Ci
sono modi e modi di
far
cinema (inteso come proposta “divulgativa” in sala), ci sono modi e modi
per provare a coniugare cinema e cultura, la passione cinefila e quella
sociale. Così, troppo in ritardo per collegarci in qualche modo con la
giornata della memoria, abbiamo optato per una partenza pacifista a
tutto tondo, offrendo in prima visione la tragicommedia russa
Kukushka,
affascinante e lieve, ma incisiva nel farsi “beffa della violenza e
della morte”. Per la serata abbiamo coinvolto anche
EMERGENCY
che sarà presente con la sua testimonianza di attività di volontariato e
impegno civile.
Il secondo giovedì del nostro ciclo sposta invece la sua attenzione
sullo stretto legame che accomuna le immagini in celluloide e quelle su
carta.
La citta incantata
ha sdoganato, dopo i risultati non entusiasmanti di
Akira
e
La principessa Mononoke,
il cinema d’animazione giapponese e la proposta dello splendido film di
Miyazaki è l’occasione (o viceversa) per l’incontro con Anna Antonini
che presenterà il suo libro “L'incanto del mondo: il cinema di
Miyazaki Hayao”. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con
PANSTORE,
la nuova fumetteria di Padova:
l’ingresso è gratuito.
Il
collegamento sarà un po’ sfizioso, ma dalla città fantastica degli anime
giapponesi è per noi “d’obbligo” passare alla città reale che “riempie”
lo spazio urbano di
VIDEOPOLIS.
La positiva esperienza del novembre scorso ha ancorato il Festival della
Regione Veneto alla nostra sala e, nell’attesa dell’edizione del
prossimo autunno, ecco nuovi segnali “incombenti” sulla sezione cinema:
due pellicole come
Gente di Roma
e
Marathon
rientrano a pieno titolo nella visione della “città plurale”. Se quello
di Scola è un mosaico-documento tra mimalismo e pedinamento zavattiniano,
la vera protagonista di
Marathon
– Enigma a Manhattan
è una New York vista con gli occhi iraniani di Amir Naderi, immersa nei
rumori metropolitani (lo sferragliare di binari, il frastuono del
traffico), ossessionata dalla frenesia del vivere e da un cruciverba da
risolvere…
Con
Pater Familias
torna, tra energia e disperazione, il volto sociale del cinema italiano.
Il film di Francesco Paterno ha il respiro greve di una realtà degradata
e violenta, lo stile limpido di un esordio appassionato.
All’osservazione cinematografica delle problematiche post-carcerarie
abbiamo pensato giusto far corrispondere un’attenzione civile sul
vissuto locale: grazie alla collaborazione della rivista
RISTRETTI ORIZZONTI
avremo in sala la testimonianza di un detenuto del Due Palazzi: un
momento di confronto certamente significativo.
E se anche l’8 marzo non cade di giovedì si è voluto prolungare
l’influsso della giornata della donna mettendo in cartellone un titolo
come
Da quando Otar è partito,
di “qualità semplice e rara”: tre donne (nonna, madre e figlia) in un
vecchio appartamento di Tiblisi, una regista francese, Julie Bertuelli,
che dal suo maestro, Otar Iosseliani, ha imparato a conoscere lo spirito
leggero della Georgia e la pulizia interiore del cinema d’autore.
Ancora “grande”
cinema invisibile
con
Le cinque variazioni
di von Trier,
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