La
teoria del tutto
(The Theory of Everything) |
OSCAR 2014 miglior attore protagonista (EDDIE REDMAYNE) |
Il film di James Marsh (Oscar per Man on Wire, documentario sull'uomo che cammina tra le torri) è la cronaca di un rapporto difficile, visto con gli occhi non rinunciatari della signora Jane Hawking che ha descritto la relazione in un libro molto sentimental mood edito da Piemme. Questo il limite d'una produzione corretta, in cui forse si vorrebbe sapere qualcosa di più del rapporto del genio con la sua materia stellare e il concetto di Tempo. Il vero mistero dell'universo morale è l'accettazione di Hawking delle sue condizioni, superiorità che gli ha concesso di valicare i limiti e di diventare una astro-star. Certo in queste occasioni comanda il cast: Eddie Redmayne (Marilyn), che ha preso lezioni di «disarmonia» da una ballerina, è così bravo che merita l'Oscar che forse avrà dopo il Golden Globe, attorniato da presenze intense, Felicity Jones e Charlie Cox, terzo lato di un triangolo più 'mielò' che bergmaniano. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
A ciascuno i suoi supereroi. Ai ragazzi i personaggi Marvel. Agli adulti, geni e scienziati. Meglio se affetti da stranezze o handicap devastanti, come la malattia degenerativa che ha colpito il grande astrofisico inglese Stephen Hawking impedendogli prima di camminare, e poi di muoversi e di comunicare se non attraverso macchinari sempre più sofisticati. Non servono statistiche, la moda delle 'beautiful mind' e quella dei supereroi marciano di pari passo. Ma non lo diciamo per cinismo. Solo per sottolineare la contraddizione di fondo dei 'biopic' dedicati a figure tanto eccezionali. I percorsi più estremi dovrebbero infatti suscitare film audaci e innovativi. Invece, con rare eccezioni (il Wittgenstein di Derek Jarman, peraltro eccentrico ma non handicappato), succede il contrario. Più il personaggio è unico, più il film batte strade collaudate, comprimendo avventure umane incredibili nelle due ore canoniche del film biografico (vedi anche il Turing di The Imitation Game). Detto questo, se si accettano le regole del genere (e del paradossale star system cui appartengono queste figure), 'La teoria del tutto' è un piccolo gioiello di finezza. Convenzionale, come a suo modo The Imitation Game, ma elegante, accurato, animato da attori superlativi (e superfavoriti per le nomination agli Oscar, specie l'irresistibile Eddie Redmayne), disseminato di rimandi accessibili tra vicenda umana e teorie scientifiche. Nonché ispirato alla seconda versione, la più conciliante, delle memorie scritte dalla prima moglie dello scienziato (...). Dunque dotato di un punto di vista chiaro e legittimo che permette al film di concentrarsi sulla storia del loro incontro e del loro matrimonio senza trascurare l'essenziale o scadere nell'edificante. (...) Chi conosce i grandi documentari di Marsh, e il suo gusto per i personaggi eccezionali (lo scimpanzè di Project Nim, il funambolo di Man on Wire, premio Oscar), sa che può fare ben altro. Ma qui, semplicemente, gioca in un altro campionato. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
promo |
La teoria del tutto racconta la storia del più grande e celebrato fisico della nostra epoca, Stephen Hawking, e di Jane Wilde, la studentessa di Arte di cui si è innamorato mentre studiavano insieme a Cambridge negli anni 60. All'età di 21 anni, Stephen Hawking, brillante studente di cosmologia, è stato colpito da una malattia terminale per la quale, secondo le diagnosi dei medici, gli sarebbero rimasti 2 anni di vita. Stimolato però all'amore della sua compagna di studi a Cambridge, Jane Wilde, arrivò ad essere chiamato il successore di Einstein, oltre a diventare un marito e un padre dei loro tre figli. Un dramma che sa toccare le corde giuste: commuove e affascina, anche per la toccante storia d'amore. Perfetta la performance dei protagonisti, in particolare quella del giovanissimo inglese Eddie Redmayne, meritatamente premiato sia con il Golden Globe che con l'Oscar. |
LUX - marzo 2015 |