da Il Giornale (Maurizio Cabona) |
L'ivresse
du pouvoir
(L'ebbrezza del potere)
di
Claude Chabrol, presentato all'ultima Berlinale, esce da noi otto mesi
dopo come
La commedia del potere.
Non è un dettaglio. Così il senso del film si perde, perché proprio di
un'ebbrezza, non di una commedia (caso mai qui sarebbe una tragedia) del
potere si parla: quella che colpisce fatui e corrotti esponenti del
sottogoverno francese (si allude allo scandalo Elf-Aquitaine); poi quella
che percorre il serioso magistrato (Isabelle Huppert) che indaga su di
loro, credendosi migliore. Volendo far giustizia, non applicare la legge,
il magistrato si crede migliore e diventa peggiore degli imputati. Spinge
col suo «gelo» il marito (Robin Renucci) a tentare il suicidio: ma, per
loro disgrazia, neanche il marito è troppo serio, visto che ha una
pistola, ma non si spara: si butta dalla finestra. Del primo piano... |
da Il Messaggero (Fabio Ferzetti) |
...Solo Claude Chabrol è capace di prendere uno scandalo vero come quello delle tangenti Elf e farne una commedia, L'ivresse du pouvoir, ('L'ebbrezza del potere'). Solo Chabrol e Isabelle Huppert potevano dar vita a un personaggio come il giudice inquirente Jeanne Charmant-Killman (il gioco di parole ovviamente non è un caso) senza farne una caricatura. Una donnina con la pelle trasparente e le mascelle da bulldog. Un magistrato detto il piranha che degusta il sushi e gli interrogatori con pari voluttà. E la sera trascura il marito per irrobustire il suo castello accusatorio navigando su internet. Non sarà che il potere guasta tutto, i corruttori, i corrotti e anche il giudice che indaga, dotato almeno per un po' di poteri illimitati? |
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TORRESINO ottobre
2006