Lettere al vento |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Evento
al Festival di Taormina, Lettere al vento è l'appassionato film
testimonianza di un regista albanese, Edmund Budina, che in patria è un
intellettuale e teatrante di classe. Con alle spalle una tragedia di
famiglia - un soggiorno obbligato in patria in vacanza dall'ospitale
Italia - e poi il ritorno che lo obbliga a un lavoro pazzesco, tra il set
di
Un posto al sole
e una fabbrica a Bassano del Grappa, l'autore mette dentro questo film
tutta l'emotività e la sofferenza patite nel passaggio storico politico.
Raccontando non la sua vita, ma la sofferenza di altri, nell'Albania post
dittatura, dove un padre di saldi ideali perde il lavoro, scopre
l'amoralità e la corruzione dei nuovi dirigenti, in un Paese liberato in
mano ai ricatti degli scafisti, scoprendo tardi che il figlio espatriato
non è mai giunto in Italia. Un film cui voler bene per la sincerità con
cui affronta fin troppi temi, cercando un equilibrio delicato tra il
pubblico e il privato. |
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da La Repubblica (Paolo D'Agostini) |
Edmond Budina era un uomo dell'establishment culturale sotto il regime di Enver Hoxha, lo Stalin albanese. Attore e regista stimato. Poi è diventato un oppositore partecipando da protagonista alla preparazione della caduta e del cambiamento. Attraverso il matrimonio Budina era imparentato con una famiglia italiana che alla presa del potere comunista, nel '46, rimase bloccata nel paese dell'est che più a lungo di tutti avrebbe mantenute chiuse le sue frontiere. Nel '91 un'iniziativa che con il senno di poi non si può non giudicare demagogica: il governo italiano favorì il rimpatrio. Budina si servì di quella possibilità ma in Italia vide precipitare il suo status: il solo modo di sopravvivere lo trovò in una fabbrica di Bassano del Grappa dove tutt'oggi fa l'operaio. Ma aveva un sogno, e ora lo ha realizzato: fare questo film, farlo in Albania. Quella che vi si racconta è un'altra odissea, non di ieri ma di questi anni di caotica e ultra contraddittoria democratizzazione. Quella di un padre (lo stesso Budina) che parte per l'Italia sulle tracce di un figlio che crede caduto nella spirale malavitosa e invece di quella spirale è rimasto vittima: morto tentando di salvare dall'annegamento altri disgraziati che gli scafisti avrebbero voluto abbandonare al loro destino. Con le sue evidenti debolezze o ingenuità, è un film assolutamente degno. Nella materia che tratta Lettere al vento non sfigura al cospetto di un'opera d'autore alta e importante come Lamerica di Amelio. Quanto di rudimentale c'è nel racconto non diminuisce la sua intensità. |
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2003
INCONTRI CON IL CINEMA
ITALIANO: sarà presente in
sala il regista