Tutto alla
rovescia. Anche se in
Thank You for Smoking
del debuttante Jason Reitman
(figlio ventinovenne del regista Ivan Reitman)
nessuno mai fuma, il film è un inno sardonico, molto divertente, alla
libertà di comprare e fumare tabacco, al piacere delle sigarette, alla
condanna dei menagramo del settore, delle scritte «Il fumo attacca i
polmoni», «In gravidanza il fumo nuoce ai neonati», «Il fumo uccide» sui
pacchetti, alla fatale insegna con sigaretta cancellata da una X nerofumo.
Uno scherzo, naturalmente. L'ironia si indirizza agli estremismi della
crociata mondiale contro il tabacco, che sfrena nelle esagerazioni
puritane le pulsioni moralistiche e vendicative peggiori: i «Vietato
fumare» consentono spesso di maltrattare i trasgressori con scenate
imperiose, di rivolgersi a loro con aria padronale e nauseata, di
minacciare d'arresto e circondare di scandalo gli altri o almeno chi non
avrebbe armi per reagire.
È uno scherzo nato dal gusto della contraddizione, eppure ci son voluti
oltre dieci anni prima che venisse realizzato il film tratto dall'omonimo
libro di gran successo pubblicato da Christopher Buckley nel '94: diritti
comprati dalla Warner Bros. per la società Icon di Mel Gibson sono rimasti
a lungo inutilizzati.
L'impresa pareva a tutti troppo difficile e impopolare, beffarda rispetto
all'opinione comune. Invece il film è brillante, ricco di battute, ben
fatto. Segue le campagne sociali e pubblicitarie, le avventure e
disavventure di Aaron Eckart, manager della promozione dell'industria del
tabacco, e dei suoi amici Maria Bello, portavoce dell'industria degli
alcolici, David Koechner lobbysta dell'industria delle armi. I tre
vengono chiamati MEDM, «Mercanti di Morte». |