Prendete
un vecchio film di aviazione americano tutto scazzottate, acrobazie e
amori impossibili, ambientatelo sopra l'Adriatico nel 1929, fatelo girare
al più grande animatore del mondo, il giapponese Hayao Miyazaki
(che
guardacaso è anche un appassionato di aerei da guerra), poi affidate il
ruolo del protagonista a un asso dell'aviazione trasformato da un
maleficio in maiale, e inizierete ad avere una pallida idea della
bellezza, ovvero del divertimento, della follia, della libertà di
Porco Rosso,
gioiello datato 1992 ma distribuito solo ora in Italia.
Perché il pilota Marco Pagot abbia assunto sembianze suine, non lo sapremo
mai e forse non importa. Naturalmente c'entra la politica: «Piuttosto
che diventare fascista, meglio essere un maiale», dice a un collega
l'aviatore che tutti chiamano Porco rosso e che dopo aver abbandonato
l'aeronautica campa, benone, dando la caccia ai "pirati dell'aria" che
spadroneggiano per cielo e per mare.
Ma non siamo in un film politico, anche se siamo nel 1929 e Porco
Rosso/Marco Pagot (omaggio ai fratelli Pagot, pionieri dell'animazione
italiana, dai Fratelli Dinamite a Calimero) ha la polizia
fascista alle calcagna. Siamo in un film d'avventure, anzi in un cross
over che mescola generi e passioni, su tutte quella - sfrenata - per
forme, comandi, motori degli idrovolanti d'allora; un mondo che il figlio
d'arte Miyazaki conosce bene (suo padre costruiva gli Zero, i famosi
caccia giapponesi), come si vede dal piacere quasi sensuale con cui lo
riproduce e lo reinventa. La parte forse più sorprendente del film non
sono infatti i mirabolanti combattimenti aerei ma la lunga riparazione
dell'idrovolante di Porco Rosso nelle officine milanesi del suo amico
Piccolo. Operazione complessa che mobilita un piccolo esercito di sole
donne di tutte le età, come scopre stupefatto (e segretamente turbato)
Marco Pagot/Porco Rosso. Ma è il trascinante inseguimento nelle acque dei
Navigli e poi nel cielo sopra Milano, una Milano che fonde e reinventa
Roma, Parigi, Torino e chissà cos'altro, a dare l'idea più compiuta del
metodo e dell'estetica, disinvolta quanto irresistibile, di Miyazaki.
Mentre il poetico sogno in cui Pagot, unico sopravvissuto a una battaglia
aerea, vede i piloti morti sparire sopra le nubi dando forma a una specie
di via lattea, ci ricorda il profondo investimento personale che anima
anche questo divertissement zeppo di omaggi e allusioni (qualche esempio:
Porco Rosso legge la rivista "Cinema" e vede un cartoon che sta fra Disney,
i fratelli Fleischer e Winsor McCay; il suo maggior rivale è un
fustacchione americano che punta a Hollywood e poi alla Casa Bianca, anche
se non si chiama Ronald Reagan; mentre c'è un pilota amico che si chiama
Arturo Ferrarin, prorio come l'asso italiano della Grande Guerra...). Così
personale, e azzardato, che lo Studio Ghibli sulle prime non voleva
nemmeno produrlo. Ragione di più per non perderlo. |
Realizzato
nel 1992 dall' "imperatore" del cinema d' animazione, Hayao Miyazaki, un
film senza età e un autentico regalo per lo spettatore. Il soggetto è
insolito per il maestro giapponese; però include una di quelle
inspiegabili metamorfosi ricorrenti nel suo cinema. In seguito a un
incidente, l'asso italiano dell'aviazione Marco Pagot, fieramente
antifascista, ha assunto l'aspetto di un maiale. Vive da eremita su una
spiaggia dell'Istria; ma torna in azione col suo aeroplano rosso per
combattere i pirati dell'aria. Lo aiuta Flo, ragazzina esperta in
meccanica. Immagini aeree, i colori e la poesia inconfondibili di Miyazaki:
un'occasione che va colta al volo. |