Un'opera
dell'imperatore del cinema d'animazione giapponese Hayao Miyazaki
appena
insignito di un Oscar che è una foresta di significati simbolici - alla
fine è stata Hollywood ad andare a inchinarsi e non viceversa: mica male
per la patria di Walt Disney che, già superba di un'incontrastata
supremazia, ha dovuto abbassare la cresta - arriva finalmente a vele
promozionali spiegate e per la prima volta sull'autostrada della grande
distribuzione. È
La
città incantata.
I cultori del fumetto e del cartoon del Sol Levante, vasta setta di
giovani e giovanissimi, non hanno bisogno di essere introdotti ed è sicuro
che avranno da eccepire sull'ingenua enfasi di queste note: è come dare
del "grande poeta" a Dante Alighieri senza arrossire dell'ovvietà. Che
abbiano pazienza. Le fantasie di Miyazaki non intendono parlare soltanto
ai bambini: fanno anche un po' paura. Pure il disneyano
Biancaneve e i
sette nani, si dirà. Ma qui c'è più inquietudine e la lettura non è
univoca, senza sacrificare i fuochi d'artificio della spettacolarità si
richiede più maturità allo spettatore. E non intendono soltanto consolare,
far evadere: sono apologhi densissimi, sono "operette morali" dove la
soluzione (il bene di qua il male di là) non ti viene servita su un piatto
e senza sforzo. Il raffinato, elaboratissimo gusto estetico - veramente da
rifarsi gli occhi - vive in simbiosi con l'etica di un artista che la
propria libertà creativa l'ha strappata e difesa passando per tutte le
stazioni di un'industria dell'intrattenimento le cui regole e il cui
conformismo non sono da meno di quelli hollywoodiani. La storia è quella
della ragazzina Chihiro riluttante al trasloco imposto dai genitori. Non
vuole saperne di una nuova città, di una nuova casa, di un nuovo posto.
Già siamo spiazzati. Da che parte stare? I giovani genitori sembrano
dinamici, curiosi (ma nei loro modi c'è già puzza di consumismo, di "usa e
getta", di allergia a fermarsi e pensare). La ragazzina sembra
capricciosa, viziata, "conservatrice" (ma mentre papà e mamma si sono
lasciati tutto spavaldamente alle spalle, la piccola tiene stretto un
mazzolino che rappresenta le radici abbandonate). Quando l'auto di papà
sbaglia strada la famigliola viene a trovarsi smarrita non in una selva
oscura (vedete che Dante alla fine c'entra...) ma in una galleria buia. Al
di là della quale, perduti (provvisoriamente) i due adulti e rimasta senza
guida (anzi, toccherà a lei salvarli), Chihiro è attesa da una serie di
prove. Allacciate le cinture e abbandonatevi a un viaggio scatenato nella
fantasia.
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