Un bambino
gioca nel parco di un palazzo. Cade in un pozzo, riapre gli occhi, sente
un fruscio, e dall'oscurità senza fondo centinaia di pipistrelli volano
verso di lui. «Di che cosa hai paura, signor Wayne?». Quella paura
mai superata, dominata e rilanciata contro gli avversari, diventerà l'arma
più forte del giovane miliardario Bruce Wayne, in arte Batman, il
giustiziere misterioso che vuole ripulire Gotham City dalla corruzione.
Creato nel 1939 da Bob Kane, Batman non ha mai esaurito il suo fascino
oscuro e "umano" (non è un supereroe, ma semplicemente un uomo che si è
esercitato) e ha continuato a popolare comics, serie B, telefilm, e gli
incubi del genio
Tim Burton, che nel
1992 portò in superficie tutto il lutto e le nevrosi che oscuravano i
fumetti, alleggeriti dalle precedenti versioni più "infantili".
Dimenticare Joel Schumacher (che fece due
sequel
piatti negli anni '90) e ripartire da Burton; difficile, anche perché
Burton puntava sull'anima dei "mostri" (Pinguino e Catwoman) - non
un'operazione popolarissima nell'America post-11 settembre. Christopher
Nolan
, che è un giovane autore intelligente e tecnicamente fin troppo
bravo (Memento,
Insomnia),
fa un'operazione all'incontrario, torna alle origini, riempie i vuoti, ci
racconta come Bruce è diventato Batman, conducendo l'eroe a un passo dalla
sua mostruosità. Batman è un dropout, un bambino al quale hanno ammazzato
i genitori, un giovanotto che è andato in giro per il mondo come un povero
per stordirsi alla visione della miseria e della violenza, un giusto in un
mondo di ingiusti, inevitabilmente un solitario. Quello che in
Batman Begins
sembra un lungo incipit (tutta la prima parte, la più bella, che mescola i
traumi e i rimpianti dell'infanzia e lo stordimento e l'iniziazione della
giovinezza) è in realtà il cuore di tenebra del film, dove alcuni momenti
di paura (il pozzo con i pipistrelli), di commozione (la tenerezza
compassata del maggiordomo Alfred), di premonizione (il Mefistofele
all'Opera con i genitori) si saldano con la fantasmagorica durezza
dell'addestramento ninja al quale Bruce viene sottoposto da Ducard, con la
discesa in fondo alla propria anima. Nasce così una maschera, sulla quale
Bruce apporrà un'altra maschera: è la formazione dell'io adulto, al quale
Bruce sovrapporrà la regola insegnatagli da Ducard: «La teatralità e
l'inganno sono strumenti potenti». Il resto è Batman, con il
divertimento dei "gadget" (come nascono la batmobile, la batcaverna, il
batcostume), dei laconici "angeli custodi" (Michael Caine-Alfred, Morgan
Freeman-Lucius, Gary Oldman-Gordon -tre grandi) e dei "cattivi" (su tutti,
l'inquietante, androgino Cillian Murphy-Crane), la qualità pirotecnica
degli inseguimenti, la pioggia nera che cade su Gotham City. Ma, inquieta,
quella domanda resta nell'aria: «Di che cosa hai paura, signor Wayne?».
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Ogni
volta che una nuova puntata di una saga di successo approda sugli schermi,
c'informano immancabilmente che è più dark delle precedenti. Per
Batman Begins
non era compito facile, dopo le due favole nere sull'Uomo-pipistrello
dirette da Tim Burton; eppure Chistopher Nolan, raccogliendo il testimone
della serie, c'è quasi riuscito. Il miliardario Bruce Wayne, futuro Batman
(il costume lo indossa solo dopo la metà del film), ha due ossessioni: la
fobia dei pipistrelli e i sensi di colpa per la morte dei genitori, uccisi
davanti a suoi occhi. In piena deriva esistenziale incontra Ducard (Liam
Neeson del solito ruolo paterno, ma stavolta cattivo), un misterioso
mentore fissato con la legge e l'ordine che lo istruisce in materie
psico-corporee per sconfiggere il Male.
Nella sua concezione, piuttosto drastica, il discepolo dovrà distruggere
Gotham, megalopoli futuristica sul tipo della Los Angeles di
Blade Runner
dove dilaga la mala erba del crimine e della corruzione tra mafiosi,
polizia marcia, emarginati sociali a mano armata. A Bruce non pare una
buona idea; tantopiù che in città vive e lavora la sua amichetta
d'infanzia Rachel, in lotta col malaffare come assistente del procuratore
distrettuale. Per sventare il metropolicidio, da perpetrarsi attraverso
una tossina sparsa nella rete idrica, il giovanotto prende servizio come
Batman e affronta tutti i cattivi, incluso un medico esperto in
allucinazioni che porta una maschera da Spaventapasseri. La percentuale di
dark si spande dalla trama ai costumi (quello del protagonista è il più
lugubre di tutta la serie), dagli arredi alle ambientazioni rigorosamente
notturne, all'illuminazione dei set. Le sequenze della prima parte sono
fastose, affollate, pensate e realizzate in larga scala. Poi, decisa a
rendere l'idea di un Batman spettrale, incubo dei malvagi, durante le sue
apparizioni in costume la regia adotta un montaggio rapidissimo: fin
troppo rapido, uno spezzatino d'inquadrature dove non si capisce bene quel
che succede.
Batman Begins
inserisce qualche sporadica battuta ("se vuoi scusarmi, ho una città da
distruggere") per temperare i toni oscuri, fa il pieno di star nel
cast di supporto (Freeman, Caine, Hauer, Oldman), trova in Christian Bale
il miglior Batman a memoria di cinefilo. Il ballo in maschera messo in
scena dal bravo Nolan non è affatto male, insomma. Però gli manca quasi
del tutto il senso dell'estetica pop; il che, per un film tratto dai
fumetti, non è precisamente un peccato veniale. |