The Fighter
David O. Russell
- USA
2010
- 1h 55' |
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miglior attore non protagonista (CHRISTIAN BALE)
miglior attrice non protagonista (MELISSA LEO) |
L'ascesa
nell'Olimpo della boxe del pugile "Irish" Micky Ward, conosciuto da tutti
per la sua lealtà e la sua determinazione. Ad aiutarlo e sostenerlo
nell'impresa sarà il suo fratellastro Dicky Eklund, ex pugile divenuto
celebre per aver combattuto contro Sugar Ray Leonard, che si è reinventato
allenatore ma la cui vita burrascosa mette a serio repentaglio tanto la
propria esistenza quanto la carriera di Micky, gestita agli esordi dalla
madre Alice e dal fratello Dicky, appunto. Nonostante l'impressionante
gancio sinistro Micky continua a perdere sul ring. Viene quindi persuaso
dalla sua ragazza Charlene a staccarsi dalla famiglia e cambiare
allenatore per perseguire i suoi interessi, ma quando gli viene offerta
l'opportunità di combattere per il titolo Micky capisce che avrà bisogno
del fratello e di tutta la sua famiglia per poter vincere. |
Due
fratellastri boxeur figli della stessa madre, sette sorelle tutte bionde e
tutte stralunate da far paura, un quartiere miserabile nei sobborghi di
Boston, una storia di sconfitta e riscatto a base di boxe, crack,
cameratismo e rivalità, con contorno di amori impossibili, umiliazioni in
pubblico e omeriche scazzottate sul ring (filmate, come ha notato Variety,
nello stile survoltato e minuzioso delle pay tv, un dettaglio chiave visto
che la tv via cavo Hbo è co-protagonista del film). Il tutto sotto
l’occhio rapace di una mamma-strega sempre cotonata e leopardata che lotta
come una furia per fare da manager ai suoi due “bambini”. Anche se il
primogenito Dicky (Bale), che una volta mandò al tappeto Sugar Ray
Lawrence, è ormai un rottame vittima del crack e di un inguaribile delirio
di grandezza. Che riversa sul fratello minore Micky (Wahlberg), perdente
cronico con un carattere da succube e un gancio sinistro micidiale, detto
nel giro “trampolino” perché usato per finire al tappeto e spedire in
orbita i rivali...
Visto il materiale di partenza - è una storia vera già narrata in un
documentario Hbo, come si vede nel film, e romanzata da Bob Halloran nel
libro omonimo Rizzoli -
The
Fighter
poteva essere l'ennesimo e lacrimevole caduta - e - resurrezione. Invece
David O. Russell
(già regista di
Three Kings) e i
suoi attori fanno di questo mélo girato con ritmo incalzante fra gli
irlandesi poveri del Massachusetts qualcosa di inedito. Un fumettaccio
esasperato e irresistibile che rovescia la 'verità' in iperbole e carica
ogni volto, ogni gesto, ogni snodo del racconto di un gusto così insolente
per l'eccesso da farsi stile, visione del mondo, riflessione sul cinema e
sul modo in cui il cinema (e la tv) ci condizionano.
Si è detto infinite
volte che gangster e mafiosi sono andati a scuola dal
Padrino e da
Scarface adottando
le pose e i costumi rutilanti di
Coppola
e
De Palma.
Ma questo ormai vale per tutti: così anche Micky, Dicky, la mamma
squinternata e indomabile, le sette sorelle ghignanti, la burrosa
ex-atleta ridotta a fare la barista che Micky si prende per fidanzata (Amy
Adams), gli avversari con cui l’inaffondabile Micky misura la sua capacità
di rivalsa (mentre Dicky va in galera e scopre che il documentario su di
lui non parlava di boxe ma di crack...), diventano maschere, riconoscibili
e insieme più vere del vero. Tanto che Sugar Ray Lawrence e il poliziotto
amico di famiglia che allenava il vero Micky, compaiono nei panni di se
stessi. Senza togliere un grammo di divertimento al superlativo
istrionismo di Melissa Leo e del fantasmagorico Christian Bale (due
Oscar
meritatissimi) nei ruoli di mamma Ward e del figlio strafatto Dicky.
Cinema cinico? Macché, cinema-cinema. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
La
boxe ha dato al cinema molti grandi momenti: vedendo
The
Fighter
si pensa sia a
Toro scatenato di
Scorsese
per l'omerica violenza del ring sia a
Rocco di Visconti
per il discorso sulla famiglia. Ma soprattutto David O'Russell, il regista
missing di
Three Kings, riesce
a mescolare pubblico e privato inserendo, in uno sport virile assai, la
presenza, spesso impietosa, delle donne, con un ritratto di matriarcato di
provincia, malvestito e trash, difficile da dimenticare, a partire dalla
strepitosa Melissa Leo (Frozen
River), la matriarca che ha vinto
l'Oscar da non protagonista insieme all'altro jolly, Christian Bale, di
nuovo quasi scheletrico dopo
Batman, il fratello dalla psiche
aggrovigliata (come tutti) cui non sfugge un sorriso o un'occhiata di
serenità. E poi c'è Mark Wahlberg, da anni in allenamento per un ruolo che
sembrava di Pitt e di Damon ma che invece è arrivato nella sua guizzante
muscolatura e nella sua apatica, dolente espressività grazie anche a un
personale curriculum che gli assicurava massima identificazione di malato
e offeso dalla vita. Un film che sembra uscito dalla fucina dell'America
indipendente anni 70, con tutti i suoi eccessi e le cattive maniere in
bella mostra ma con una verità intima che esce da ogni fotogramma, finendo
infatti senza scosse nei titoli di coda nelle vere immagini dei due
fratelli boxeur di cui restano 15 minuti di vita reale. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
promo |
L'ascesa nell'Olimpo della boxe del pugile "Irish" Micky Ward,
conosciuto da tutti per la sua lealtà e la sua determinazione. Ad
aiutarlo e sostenerlo nell'impresa sarà il suo fratellastro Dicky
Eklund, ex pugile divenuto celebre per aver combattuto contro
Sugar Ray Leonard, che si è reinventato allenatore ma la cui vita
burrascosa mette a serio repentaglio tanto la propria esistenza
quanto la carriera di Micky... Conferendo risalto sia alla cornice
sociale che alle tematiche affettive e lavorando molto di macchina
a mano, il film acquista ritmo, naturalezza e tensione emotiva. Le
scene di ring sono efficaci e coinvolgenti, ma si capisce che la
vittoria più significativa di The Fighter è quella ottenuta
sul fronte dei rapporti familiari. |
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LUX
- marzo 2011
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