Arriva
dalla Romania uno dei primi grandi film della stagione, un gioiello di
umorismo e malinconia che rievoca “dal basso” la gloriosa Rivoluzione del
22 dicembre 1989. Ammesso che una Rivoluzione ci sia stata davvero perché
laggiù a Vaslui, piccola città vicino Bucarest, non ne sono così sicuri. E
poiché il 22 dicembre si avvicina, l’intraprendente conduttore di una
scalcinata tv invita in studio due improbabili “eroi” locali.
Questo però accade solo nella seconda parte del film, la prima invece ci
porta dentro le vite comiche ma non allegre dei nostri protagonisti,
intrappolati con sapienza in una serie di inquadrature fisse che spremono
da quelle piccole esistenze grandi verità e un divertimento spesso
irresistibile ma anche venato da una disperazione che non diventa mai
tragica solo perché, come dice il regista pensando forse più ai suoi
concittadini che a Ionesco, «noi rumeni abbiamo inventato l’assurdo».
Sono queste immagini fisse ma traboccanti di vita a dare all’esordio di
Porumboiu il suo sapore così speciale, in cui si mescolano stupore e
amarezza, rassegnazione e speranza. Ma è la bravura strepitosa degli
attori, interpreti teatrali poco noti anche in Romania, a rendere
memorabili i personaggi, i loro sentimenti inespressi e con essi il film,
che invece quei sentimenti li esprime benissimo.
Il signor Piscoci è un vecchio brontolone perseguitato dai bambini del
quartiere, ma pronto a travestirsi da Babbo Natale se glielo si chiede con
gentilezza. Il professor Manescu è un tipetto spento che di giorno tenta
di ficcare qualche nozione nella zucca dei suoi liceali attempati, e di
notte si ubriaca fino a perdere la memoria e a insultare a sangue un
onesto bottegaio cinese che si rivelerà l’ago della bilancia.
Naturalmente il cuore del film è la lunga scena del talk show, chiamiamolo
così (con telefonate in diretta e controscene irresistibili in puro stile
Totò), che stabilisce anche la morale della favola. Perché non esiste la
Storia, esistono solo tante storie, nessuno saprà mai se Manescu passò
quel fatidico 22 dicembre a sbronzarsi o scese in piazza contro Ceausescu,
così come non si saprà mai come funzionano i lampioni della città (è il
senso del bellissimo e imprevisto finale). Ma l’essenziale è che qualcuno
continui a chiederselo, e tanto meglio se è giovane come quel cameraman
che della Rivoluzione ha un ricordo tutto diverso, ma un giorno, chissà,
farà il regista e sarà lui a raccontare la Storia. O uno dei suoi volti. |