Hugo Cabret
Martin Scorsese
 - USA 2011 - 2h 5'

miglior fotografia (ROBERT RICHARDSON)
miglior scenografia (DANTE FERRETTI E FRANCESCA LO SCHIAVO)
migliori effetti speciali (R. LEGATO, J. WILLIAMS, B. GROSSMAN E A. HENNING)
miglior sonoro (TOM FLEISCHMAN E JOHN MIDGLEY)
miglior missaggio sonoro (PHILIP STOCKTON E EUGENE GEARTY)

  ...Un po' romanzo di formazione, un po' racconto di avventure, un po' burlesque, un film dove si respira cinema dal primo all'ultimo fotogramma...

Roberto Nepoti - La Repubblica

  Martin Scorsese scrive in 3D una bellissima lettera d'amore al cinema, senza perdere neppure un istante levità, grazia e piacere per il racconto. L'invenzione senza futuro dei fratelli Lumière è uno strumento 'meccanico' che può emozionare (quindi funzionare) solo se si intreccia con la necessità, intima, di narrare noi stessi. Il cinema è una chiave per riconoscerci e rimetterci a posto quando siamo 'rotti'. La scena forse più impressionante di un capolavoro vero e proprio è quando Hugo, accasciato su una poltrona, si abbandona al timore che il suo automa non potrà mai funzionare. [..] Ma bellissimo, Hugo Cabret, lo è dalla trama principale alle sotto-storie che compongono tutte le età della vita. Un godimento assoluto.

Elisa Battistini  -  Il Fatto Quotidiano

   Per Hugo Cabret, in corsa con 11 candidature per l'Oscar, Scorsese ha utilizzato con grande abilità il 3D, lavorando su un doppio immaginario d'epoca. La stazione centrale, nei cui recessi vive nascosto Hugo impegnato a cercare di rimettere in funzione un misterioso automa scoperto dal papà defunto, rievoca le pellicole francesi alla René Clair, con le graziose fioraie, le anziane signore, i caffè, gli abbaini, la neve; dentro questa cornice, ricreata in maniera meravigliosa dallo scenografo Dante Ferretti con Francesca Lo Schiavo (meritatamente nominati), si inserisce il motivo dell'omaggio affettuoso e nostalgico al cinema delle origini, da Méliès a Douglas Fairbanks...

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

  Con Hugo Cabret Scorsese ha ritrovato la magia del suo cinema migliore (più Toro Scatenato che The Departed). Ci voleva il 3D, ci voleva l'immersione in un passato mitologico come la Parigi del 1931? Forse, ma questi sono solo strumenti. Il cuore del film batte su due livelli. Uno è l'amore per Méliès, non solo un artista sublime ma anche un uomo dolce e sfortunato [...] Ma l'altro livello, assai più personale, è racchiuso nel personaggio di 'Hugo Cabret'. È un orfano che vive nei meandri della stazione, come Quasimodo dentro Notre-Dame [...] Asa Butterfield è vulnerabile e credibile nel ruolo di Hugo, mentre Ben Kingsley sembra non aver atteso che interpretare Méliès per tutta la vita.

Alberto Crespi - L'Unità

  Scorsese non rinuncia a inquadrature originali e a lunghi e spettacolari piani sequenza, ma qui siamo di fronte a un'opera che, pur intrisa di tecnologia, emana il sapore antico delle storie che affascinano perché in qualche modo sembrano senza tempo. Difficile dire se Hugo Cabret sia il capolavoro di Scorsese, tanto è differente dalle precedenti opere, soprattutto le più recenti in cui rifletteva sul male, sul senso di colpa, sulle contraddizioni della società. Di sicuro è l'opera più personale, nel senso che vi si colgono insieme gli elementi essenziali del suo cinema: invenzione, sperimentazione, suggestione, evocazione, ma anche ricerca e memoria. Qui c'è tutto, tanto da toccare le corde giuste sia dei più giovani che degli adulti ancora capaci di stupore e di commozione.

Gaetano Vallini - L'Osservatore Romano


promo

L'orfano Hugo Cabret vive nel suo nascondiglio segreto all'interno della stazione di Parigi. Il ragazzo, oltre a coltivare il sogno di diventare un grande illusionista, è deciso anche a portare a termine un'importante missione: riparare il prodigioso automa trovato da suo padre prima di morire. E quando incontra Isabelle, nipote di un giocattolaio, potrà davvero affrontare un'affascinante e misteriosa avventura... Un po' romanzo di formazione, un po' racconto di avventure, un po' burlesque, un film dove si respira cinema dal primo all'ultimo fotogramma: un omaggio affettuoso e nostalgico alle origini, da Méliès a Douglas Fairbanks, a René Clair. Un mix di fascinazione e mistero, di ingenuità e commozione.

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2012