Il
falsario
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Operazione Bernhard
(Die
Fälscher)
Stefan
Ruzowitzky
- Austria/Germania
2007
- 1h 38'
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miglior film straniero |
Nel 1944
l'ebreo Salomon Sorowitsch, falsario di eccezionale abilità, è internato
in campo di concentramento e obbligato a partecipare all'"Operazione
Bernhard": coordinando un gruppo di altri prigionieri, tipografi e
artigiani di professione, dovrà produrre enormi quantità di perfette
banconote false, sterline e dollari, con cui inondare i mercati finanziari
e produrre inflazione nelle economie dei Paesi nemici del Reich.
Dandy per vocazione, ma dotato di senso etico, Salomon si ritrova in mano
un terribile potere: quello di salvare dalla camera a gas se stesso e
oltre cento compagni, ma a patto di favorire i propri aguzzini. A tenerlo
sotto ricatto è il comandante Kruger: non un nazista fanatico, però un
uomo cinico e spregevole.
Membro della cinquina dei candidati all'Oscar per il film straniero,
Il
falsario
ricorda per certi versi due celebri precedenti: Kapò di Pontecorvo per il
dilemma morale (collaborare con i nazisti o soccombere?), ma in chiave
meno tragica, e Stalag 17 di Wilder (per il conflitto tra prigionieri),
però con toni più drammatici. Poco noto, l'episodio reale cui si rifà è di
per sé appassionante; il bel cast, la sceneggiatura senza vuoti e
l'efficace regia contribuiscono a sottolinearlo. |
Roberto Nepoti
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La Repubblica |
Era
una delle sorprese dell'ultimo festival di Berlino. È uno dei cinque
stranieri candidati all'Oscar, e non certo il meno autorevole. Ma
soprattutto è uno dei lavori più vitali e spiazzanti che il cinema abbia
dedicato alla Shoah. Per almeno due ragioni fondamentali. La prima è
naturalmente la storia stessa del film diretto dall'austriaco Stefan
Ruzowitzky (oltre alla bontà della sua fattura), ispirato alla vicenda
autentica degli "esperti" ebrei che nel lager di Sachsenhausen lavorarono
per tre anni alla cosiddetta "Operazione Bernhard", consistente nel
fabbricare milioni di sterline e poi di dollari falsi per finanziare lo
sforzo bellico minando al contempo l'economia dei nemici.
Guidati dall'ebreo russo Salomon Sorowitsch (nella realtà Smolianoff),
artista mancato, falsario professionista, individualista cinico e
seduttore malgrado la bruttezza (uno dei più bei personaggi di questi
anni: solo la proverbiale dabbenaggine delle giurie ha impedito allo
straordinario Karl Markowics, noto al grande pubblico grazie al
Commissario Rex, di vincere un meritatissimo orso d'oro a Berlino), i
detenuti di Sachsenhausen erano infatti dei privilegiati. Dormivano in
branda, mangiavano regolarmente, ascoltavano musica durante il lavoro; e
in segno di incoraggiamento, come racconta appunto
Il
falsario,
ricevettero perfino un tavolo da ping-pong. Come sarebbe accaduto di lì a
poco in tante industrie moderne e democratiche ansiose di incrementare la
produttività, dice fra le righe il film che come ogni pellicola storica
tiene un piede nel passato e l'altro piantato nel presente.
Anche se a risultare davvero avvincente in questo thriller storico di
insolita asciuttezza è l'atroce dilemma che attanaglia i prigionieri,
tipografi, bancari, artigiani di vario genere, selezionati dai nazisti per
portare a termine quella missione segretissima. Collaborare, salvandosi, o
sabotare, facendosi trucidare? Sopportare, mentre appena oltre il muro i
loro fratelli vengono sterminati? O ribellarsi e con quali prospettive?
Difficile tradurre in termini più incalzanti una questione che potrebbe
sembrare teorica, o peggio chiusa in un passato irripetibile, mentre è
scelta drammatica e quotidiana per chiunque viva in condizioni di
oppressione. In questo senso il film di Ruzowitzky, con tutte le sue
(sobrie) concessioni allo "spettacolo", parla davvero a noi, qui e ora. E
il dilemma che tortura i protagonisti si fa ancora più concreto (è la
seconda ragione della forza del film) manifestandosi in termini di lavoro
comune, di mansioni precise, di problemi da risolvere, giorno per giorno,
insieme ai loro aguzzini. Magari scoprendosi a esultare con loro quando la
Bank of England cade nella trappola. Un film scomodo e appassionante, che
sarebbe davvero un peccato perdere. |
Fabio Ferzetti
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Il Messaggero |
promo |
Sorowitsch, il
più abile falsificatore ebreo della Germania verrà condotto in un campo
'speciale' dove dovrà continuare la sua attività a beneficio del Reich.
Davvero avvincente, in questo thriller storico di insolita asciuttezza, è
l'atroce dilemma che attanaglia i prigionieri, tipografi, bancari,
artigiani di vario genere, selezionati dai nazisti per portare a termine
quella missione segretissima. Collaborare, salvandosi, o sabotare,
facendosi trucidare? |
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LUX
- febbraio 2008 |
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