Oscar miglior sceneggiatura originale
da La Stampa (Alessandra Levantesi) |
Ambientato nell'Inghilterra del 1932 è costruito come un giallo alla Agatha Christie (tanto che il titolo originario doveva essere Dieci piccoli indiani di nuovo insieme), e tuttavia l´aspetto del thriller è secondario. Gosford Park può essere descritto meglio come una radiografia del rigido sistema di classe britannico prima che la seconda guerra provvedesse a scompaginarne un poco le carte. In un freddo e umido week-end di novembre si riuniscono nella lussuosa dimora di campagna dell'aristocratico Michael Gambon alcuni illustri ospiti accompagnati dai rispettivi camerieri. Snob ed egoisti, nei piani alti i ricchi invitati trascorrono il tempo tra colazioni, tè pomeridiani e cene, intrecciando futilità e gioco avido di interessi: vedi la supponente zia (l´eccellente Maggie Smith) dell'altera e seducente Kristin Scott Thomas, moglie di Gambon. Mentre ai piani bassi i servitori, dall'impareggiabile maggiordomo Alan Bates alla scorbutica cuoca Eileen Atkins alla cameriera Emily Watson, lavorano alacremente, scambiandosi pettegolezzi sui padroni e appassionandosi alla vita di questi come se non ne avessero una propria. Dice la governante Helen Mirren: "Io non ho vita privata: sono una cameriera perfetta". Quando Gambon viene trovato ucciso nel suo studio, se fossimo in un mystery classico la domanda sarebbe: "Chi lo ha fatto?". Ma in Gosford Park, che è un giallo quanto Nashville è un musical, ciò che conta è il perché: al solito Altman va oltre le regole del genere e le ridefinisce secondo un suo geniale disegno. Incaricato di risolvere il caso, il commissario Stephen Fry non ne verrà a capo in quanto, da buon rappresentante della classe dominante, non sarà in grado di capire che la commedia umana si svolge non solo nei salotti, ma anche nei guardaroba e nelle cucine. C´è una scena significativa in questo bel film dove niente è lasciato al caso. Jeremy Northam, che impersona con perfetto stile d´epoca l´unica figura esistita, l'attore Ivor Novello, canta accompagnandosi al piano alcune canzoni celebranti in chiave romantica i rituali dell'alta società. Gli aristocratici lo ascoltano con imbarazzata sopportazione, mentre su quelle note, quella idealizzazione i servitori seminascosti nell'ombra sognano. Animato da fantastici interpreti e imbastito (nell'impeccabile scenografia di Stephen, il figlio di Altman) con l'inimitabile arte che ha il maestro di introdurre una ventina e oltre di personaggi facendoli andare e venire sullo schermo come se fossero liberi di muoversi a loro piacere, Gosford Park è gradevolissimo, ma alla fine ti lascia dentro il sapore amaro di come va la vita. |
GODFREY & CO. - cinema invisibile-E20
TORRESINO maggio-giugno 2002
cinélite all'aperto: giugno-agosto 2002