da Il Giorno (Silvio Danese) |
È un momento fortunato per il cinema italiano. Insieme con buoni film di autori affermati escono alcuni nuovissimi di talento. Dei film del secondo gruppo, questo è il più duro, socialmente estremo, stilisticamente bruciante. Nell'hinterland di Napoli, dove la terra si confonde con le mura fatiscenti delle case, le famiglie voltano la disperazione in aggressività domestica e la lingua è un incomprensibile litania (ci aiuta con qualche didascalia in italiano) Matteo frequenta amici inclini alla delinquenza. Resta appena fuori da un clima di pesante violenza, ma non riesce a sottrarsi a una reazione tragica quando scopre che la sua ragazza è stata violentata dal fratello. Il film è la cronaca di una giornata di libertà dal carcere, con alcuni flashback che raccontano anelli di una vita impossibile, di padri disadattati e bastonatori, mogli succubi, madri indifferenti e figli come possono essere. Il regista esordiente, ma assai maturo, riceve e trasmette, come un medium, l'energia incontenibile della disperazione. Cast fuori classe di ignoti grandi attori. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Dopo dieci anni di carcere, Matteo torna al villaggio nei pressi di Napoli dove è cresciuto. Via via che rivisita i luoghi, apprendiamo in flash back i fatti che lo hanno portato alla galera. Matteo ha ucciso il fratello della sua ragazza, Anna, che l'aveva violentata per gelosia. Del gruppo - pasoliniano - degli amici di un tempo, molti sono morti: assassinati, suicidi, abbattuti dalla polizia durante una rapina. Parlato in napoletano stretto e sottotitolato nei passaggi più incomprensibili, Pater Familias è un primo film che si fa notare, tratto liberamente da un libro di Massimo Cacciapuoti i cui fatti salienti sono ispirati alla realtà e interpretato da un cast di attori che, un tempo, si sarebbero detti "presi dalla strada". Le scene-choc, a cominciare dallo stupro, sono parecchie; però la violenza non è rappresentata in modo isterico né tantomeno compiaciuto: doloroso, piuttosto. |
da Film Tv (Aldo Fittante) |
Sui marciapiedi e all'interno di pseudo appartamenti incastrati in case di ringhiera degradate e degradanti, si consumano le vite e le morti di alcuni giovani senza padri pur in presenza di padri, condannati all'ergastolo senza aver commesso reati, se non quello di essere nati nel posto sbagliato. Folgorato dal romanzo "Pater Familias" di Massimo Cacciapuoti, l'esordiente Francesco Patierno si allontana (anche letteralmente) dai luoghi comuni e, a differenza di molto "cinema di denuncia" demagogico e declamatorio (l'ultimo Squitieri, ma pure Capo Nord e Non sono io, solo per citare i casi più recenti), punta decisamente sulla messa in scena, in bilico tra due piani temporali (il passato e il presente) cristallizzati da insolite soluzioni cromatiche e da spostamenti quasi impercettibili di una cinepresa sempre nascosta (incredibile: anche agli stessi attori). che rapina il crudo realismo delle strade e degli interni con uno sguardo architettonico che riesce a essere lucido e appassionato, razionale e impulsivo. Un debutto di notevolissimo spessore. |
"Le donne del sud hanno l'abitudine di abbracciare l'immutabilità del
destino"
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
febbraio-aprile 2004
PRIMA VISIONE
in collaborazione con la rivista
RISTRETTI ORIZZONTI
con
la testimonianza di un detenuto del carcere Due Palazzi