È
paradossale, ma i film italiani più interessanti sono quelli distribuiti
peggio. Opere che vanno scovate nelle sale come questo delizioso Sfiorarsi
di Angelo Orlando, attore-autorescrittore ironico, leggero e al tempo
stesso profondo. Siamo alla «solita » storia d'amore, quella tra Paolo (lo
stesso Orlando) e Céline (l'ottima Valentina Carnelutti, attrice giovane
ma di lungo corso, partita bene con
Tu devi
essere il lupo
e ora nelle sale anche con
Tutta la vita davanti
di Virzì e
Jimmy della Collina
di Pau), raccontata però con garbo e grazia inedita che sa di verità.
Grazie anche all'uso coerente della macchina da presa (spesso a mano),
della musica e dei molti non detti che rimandano direttamente al cinema di
Kieslowski. |
Sfiorarsi:
lui, lei, gli sguardi inconsapevoli, l'incontro comunque mancato. Quante
volte si sono visti nel tempo Paolo e Céline? Tante, tantissime, senza
sapere l'uno dell'altro. Lui è l'animatore in spiaggia testimone dei primi
traumi infantili di Céline bimba. Lei cresSfiorarsi: lui, lei, gli sguardi
inconsapevoli, l'incontro comunque mancato. Quante volte si sono visti nel
tempo Paolo e Céline? Tante, tantissime, senza sapere l'uno dell'altro.
Lui è l'animatore in spiaggia testimone dei primi traumi infantili di
Céline bimba. Lei cresciuta diventa attrice, fa una figlia, si separa,
l'uomo è un fricchettone furbescamente irresponsabile col quale Céline
spesso litiga senza però lamentarsi troppo e parlarne male perché «è
sempre il padre di mia figlia». Paolo fa il fotografo, ormai quarantenne e
più, single, sempre innamorato e mai veramente, rimorchia ragazzette
ventenni - quasi sempre sue studentesse - poi fugge o si intestardisce in
storie impossibili quanto vacue. La città è Roma, i due continuano a
«sfiorarsi» senza vedersi tra bar, feste, inaugurazioni. Finché un giorno
si guardano e si vedono, forse si incontrano almeno per un po'.
Angelo Orlando e Valentina Carnelutti hanno scritto e interpretato questo
film tutto indipendente, cast di attori bravi e da scoprire come Giorgio
Caputo e Mimosa Campironi più un cameo intenso di un grande come Francesco
Carnelutti, che arriva dopo due anni sugli schermi. Uscita conquistata a
fatica e grazie all'ostinazione dei due autori - Valentina Carnelutti non
è coregista ma il film vive sull'alchimia di una complicità
indispensabile. Uscito in sala in unica copia a Roma dopo la prima
settimana (se farà il «pieno») potranno stampare un'altra copia e uscire
in più città. Andate a vederlo perché
Sfiorarsi
è un bel film, fa sorridere, commuove, è leggero, imprevedibile, doloroso
come capita nel fluttuare della vita. Ci si incontra e si riconosce
qualcosa di noi nei fotogrammi, nelle situazioni di solitudini e paure
mascherate da noncuranza senza compiacimento, con semplicità.
Sfiorarsi
parla d'amore e di quella precarietà del sentimento che non è soltanto il
lavoro - pure se Céline ne fa diversi per vivere - ma riguarda gli schermi
di protezione, resistenza all'abbandono, la poca disponibilità a
mescolarsi al mondo.
Non è facile distilllare tutto questo in immagini senza che siano banali,
senza un'autoreferenzialità chiusa e anche noiosa, e soprattutto senza
imprevisti un po' come capita in un certo cinema italiano. Specie quando
sceglie la cifra dell'emozionalità, quando non ci sono i «grandi temi» a
cui appigliarsi per mascherare limiti di regia, recitazione, messinscena,
inventiva. In
Sfiorarsi
invece ci credi sempre. É come danza, un passo a due, gli attori sono loro
stessi dichiarando la distanza della finzione, di un racconto che non si
chiude in sé e nemmeno si parla addosso. Forse perché nella trama del
grande amore che non può mai essere tale, e nelle tante casualità mancate
della storia e dei personaggi, c'è il nostro tempo senza utopia e senza
più la possibilità di condividere la realtà in una tensione collettiva.
Finale a Parigi, altri passi sospesi lungo le strade. Orlando sa
«tradurre» in immagini storie e sentimenti, lascia spazi vuoti, di
fuoricampo per lo spettatore, e parole, affetti, sogni si fondono in una
scrittura visiva, impasto morbido e intenso (il montaggio danzante è di
Erika Manoni). Una scommessa eccentrica, per questo da premiare. |