Un'invenzione
epocale, un successo mondiale, una battaglia legale. Diversa da tutte le
altre battaglie legali perché combattuta da soggetti giovanissimi su un
terreno in larga parte ignoto perfino ai contendenti.
Raccontare al cinema la nascita di una immensa community virtuale come
Facebook significava anzitutto perimetrare il campo di gioco e definire le
regole del racconto dosando abilmente vecchio e nuovo.
The Social Network
mette a fuoco subito almeno tre punti fondamentali grazie allo
scintillante copione di Aaron Sorkin, a tutti gli effetti coautore del
film diretto da David
David Fincher. Uno: si può diventare miliardari a vent'anni
senza mai imparare a godersi la vita. Due: al tempo di Internet non conta
chi ha avuto un'idea per primo, conta chi la sviluppa e soprattutto la
condivide prima degli altri. Tre: non importa quanto colti, intelligenti o
intraprendenti potete essere. Se avete superato i vent'anni non salirete
facilmente sul treno in corsa dell'era digitale. Anzi è già tanto se lo
vedete, quel treno.
Al centro di tutto c'è Mark Zuckerberg (un Jesse Eisenberg tutto
ostinazione e furori repressi), lo studente che diede il via al network
quando aveva appena 19 anni. E subito dopo i suoi soci, o aspiranti tali,
che in seguito gli avrebbero intentato cause milionarie. Il co-fondatore
Eduardo Saverin (Andrew Garfield), in teoria il cervello finanziario
dell'operazione; i gemelli nati ricchi Tyler e Cameron Winkelvoss (Armie
Hammer e Josh Pence), che offrirono a Zuckerberg la prima scintilla
dell'idea senza immaginare cosa ne avrebbe fatto, anche perché troppo
occupati con ragazze e canottaggio (irresistibile la scena in cui perdono
due gare insieme, ritmata da una versione pop del Peer Gynt di Grieg
immortalato da Fritz Lang in
M, il mostro di Düsseldorf). Mentre intorno
ai contendenti, tutti studenti di Harvard, si affanna un coro di avvocati,
professori, rettori, che tentano con molto paternalismo e nessuna
comprensione dei fatti di sbrogliare la matassa. Senza lontanamente
immaginare la natura - economica, psicologica, generazionale - della posta
in gioco. Che invece appare lampante all'altro grande protagonista del
film, Sean Parker (Justin Timberlake), inventore di Napster e anello di
congiunzione ideale fra due diverse epoche dell'evoluzione umana. Quella
in cui eravamo ancora una mente e un corpo (donnaiolo, viveur e musicofilo,
il dandy Parker sembra l'unico a godere del proprio corpo). E quella, in
cui ci traghettano Facebook e C., che fa del corpo una parentesi mentre la
mente coincide con una rete fluttuante di conoscenze e il piacere si
confonde con la velocità.
Non era facile rievocare con tanta acutezza la nascita di Facebook
imponendo al tempo stesso uno sguardo sul mondo che Facebook ha
contribuito a creare.
The Social Network è la prima foto ad alta
definizione di un'epoca piuttosto restia a mettersi in posa. Onore al
merito. |
Sembra
una favola quella del giovane povero, senza fidanzata e senza amici, che
inventa il modo di fare amicizia e crea un impero da 25 miliardi. Il
secchione di Harvard senza un soldo è Mark Zuckerberg: una notte di
febbraio del 2004 lancia in rete il concorso per eleggere la ragazza più
carina. Facebook, il social network più amato (e odiato) del mondo, nasce
così. Sullo sfondo dell' incredibile avventura del giovane Mark si muove
un'America inquieta e nevrotica, prigioniera di vecchi vizi, come la
misoginia (i protagonisti trattano meglio le galline delle fidanzate).
Un'America prigioniera dell'idolatria del dollaro. Ma anche curiosa di
nuove frontiere, capace sempre di riconoscere il talento e di trasformare
un' idea in un sogno. |