La prima cosa
bella
Paolo Virzì
- Italia
2010
- 1h 56' |
La prima cosa bella
si colloca subito tra i grandi film della stagione perché gioca di classe
con i meccanismi della memoria personale e collettiva: al centro dell'amarcord
di
Paolo Virzì
c'è un ritratto femminile degno della commedia all'italiana
dei Monicelli o Pietrangeli, ma anche il connesso rapporto con la propria
terra di un moderno ulisse raramente è stato colto con analoghi pudore e
pienezza. Che Virzì sia un fuoriserie non lo avevamo mai dubitato, ma
questo film ribadisce l'efficacia del suo dominio creativo su una materia
tutt'altro che agevole. Riassumere la trama fa, infatti, correre il
rischio di scadere nella retorica della nostalgia: l'insegnante Bruno (il
sempre più bravo Mastandrea), da anni riparato a Milano, torna chiamato
dalla sorella Valeria (Pandolfi) nella natia Livorno per assistere la
madre morente Anna (Sandrelli). In preda ai più frastornanti sentimenti di
amore-odio, il protagonista sarà costretto in pochi giorni a fare i conti
con le spigolose e perturbanti prerogative della città e della donna che
hanno plasmato la sua personalità in crisi. Il film viaggia, così, sul
filo del turnover tra passato e presente privilegiando la giovane Anna
meravigliosamente interpretata da Michaela Ramazzotti: allegra, ingenua,
curiosa, sensuale, incoronata miss ai bagni popolari nell'estate '71,
cacciata di casa dal marito e attratta fugacemente da un'improbabile
carriera d'attrice, coinvolge Bruno e Valeria sia da bambini che da
adolescenti in un turbinio di sentimenti che vanno dall'attaccamento
morboso, alla gelosia, all'ammirazione e alla vergogna. Ritenuta sventata
e promiscua dalla meschina comunità, Anna rivive nell'occhio del regista
grazie a una messe di preziosi micro-dettagli che non hanno bisogno di
morale o di sociologia; e il bello è che gli stati d'animo davvero
rimbalzano nel tempo, via via fissati da un bagliore dello sguardo dei
personaggi, un particolare della scenografia, un'inflessione
dell'insolente dialetto labronico, una scritta sui muri, una citazione del
poeta prediletto, una scintilla di cult-movie americano, un amplesso
pomeridiano, una canzone del repertorio italiano in auge a «Canzonissima».
Sfiorando la ridondanza solo nell'ultimo atto, che avremmo preferito più
affilato e secco, Virzì tocca numerosi diapason emotivi (cogliendo per
esempio la tremenda sensazione di quando un figlio s'accorge di colpo che
il genitore è diventato più «piccolo» di lui) senza derogare dal suo
arguto e affabile passo. |
Valerio Caprara - Il Mattino |
Io
la conoscevo bene. Paolo Virzì sa amabilmente bleffare fin dai primi
trenta-quaranta minuti de
La
prima cosa bella
. Il ritratto di signorinella sognante, semplice e allegra, due bambini,
marito irascibile, innocui amanti sparsi, qualche ricco squalo che la vuol
far sfondare nel mondo del cinema, è quello di un carattere, di una figura
ricorrente, di un archetipo del cinema italiano alla Antonio Pietrangeli o
alla Valerio Zurlini. Un gioco al rimpiattino con le memorie più da
spettatore innamorato che da cinefilo incallito, condito con una sfumatura
di commedia amara alla Risi [...] Il personaggio di Anna è l'elemento
centrale di un film corale, in divenire, mischiato di continuo come un
mazzo di carte da gioco color amaranto livornese, dove la gioiosa madre,
sbarazzina in accoppiamenti e sentimenti, è punto centrale da cui si
irradia una delicata forza centrifuga. Gli occhi larghi e profondi
dell'Anna giovane e meno giovane, dentro i quali palpitano dolcezza,
amore, passionalità, celano involontariamente anche irrequietezza e blocco
psicologico dei figli [...] Attorno a loro, alla loro crescita, al loro
farsi adulti, al continuo riassestarsi di equilibri madre-figli,
padre-figlio, fratello-sorella, c'è anche tutta la sommessa bellezza e
profondità di scrittura de La prima cosa bella. Un film orchestrato su
mezzi toni recitativi, caratterizzazioni autentiche e mai nostalgiche di
identità e luoghi e una regia sempre un passo indietro rispetto alla
frenesia, al vociare volgare di personaggi che si trovano in perenne,
trattenuto, conflitto. |
Davide Turrini -
Liberazione |
promo |
Bruno,
professore di lettere a Milano, torna nella sua Livorno dopo
l'aggravarsi della malattia di sua madre Anna. L'incontro lo
riporta con la memoria all'infanzia e all'adolescenza, al rapporto
con una mamma bellissima e vitale, entusiasta della vita anche
quando da questa tradita. La prima cosa bella viaggia, così, sul filo del
turnover tra passato e presente, privilegiando la giovane Anna
(meravigliosamente interpretata da Michaela Ramazzotti) che è
l'elemento centrale di un film corale, appassionato e
coinvolgente. Un Virzì sincero e ispirato per la miglior commedia
italiana della stagione. |
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto 2010