appunti sul MUSICAL
Dario Dalla Mura / Elena Peloso
Ami il cinema? In
Di genere sì
(corso di aggiornamento)
febbraio-marzo 1999
Il
musical
è un genere cinematografico
tipicamente americano, come il western. Di
derivazione teatrale, nasce dallo spettacolo, di cui
fonde vari generi e sottogeneri ( vaudeville, burlesque,
farsa, comico, musica, danza e commedia
.). E'
quindi espressione di una poetica d'evasione, del 'sogno
americano', dell' entertainment, più volte
ribadito (Make them laugh!, di
Singin' in the Rain
o That's entertainment di
Spettacolo di varietà
di Minnelli). |
Breve storia
Negli anni 30, con la
Grande Depressione si assiste a un grande sviluppo del musical
in coincidenza col sonoro, anche con evidenti scopi di
consolazione ed evasione: c'è persino un musical. che
mette in scena i barboni della depressione...
Per dare un'idea della
presenza del musical nella cinematografia
americana negli anni
dal '27 al '40 si
contano più di 300 musical e da allora al '95, Cinemania
ne elenca più di 1100 significativi (con l'apporto però
anche delle cinematografie mondiali). Nell'epoca d'oro,
dagli
anni '30 alla fine dei '50 i titoli significativi
ricordati sono più di 800.
Negli
stessi anni si afferma nella RKO la coppia
Astaire-Rogers, entrambi provengono dal
vaudeville. Astaire è attore, ballerino cantante e
coreografo. Rogers era ballerina e continuerà poi a fare
film anche non musicali per anni (famoso
Frutto proibito di B. Wilder). Grazie alla loro
collaborazione, che li vide protagonisti di 10 film, il
genere si ridefinisce e rinnova. La loro danza si
incentra sull'abilità e la leggerezza individuali e su
una grazia sofisticata che spesso fa anche a meno del
gruppo di ballerini. Le trame sono per lo più esili e
ricalcate sull'idea della conquista amorosa o della
commedia, con gli equivoci e gli scambi, e sono puro
pretesto per memorabili numeri musicali con canzoni
spesso scritte da ottimi musicisti.
Singolare è il fatto
che Astaire era stato sottovalutato come uomo di
spettacolo e personaggio cinematograficamente credibile ('troppo
magro e stempiato").
Gli
anni '40 si aprono
nel segno del colore e in parte a colori è
Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939, con Judy Garland, che è un successo della MGM (tra
l'altro recentemente restaurato) e con l'inizio della carriera di
Gene Kelly
che, dopo un esordio difficile, viene notato dalla MGM e da
Freed e lavora affermandosi alla metà del decennio sotto la direzione
di Minnelli (Il pirata - 1948,
Brigadoon - 1954,
Un americano a Parigi - 1951) e poi in coppia con il regista Donen
come co-regista oltre che ballerino e coreografo (Un
giorno a New York - 1949,
Cantando sotto la pioggia - 1952). Ovviamente negli anni della guerra,
del dopoguerra e della guerra fredda il musical assolve anche
il compito di ribadire la poetica di evasione che aveva svolto durante
la sua origine nella Depressione. ..
Vincente Minnelli è un altro interessante
regista che lavora nel musical (ma non solo) e che
ha impresso la sua cifra stilistica al genere: caratteristiche
di Minnelli sono i colori accesi realizzati con il
technicolor, la finzione esibita, il tema ricorrente del
sogno, della fiaba in opposizione alla mediocrità
della vita..
Ma Minnelli è anche il regista che ha girato
quello , con Singin', può essere considerato il musical
più tipico, Spettacolo
di varietà del
'53, nel quale il plot ricalca di nuovo l'archetipo dello
spettacolo da fare, dell'insuccesso da rimediare, della
necessità di superare le difficoltà e del coronamento
finale amoroso e professionale. Il protagonista è
Astaire, divo al tramonto, nel film e nella vita, e l'affermata
Charisse; la poetica che fa da filo conduttore al film è
quella dell'opposizione tra arte 'alta' e popolare con l'ovvia
esaltazione del musical come veicolo di
intrattenimento e consolazione, di fatto la stessa idea
di Make them laugh!.
Per molti il film è il
canto del cigno del musical propriamente detto.
Nonostante qualche grande successo di critica e pubblico,
la metà degli anni 50 e gli anni '60
vedono infatti la crisi dei generi e in particolare del musical,
che perde molte delle caratteristiche fin qui delineate e
tende a confondersi con altri generi, con la commedia, il
film biografico ( il biopic) o percorre nuovi
itinerari, anche suggestivi, ma che non sono non più
quelli delle origini. ..
Il musical
diventa quindi trasposizione e non più invenzione
originale. Negli
anni '70 si fa apprezzare
il lavoro di Bob
Fosse, attore,
coreografo e regista di successo, che passa da Broadway
al cinema firmando opere importanti come
Cabaret del 1972 ( 8 oscar),
Lenny del '74 (un biopic),
All that Jazz del 1979. La sua opera risente
del gusto teatrale e della passione dell'autore per il
jazz, ed è ricca di spunti interessanti, ma certamente
non può essere definita musical ma più
esattamente film musicale, oppure all'americana, musical
da teatro, nel quale cioè i numeri sono esattamente
plausibili e reali.
A
metà degli anni '60 i fermenti della cultura pop e rock e della
contestazione alla guerra del Vietnam si impongono nella musica e sulle
scene teatrali e da questi successi approdano negli anni '70 al cinema,
in alcune importanti produzioni come Hair di M. Forman (1979) o
Jesus Christ Superstar di Norman Jewison (1973), con
musiche di A. Lloyd Webber e T. Rice. Sono film ricchi di spunti ideologici
interessanti, anche se forse oggi un po' datati, ma non rinnovano
profondamente il genere.
La cultura rock giovanile si esprime in seguito
in altri film definibili opere rock come
Tommy dell'inglese Ken Russell del
1975, con le musiche e la partecipazione di artisti
celebri del mondo rock e pop e momenti di grande fantasia
e invenzione, a volte però pericolosamente vicini al
kitsch. O The
Rocky Horror Picture Show, di Jim Sharman sempre del 1975, ironico e
irriverente.
Negli anni successivi non ci sono novità che escano dagli schemi visti, i film musicali si avvicinano al mondo della danza giovanile, con un prevalere della colonna sonora sull'aspetto cinematografico, a volte con grande successo come, nel 1977, La febbre del sabato sera di John Badham e Quadrophenia di Frank Roddam, con Sting che ripercorre le vicende della cultura giovanile britannica degli anni sessanta.
Altre
possibilità sono i film-concerto, come
Woodstock o The
Last Waltz,
girato nel 1978 da Martin. Scorsese, che sono però documentari. .. Il musical fin qui esaminato, almeno quello classico, è un genere tipicamente hollywoodiano, ma qualche autore europeo va ricordato. Innanzitutto Ernst Lubitsch, che realizza qualche musical tra cui La vedova allegra del 1934, dall'omonima operetta di Franz Lehar, e interessante è l'opera di Powell e Pressburger Scarpette rosse del 1948, suggestivo melodramma musicale tratto dalla fiaba di Andersen, famoso per essere l'unico musical a terminare con la morte della protagonista, stregata dalla danza.
Da segnalare anche Les parapluies de Cherbourg del 1964 di Jacques Demy, che ebbe la Palma d'oro a Cannes ed è un film completamente cantato, ma senza numeri di ballo. |
Cantando sotto la pioggia E' il film-riassunto
della storia del cinema e visto che la natura del musical
è onirica, Singin'
in the Rain si
può considerare il più bel Musical di tutti i tempi. In
Singin' le canzoni sono le vere
protagoniste del film.
Alcune idee hanno contribuito alla realizzazione del film (che racconta una serie di storie) attuando così il principio capitalista dello sfruttamento del materiale. |
Distiguiamo due tipi di musical: BIOPICS (commedia guarnita di canzoni in cui i numeri sono presentati come tali) es. Notte e dì di Michael Curtiz (Night and day, 1946) I MUSICAL MINNELLIANI: verità e stilizzazione, realtà e sua rielaborazione: canto e danza si fondono. Singin' è a metà tra i due tipi |
Singin' in the Rain non è un musical innovativo, ma è piuttosto una ricognizione sulla Storia del cinema (sequenza iniziale con il tip tap, i clown ). In esso è formidabile l'apporto dei numeri da strada (equilibristi, giocolieri, orsi ammaestrati) di Kelly (Don) e di O'Connors (Cosmo) entrambi irlandesi. |
i numeri musicali 1 Make 'em laugh (falli ridere) 2 All I do is dream of you (non faccio altro che
sognarti) 3 Beautiful girl (bella ragazza ) 4 You were meant for me (sei nata apposta per me)
5 Moses "Moses
supposes his toeses are roses, 6 Good morning 7 Singin' in the rain
Qui si impone lo stile di Kelly, della sua quotidianità, della strada (atletica, audacia, forza fisica, a differenza di F. Astaire che è sempre elegante, perfetto, estraneo all'elemento realistico). 8 Broadway ballet
Quindi ricomincia il corteggiamento, ma poi arriva il gangster e al giovane non resta che la moneta. Ormai la sua vita sembra inutile, quando ecco: Gotta dance! Un giovane simile a lui. Questo riaccende il protagonista e fa entrare in campo uomini e donne che cantano e ballano. Insomma siamo di fronte ad una visione del mondo che permette il superamento dei problemi personali e individuali. Danza dunque come sublimazione del caos, della tristezza, del fallimento. Lo spazio del Broadway ballet si ispira a Berkeley e tutto è una riflessione sul meccanismo psicologico dell'amore come desiderio dell'altro. 9 You are my lucy star |
Franco La Polla Cantando sotto la pioggia, 1997 Lindau |