Juno
Jason
Reitman - USA/Canada/Ungheria
2007
- 1h 32'
|
Una
ragazzina che resta incinta a soli 15 anni e naturalmente non sa cosa
fare. Un "padre" che frequenta il suo stesso liceo ma non ha proprio il
fisico né il carattere per affrontare la situazione. Un'amica che le
consiglia di cercare una coppia che voglia adottare il bambino («sono fra
gli annunci economici accanto ai terrier, alle iguana e alle attrezzature
da fitness usate»...). E una coppia perfetta di belli-ricchi-e-colti che
così perfetti forse non sono, ma avranno almeno il merito di accompagnare
la piccola ma tutt'altro che fragile Juno in quei nove mesi di dubbi e di
attesa.
Càpita a tutti, anche se càpita sempre più di rado, di vedere un film e
dimenticarsi completamente di essere al cinema. Càpita di sorprendersi a
credere ciecamente in un personaggio e a tutto quello che dice e che fa,
per bizzarro e improbabile che sia, dimenticando che c'è dietro un attore
(in questo caso un'attrice, la deliziosa Ellen Page, che con Juno meritava
l'Oscar). Càpita anche di chiedersi, giustamente, da dove venga quel
potere di incantamento. Per decidere che una risposta sola non c'è, ce ne
sono tante.
È il tema a toccarci da vicino. È la regia insieme abile e dannatamente
semplice di
Ivan Reitman
a rendere
così credibile ed emozionante una storia che in altre mani sarebbe stata
ambigua o zuccherosa, fino a farci credere o perlomeno sperare in quella
piccola cittàdi provincia così diversa dalle nostre (al cinema in fondo e
tutta questione di fede). È la sceneggiatura che sprizza verità in ogni
dettaglio (ambienti, sentimenti, dialoghi pepati e irresistibili: in 90
minuti l'ex-blogger e spogliarellista Diablo Cody ci mostra come amano,
pensano, parlano, scherzano, decidono le ragazze di oggi). Anche se forse
il segreto di
Juno, che
comincia come un cartoon e finisce con una canzone, sta tutto nel tocco
lieve e sapiente con cui stempera argomenti "pesanti" mescolandoli con
mano felice a tutto ciò che entra nella vita di una 15enne e che magari
pesante non è, dal rock ai film horror (impagabile il derby all'ultimo
squartamento fra Dario Argento e H.G. Lewis), dagli shopping center ai
flirt consumati o solo sognati fra le mura del liceo, dalla scoperta del
mondo con le sue divisioni (fra ricchi e poveri, ma anche fra chi veste
"giusto" e chi no) al rapporto di Juno col padre e la sua seconda moglie
(perfetti J.K. Simmons e Allison Janney).
Rapporto che contro l'insopportabile retorica dominante nei film sui teen
ager si rivela ricco di calore e di intelligenza. Almeno quanto quello che
in realtà lega Juno allo stralunato Bleeker (Michael Cera), "fidanzato" di
una sola notte, che con la sua ossessione per la corsa e per le tic-tac
all'arancio, centra l'adorabile ritratto di un giovanissimo imbranato ma
non troppo. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Juno è così
fresco, divertente, originale, sfaccettato e onesto da sbriciolare ogni
lettura di comodo, nel senso che, appunto, le riassume tutte senza
assecondarne nessuna.
Vediamola, allora, questa adolescente come tante che strimpella la
chitarra, ascolta le canzoni degli Stooges, gira con una gonnellina sopra
i jeans e le scarpe da ginnastica a scacchi. Irriflessiva o immatura che
sia, la scelta di portare avanti la gestazione è solo sua, ma certo il
mondo che le sta attorno, a partire dal padre premuroso e dalla matrigna
solidale, non ostacola la decisione. Anzi. Così è Juno a scegliere i
futuri genitori adottivi, osservandoli nella loro casa color crema, linda
e perfettina, addirittura flirtando un po’, complici la passione comune
per il rock e gli horror di Dario Argento, con uno dei due, il già
titubante Mark. L'’uomo mollerà la moglie in cerca di altre
libertà? Juno, convinta che Vanessa sia la madre giusta per suo
figlio, manterrà in ogni caso la parola data. Da noi, in Italia, non sarebbe
possibile, in America sì, e questo - converrete - fa la differenza.
Poi certo,
Juno
è un film in forma di commedia adolescenziale, dove ogni battuta strappa
il sorriso, ogni situazione ha un retrogusto brillante, incluso il tentato
(sognato?) suicidio con un cordone di liquirizia rossa. Poco importa che
la sceneggiatrice abbia messo qualcosa di autobiografico nella storia;
importa invece il risultato, tenero e divertente insieme. Ad esempio, Juno
attraversa quei nove mesi cruciali sospirando all’amica del cuore battute
del tipo: «Se permetti sono un veicolo di santità, tu invece nella tua
pancia tieni solo cibo messicano»; il figlio che porta in grembo (non
sappiamo se sarà maschio o femmina, non vuole saperlo) lo chiama di volta
in volta pesciolino, fagiolino, girino, gamberetto, non per derubricarne
l’essenza umana, ma per scherzarci sopra durante quel viaggio, anche
metaforico, dall’immaturità alla responsabilità. La morale, se tale è, va
cercata nella frase finale che pronuncia Juno una volta ritrovata la sua
linea: «Lo so, bisognerebbe innamorarsi prima di riprodursi». |
Michele Anselmi - Il
Riformista |
promo |
Basta un
innocente gioco proibito e la ragazzina resta incinta. Per crescere un
bambino non e ancora pronta, ma appena vede la malinconia
dell'ambulatorio, perde la tentazione di abortire. Bisognerà trovare una
terza via. A differenza di altre commedie sul tema il film, allegramente
diretto da Reitman jr, è carino e spigliato e trova il proprio equilibrio
grazie anche a una serie di elementi di contorno. Il look di Juno, le
candide musiche di sottofondo e le ambientazioni cariche di colori e di
vita... |
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