Dead Man Walking - Condannato a morte
Tim Robbins - USA 1995 - 1h 42'

  

La pena di morte, questa sconosciuta. L'impatto che un film come Dead Man Walking ha sullo spettatore comune è forse esaltato dalla lontananza del problema per il nostro vivere quotidiano. Eppure l'urgenza della questione etica legata alla pena capitale è lacerante in un paese-simbolo come l'America dove ben trentotto stati l'hanno nel loro ordinamento giuridico con oltre tremila condannati in attesa dell'esecuzione. La scelta narrativa di Tim Robbins, attore di rango, qui alla sua seconda regia, parte da un'esperienza vissuta (e dal libro) di suor Helen Prejean, trovatasi a far da assistente spirituale nel braccio della morte e, in parallelo, da un sentito impegno civile che ha una sua ricca tradizione nel cinema USA. La novità sta nel presentare una situazione di cinica colpevolezza non necessariamente contestabile (si intuisce ben presto che l'antipatico Sean Penn non troverà appigli per evitare la sua condanna) ed in una imparzialità contestuale che argomenta con mirata partecipazione sia la solidarietà "redentiva" di Susan Sarandon (splendida, meritatamente premiata con l'oscar) verso il truce assassino, sia il rancore caustico e "umano" dei disperati parenti delle vittime che vedono nell'esecuzione del "mostro" il placarsi liberatorio del loro dolore. All'uno e agli altri Suor Helen dispensa la sua accorata carità e una tensione spirituale che solo nella ricerca profonda della verità può rendere davvero liberi. Se l'approccio di Robbins è squisitamente cristiano (il riferimento biblico è costante e coerente), il suo taglio cinematografico è coraggiosamente asciutto e rigoroso. L'impressione di realtà che sa conferire al proprio lavoro filmico è straordinaria, dapprima distaccata e cronachistica, in crescendo di sofferenza e commozione (vera) quando la macchina di morte della giustizia si mette inesorabilmente in moto. Dead Man Walking riesce a non sposare una causa, ma a denunciare il dramma di una società che lascia spazi assurdi all'intrusione illecita della morte: che si tratti di efferati delitti o di perfetti meccanismi di vendetta istituzionalizzata, il black-out della vita è un azzardo di illogica barbarie.

ezio leoni - La Difesa del Popolo  20 aprile 1994