Tutta la vita
davanti
Paolo
Virzì
- Italia
2008
- 1h 57'
|
Tragicommedia
divertente e seria. Al regista
Paolo Virzì
(livornese, 44 anni) piacciono
i film che comprendono tutto: il mondo diviso tra affamati poveri e ricchi
industriali del nulla, coralità e individualismo, Bene e Male, decadenza
del sindacato e giovani senza futuro, ignoranza e cultura, l'Italia a
rotoli e il lavoro che non c'è.
Tutta la vita davanti (il titolo,
naturalmente, è sarcastico) appartiene al genere: e la brava protagonista
quasi debuttante Isabella Ragonese, insieme con un cast assai ben scelto
di interpreti-amici (Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea,
Valentina
Carnelutti),
contribuisce notevolmente alla riuscita.
All'origine c'è un libro di Michela Murgia (Il
mondo deve sapere) e se il manifesto del film è
un adattamento dello storico dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Quarto stato
(1901) a guidare l'esercito proletario sono i precari. Una ragazza
laureata benissimo in filosofia teoretica e bisognosa di soldi càpita in
un call center: è un'avventura sociale e umana. Virzì ha immaginato
un'azienda di vendite, la Multiple, somigliante a certe aziende americane
degli Anni Ottanta, basata sulla competizione accanita e sull'euforia
coatta, sul raggiro telefonico dell'acquirente e sul brusco licenziamento
degli inefficienti, su rituali e gratificazioni familistiche e sulla
mancanza di diritti sindacali. L'azienda, descritta in chiave parodistica
insieme con i suoi dirigenti come un luogo di sopraffazioni, ma anche di
protezione per i disoccupati senza speranze, è al centro del film che
racconta bene l'insicurezza e la paura come sentimenti contemporanei. La
voce narrante fuori campo di Laura Morante è troppo saltuaria e ha toni
didattici sgradevoli. Elio Germano e Micaela Ramazzotti interpretano bene
i loro personaggi, un venditore ed una ragazza madre in preda
all'alienazione. |
Lietta Tornabuoni -
La Stampa |
Il
punto di vista è il vero tesoretto dei registi e quello di Paolo Virzì
potrebbe riassumersi nel motto «una risata vi seppellirà»... Che film
riuscito, incisivo, divertente è
Tutta
la vita davanti!
Peccato, o meglio per fortuna, che per apprezzarlo sia indispensabile
dotarsi di cattiveria, compassione, fantasia e raziocinio in parti
generose e abbondanti. Accetterà la sfida l'indecifrabile pubblico
nostrano, blandito o esecrato dalla critica a ogni spiffero di vento
(commerciale) contrastante? Un dato sicuro di partenza è che l'agguerrito
toscanaccio, in combutta con lo sceneggiatore Francesco Bruni, ha
miracolato la commedia all'italiana, nel senso che è riuscito a
riagguantarne l'anima nera laddove sono falliti i bolsi epigoni e i
revisori supponenti. La chiave di questa commedia «a cinepresa armata» non
può, dunque, prescindere dalla cronaca e dal costume odierni: Marta
(Isabella Ragonese), siciliana neolaureata col massimo dei voti a Roma,
s'arrangia come baby-sitter prima d'essere introdotta dalla smandrappata
ragazza madre Sonia (Micaela Ramazzotti) nell'universo alieno dei call
center. L'azienda è un inferno di sfruttamento e ipocrisia, ma il piatto
forte sono i personaggi che ci vivono e sopravvivono dentro: il boss Ghini,
la direttrice Ferilli, il venditore Germano, il sindacalista Mastandrea e
una pletora di ragazzotte invasate, illuse, confuse, spaventate la cui
vita «finta» sembra imitare quella «vera» del «Grande fratello».
Attenzione, però: l'occhio del regista è dilatato e deformante, non cerca
il balsamo dell'indignazione a cottimo e non trova buoni e cattivi come
nei pamphlet politicanti. I contropiedi morali ed emotivi non si contano
ed il bello è che il tragicomico e il grottesco dilagano da ogni parte,
proprio perché le figurine di Virzì possono essere complesse o elementari,
tenere o ripugnanti, ma sono sempre sfaccettate, contraddittorie e in
qualche modo familiari, hanno tutte uno struggente retrogusto umano più
che sociologico e non esitano a svaporare nell'onirico quando
l'iperrealismo dell'album diventa allucinante. Contribuiscono alla
coerenza dell'intreccio - ora di fioretto, ora di sciabola, ora di
randello - attori perfettamente sintonizzati sul Virzì-touch: la Ragonese
splendida Alice nel paese dei disperati del precariato; la Ferilli
finalmente misurata in un ruolo importante, gravido di corrusche tonalità
alla Gloria Swanson de'noantri; Ghini fulminato sulla via di Dino Risi e
pronto a recuperarne le sfumature più perfide e patetiche; un Mastandrea
eccezionale nel conferire all'unico buono & corretto le disastrose
stimmate della viltà e del velleitarismo; la Ramazzotti credibilissima
nelle vesti della velina di borgata ossia della testa di turco femminile
del momento. |
Valerio Caprara - Il
Mattino |
promo |
Tragicommedia
divertente e seria. Un'analisi del precariato dell'Italia di oggi, delle
ansie, delle aspirazioni, e dei problemi quotidiani dei giovani. Ma anche
della vita virtuale offerta alle masse dalla tv in regime di volgarità
coatta, tra grandi fratelli e coreografie ginniche. Virzì esplora con gli
occhi di Marta (ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata
con lode, costretta a sbarcare il lunario in un un call center) le
spaventose dinamiche del mondo moderno senza mai cadere nel facile
giudizio, nel pietismo o nella trappola del film a tesi, e dando vita a
un'opera corale, matura che rivisita, attualizzandola, la miglior
tradizione della commedia (amara) all'italiana. |
|
|
LUX
- maggio 2008 |
|