Bord de mer - In riva al mare |
Camèra D'Or - Cannes 2002
da La Stampa (Lietta Tornabuoni) |
Per il primo film che ha diretto, Bord de mer (In riva al mare), la francese Julie Lopes Curval è stata premiata con la Camèra D'Or al festival di Cannes 2002: giusto premio a un'opera incantevole, inconsueta e raffinata, che racconta di una ragazza (Hèléne Fillières, molto brava) e di una piccola città di mare. Le esistenze seguono le stagioni: l'estate porta vivacità, energia. La spiaggia, il Casinò con le vecchie giocatrici accanite, le biciclette, i sospiri delle ragazze senza amore, le canzoni, i caffè all'aperto, la stazione, i posti per ballare, la fabbrica: una cava di ghiaia dove lavora anche la bella ragazza che odia la ripetitività della sua vita e vorrebbe essere altrove, dove il giovane proprietario detesta le sue giornate di lavoro, dove un operaio pre-pensionato sèguita ad andare ogni mattina e a restare lì a guardare gli altri che lavorano seduto su un mucchio di sassi. L'inverno porta inerzia: l'irriconoscibile Bulle Ogier si gioca tutto alle slot machines, non ha più un soldo. La primavera porta inquietudine, aquiloni, consultazione speranzosa di oroscopi. Ed è di nuovo estate: la ragazza se n'è andata con il giovane padrone, stanno a Parigi. Ma tutto il resto si ripete in riva al mare: la vita va, male o bene, va come sempre. Lo stile della regista è molto interessante: la piccola città di mare e i suoi abitanti non sono raccontati in maniera romanzesca ma come attraverso una serie di vignette, immagini o cartoline, che per un attimo fermano e rivelano il posto nella baia di Somme, calmo, chiaro, popolare e insieme aristocratico. Il movimento della vita dei personaggi è narrato per dettagli minimi, abbastanza lentamente perché le persone possano farsi conoscere, esprimersi: e sono soprattutto le donne a sentirsi prigioniere di destini precostituiti, con una insofferenza rivelata da malesseri, tedio, scatti di nervi. |
da Film Tv (Emiliano Morreale) |
Le stagioni scorrono sempre uguali, nella località balneare della Piccardia. La bella Marie lavora in una fabbrica che raccoglie ed esporta la ghiaia del mare, sta con un fidanzato che non la capisce e ha a che fare con la famiglia balorda di lui. Ha una storia col suo capo, che a sua volta ha varie gatte da pelare tra moglie, famiglia e fabbrica. Ma la trama conta poco, in questo esordio premiato con la Caméra d'or a Cannes. Fin dalle prime scene, il cuore del film é la relazione dei personaggi con il paesaggio, il loro vagare negli stabilimenti balneari coperti dalle nuvole, nelle casette fuori stagione, le cornici astratte, quasi da fumetto, in cui sono inseriti. L'affetto fin troppo indulgente verso i personaggi, i toni che virano al rosa lezioso, vengono stemperati perciò da uno sguardo alla Magritte, da un accorto studio degli spazi e da una costruzione temporale che nel seguire il ritmo delle stagioni istilla una tenue malinconia. La Curval si era fatta conoscere come sceneggiatrice, questo copione ha seguito un lungo iter prima di essere da lei diretto. Ma le sue qualità sono proprio da mentitrice in scena. Ottima la direzione d'attori, deliziose le musiche con echi di ritornelli che non si fanno melodia. |
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2003