. Lei, la bella Pocahontas (forme disegnate da top-model) é donna e pellerossa, come dire l'emblema delle classi defraudate dell'ultimo secolo. E a lei è affidato il compito di ridare fiducia alla sintonia tra i popoli, in questo caso tra gli indiani della Virginia e i colonizzatori inglesi sbarcati in America agli inizi del 1600. C'è un bellone di turno - il soldato John Smith - ad infiammarle il cuore, c'è lo spasimante respinto - il guerriero Kokum - destinato a sparire di scena, c'è il perfido emissario del Re, vanesio quanto avido, c'è il saggio grande capo Powhatan. E c'è, ovviamente, tutta l'abilità (e la retorica) della Disney capace di elettrizzare per la ricchezza del contesto figurativo, per il divertente co-protagonismo degli immancabili animali di contorno. Eppure, proprio sull'onda del sorriso che gli squarci affidati al procione e ai suoi compari riescono a regalarci, sorgono le perplessità sulla nuova linea del prodotto-Disney: storie di "umani", storie senza animali parlanti o aneliti fantastici. Ma se avventura ed emozione dev'essere, allora, in questo genere, meglio la fiction con attori in carne ed ossa, meglio Indiana Jones, meglio il glorioso Gli invincibili di Cecil B. De Mille. Insomma ridateci Biancaneve, Bambi e Peter Pan! |
ezio leoni - La Difesa Del Popolo 31 dicembre 1995 |